venerdì 21 giugno 2013
​Le raccomandazioni del Papa ai 150 nunzi riuniti in Vaticano nell'Anno della Fede: a loro la responsabilità di compiere le indagini per le nomine episcopali. E poi: siete nomadi, ma con Gesù nel cuore. IL TESTO DEL DISCORSO
Il compito d'ogni giorno (Marina Corradi)
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Il Papa, ricevendo in occasione dell'Anno della Fede i 150 nunzi che lo rappresentano in tutto il mondo, ha rivolto loro parole "non di circostanza né formali", come dice lo stesso Bergoglio. E, riferendosi al loro "delicato compito di realizzare l'indagine per le nomine episcopali", avverte: "Siate attenti che i candidati siano pastori vicini alla gente, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi; amino la povertà interiore come libertà per il Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita, e non abbiano una psicologia da principì". Papa Francesco avverte loro che devono stare "attenti che non siano ambiziosi, che non ricerchino l'episcopato - volentes nolumus - e che siano sposi di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un'altra". A questo punto il Pontefice, sottolineando quanto tenga al tema, aggiunge a braccio che sul punto "farò un commento quando non sono registrato".
Il monito ai nunzi è di essere "capaci di sorvegliare il gregge che sarà loro affidato, di avere cioè cura - spiega il Papa - per tutto ciò che lo mantiene unito; di vigilare su di esso, di avere attenzione per i pericoli che lo minacciano; ma soprattutto siano capaci di vegliare il gregge, di fare la veglia, di curare la speranza, di sostenere con amore e pazienza i disegni che Dio attua nel suo popolo". Il Papa non si stanca di ricordare ai nunzi "che la nostra stabilità non sta nelle cose, nei propri progetti o nelle ambizioni, ma nell'essere dei pastori che tengono fisso lo sguardo su Cristo". Quindi la richiesta: "pregate per me, ne ho tanto bisogno".  I nunzi ha continuato il Papa fanno una "vita da nomadi" e "sono sempre con la valigia in mano"; "anche per gli uomini di Chiesa c'è sempre il pericolo di cedere a quella che io chiamo, riprendendo un'espressione di De Lubac la 'mondanità spiritualè". Dice il Papa che "cedere allo spirito del mondo, che conduce ad agire per la propria realizzazione e non per la gloria di Dio, a quella sorta di 'borghesia dello spirito e della vità chespinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e tranquilla".
Il Papa, ricordando il pontificato di Giovanni XXIII, sottolinea che bisogna continuamente "potare la vigna della vita da ciò che è inutile e andare dritto all'essenziale, che è Cristo e il suo Vangelo, altrimenti si rischia di volgere al ridicolo una missione santa. È una parola forte questa, ma è vera - osserva Bergoglio- cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi pastori al  ridicolo; potremo forse ricevere qualche applauso, ma quegli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle".Le parole di Bertone
"I nunzi siano sacerdoti, non giudici, che condividono il cammino della Chiesa". Lo ha sottolineato a sua volta  il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, salutando nella Sala Clementina i 150 nunzi provenienti da ogni parte del mondo in udienza dal Papa. "I nunzi - riflette Bertone - ovunque vanno, sanno di non trovarsi in terra straniera. Hanno il compito alto e gravoso di rappresentare il Padre comune presente nelle ore liete e in quelle tristi anche in quei momenti non infrequenti in cui i paesi sono minacciati da guerre".
Il porporato ha ricordato ancora che "talora, maliziosamente, si dice che i nunzi sono l'occhio e l'orecchio del Papa. Può essere vero ma loro sono chiamati ad essere soprattutto il cuore del Pontefice".
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