sabato 1 novembre 2014
​Un'omelia intensa, pronunciata quasi sottovoce, quella di Francesco durante la Messa celebrata al Cimitero del Verano in suffragio di tutti i defunti. Dalle scritture il Papa ha tratto tre immagini (la devastazione, le vittime, Dio) attraverso le quali ha proclamato la speranza che non delude: quella della santità.
ANGELUS Santi, ultimi per il mondo, primi per Dio 

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Un'omelia intensa, pronunciata quasi sottovoce, quella pronunciata da Papa Francesco durante la Messa celebrata al Cimitero del Verano in suffragio di tutti i defunti. Dalle scritture Francesco ha tratto tre immagini, attraverso le quali ha proclamato la speranza che non delude: quella della santità, dell'incontro finale di tutti noi, dopo la morte, con il Signore, "a quattr'occhi", quando lo potremo vedere così come Lui è. Le immagini proposte da Francesco sono state la devastazione, le vittime, Dio. La devastazione è quella fatta "delle cose più belle che Dio ha fatto per noi". Una violenza che continua anche oggi sempre più virulenta. "L'uomo si crede Dio - ha detto Francesco -, si impadronisce di tutto e le guerre continuano. E l'industria della distruzione è un sistema di vita . Si scartano bimbi, anziani, giovani senza lavoro. Questa devastazione ha creato la cultura dello scarto. Poi è passato alla seconda immagine. Le vittime: "Queste tribù immense, questi popoli che devono fuggire per salvarsi. Vivono in tende, al freddo, senza medicine, affamati. Perché il dio uomo si è impadronito del creato, di ciò che Dio ha fatto per noi". "Ma chi paga la festa?" si è chiesto Francesco. "Loro, i piccoli, i poveri, le persone finite tra lo scarto", ha risposto amaro, aggiungendo come a non voler dare vie di fuga: "Non è storia antica, succede oggi!". E poi: "Sembra che questa gente, poveri, affamati, ammalati non contino. Siano di un'altra specie, non siano umani". Ma "questa moltitudine è davanti a Dio e chiede: per favore salvezza; per favore pace; per favore pane; per favore lavoro, per favore figli e nonni; per favore giovani con la dignità di poter lavorare". Francesco, ha anche ricordato i perseguitati per la fede. "Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione". Ed ha invitato a pensare a tutti i santi sconosciuti. "Peccatori come noi, ma che vengono dalla grande tribolazione". E oggi "la maggior parte del mondo è in tribolazione, ma il Signore santifica questo popolo". Infine la terza immagine, quella di Dio. "Quando egli si sarà manifestato saremo simili a lui, lo vedremo come è. La speranza è la sua benedizione. La speranza che abbia pietà del suo popolo, ma anche dei distruttori perché si convertano". Ma se vogliamo entrare in questo popolo che cammina verso il Padre "il nostro atteggiamento deve essere quello delle Beatitudini. Solo quel cammino ci salverà dalla distruzione di tutto e ci porterà a Dio". La speranza, quindi "è diventare santi" "Che il Signore - ha concluso il Papa - ci dia la grazia della speranza, ma anche ci liberi dalla distruzione. È questa la speranza che non delude." “Visitando il principale cimitero di Roma – aveva detto il Papa all’Angelus -, mi unisco spiritualmente a quanti si recano in questi giorni presso le tombe dei loro morti nei cimiteri del mondo intero”. Durante la celebrazione al Verano sono state esposte alla venerazione dei fedeli, vicino alla statua della Madonna, le reliquie degli ultimi due Papi canonizzati: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Hanno concelebrato il cardinale vicario Agostino Vallini, e tra gli altri il vicegerente monsignor Filippo Iannone e l'ausiliare per il settore centro monsignor Matteo Zuppi. Particolari preghiere sono state rivolte rivolte per i cristiani perseguitati a causa della fede e ancora per i poveri, i sofferenti e gli smarriti di cuore. Al termine della liturgia, il Papa ha pronunciato una preghiera di benedizione delle tombe.
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