mercoledì 17 giugno 2009
La catechesi del pontefice durante l'udienza generale è dedicata ai santi Cirillo e Metodio, copatroni d'Europa. L'invito al «compito impegnativo» dell'inculturazione del cristianesimo, senza «tradimenti» verso il messaggio originario.
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Ogni popolo deve poter «calare nella propria cultura» il messaggio della rivelazione ma la «inculturazione della fede» è un compito «molto impegnativo». Lo ha ricordato il papa, illustrando la figura dei santi Cirillo e Metodio, copatroni d'Europa e evangelizzatori degli slavia circa 25 mila persone riunite in piazza San Pietro per l'udienza generale del mercoledì. Calare la fede nella cultura delle persone, ha commentato papa Ratzinger, «richiede un lavoro di traduzione molto impegnativo, richiede l'individuazione di termini adeguati, e di riproporre senza tradirla ricchezza della parola rivelata».Per questo motivo quella dei fratelli, che tra l'altro elaborarono l'alfabeto cirillico e tradussero per gli slavi la Sacra scrittura, è una «testimonianza significativa alla quale la chiesa guarda anche oggi per trarne ispirazione e orientamento».Con la passione dello storico Benedetto XVI ha ripercorso per i fedeli la storia dei due fratelli, al secolo Costantino e Michele, diventati da monaci Cirillo e Metodio, pellegrini in Pannonia, studiosi di ebraico in Crimea, evangelizzatori degli slavi, proclamati copatroni d'Europa da Giovanni Paolo II. I due, vissuti nel nono secolo, ha ricordato il papa, erano «figli dell'oriente, di patria bizantini, di origine greci, per missione romani e per i frutti apostoli degli slavi».E «l'idea cirillo metodiana - ha commentato il papa - accompagnò nei diversi periodi storici i popoli slavi, favorendone lo sviluppo nazionale, culturale e religioso».
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