sabato 21 ottobre 2023
Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice presidente della Cei, riflette sull'intreccio tra Sinodo ed evangelizzazione, alla vigilia della giornata di questa domenica
Meno lamenti e più missione. Una Chiesa sinodale in cammino

Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice presidente della Cei, visita gli impegni missionari di Modena, Carpi e Reggio Emilia in Madagascar e fa una riflessione sull’essere chiesa oggi in Italia, alla luce del cammino sinodale e delle esperienze missionarie incontrate.

Dice nel video: «Cuori ardenti e piedi in cammino riassume il cuore dei discepoli di Emmaus ed esprime anche il senso del cammino sinodale. Non avrebbe nessun significato un cammino sinodale fatto con cuori ardenti però autoreferenziali, che non mettono i piedi in cammino. Penso che sia bello intrecciare il motto di Emmaus -icona scelta per la seconda fase del sinodo- con l’esperienza che ho vissuto con gli Uffici Missionari di Modena e Carpi e con alcuni giovani in Madagascar visitando i missionari, le missionarie e le opere nelle quali lavorano. Ho visto una chiesa che vive la logica del lievito e viene subito il confronto con le nostre chiese in Italia, molto più ricche di mezzi e di storia, ma non più ricche di entusiasmo».

«Nelle giovani chiese come in Madagascar non c’è abbondanza di mezzi - continua Castellucci -, ma abbondanza di giovani entusiasti, di gioia di essere lievito, che a noi manca perché vorremmo sempre essere tutta la pasta. Gli incontri che abbiamo vissuto sono stati toccanti e significativi. E’ una chiesa che si preoccupa più di esserci che di contare. Mi è venuto spesso in mente in questo viaggio una frase mancante dei vangeli: Gesù non chiede mai quanti siamo, mentre spesso qui tra noi è la domanda dominante, quasi che la quantità sia la misura della fedeltà al vangelo. Potremmo riassumere tante domande di Gesù nel come siamo, che dovrebbe produrre uno stile di chiesa preoccupato più dell’essere come Gesù che non di contarsi, di imporsi».

«L’insegnamento del cammino sinodale allora è abbastanza evidente - conclude -: o è un cammino missionario oppure è semplicemente un cammino di restyling, di conservazione che nessuno vuole. Tutti coloro che si stanno impegnando in Italia nel cammino sinodale chiedono concordemente di recuperare lo stile di Gesù e delle comunità cristiane dei primi tempi, senza idealizzarle, recuperando la dimensione del lievito, la gioia di essere lievito sganciandosi dal ‘quanti siamo’, ‘si è sempre fatto così’, ‘non ce la facciamo più’… Questo è il lamento delle nostre comunità un po’ viziate! Bisogna tornare all’essere come Gesù, che andava tra la gente, incontrava persone nelle case, sulle strade, sulla riva del lago, nelle colline. E predicava il Regno di Dio. Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium afferma che la realtà è più importante dell’idea, ovvero che le idee nascono dentro esperienze di prossimità. Ho visto questo in Madagascar, vedo questo in tante comunità in Itala. Insomma: meno lamenti e più missione!»




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