martedì 14 luglio 2020
In viaggio lungo il grande fiume per prestare servizi sanitari alle popolazioni rivierasche e della foresta amazzonica, soprattutto gli indigeni e le persone più vulnerabili
La nave "Papa Francesco" di 32 metri ospita il più completo ospedale galleggiante del Brasile

La nave "Papa Francesco" di 32 metri ospita il più completo ospedale galleggiante del Brasile - Vatican Media

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Il Brasile è il secondo Paese al mondo più colpito dalla pandemia e alla lotta contro il coronavirus partecipa anche la nave-ospedale “Papa Francesco” che, da circa un anno, ha trasformato quella vocazione della Chiesa a essere ospedale da campo, a essere ospedale sull'acqua, portando aiuti medico-sanitari alle popolazioni del Rio delle Amazzoni e della foresta amazzonica, per un totale di 700 mila abitanti.

In un'intervista riportata dal sito del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) e da Vatican News, fra’ Joel Sousa, membro del coordinamento dell’imbarcazione, sottolinea: “Questa nave ha già fatto miracoli, portando salute e speranza nella vita dei popoli fluviali”. A maggior ragione, in tempo di emergenza sanitaria: “Non potevamo esimerci dalla lotta contro il Covid-19 – spiega fra’ Sousa – Ci siamo quindi riorganizzati appositamente per combattere la pandemia”, insieme a “professionisti della sanità e ad assistenza medica specifica”. L’equipaggio a bordo contribuisce anche alla sensibilizzazione della popolazione locale, oltre che alle cure ambulatoriali al primo stadio. “Ci stiamo occupando principalmente dei sintomi influenzali e dei casi lievi di Covid-19 – aggiunge fra’ Sousa – I medici effettuano i consulti, mentre noi ci dedichiamo alla distribuzione dei farmaci”.

L’idea del Papa e una lunga gestazione per la nave ospedale ora impegnata contro la diffusione del coronavirus in Brasile

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Come raccontava il Sir, in un reportage datato agosto 2019, la nave ospedale è un’iniziativa unica del suo genere. Un progetto che ha avuto una lunga gestazione, come spiega frate Francisco Belotti, coordinatore della Fraternità Francesco d’Assisi nella Provvidenza di Dio, ideatore dell’iniziativa, che ha avuto un ispiratore “speciale”: “In occasione della Giornata mondiale della gioventù del 2013, a Rio de Janeiro, dove la Fraternità ha un ospedale, Papa Francesco, in visita a quella struttura sanitaria, mi chiese se operavamo anche nel territorio amazzonico. Dopo la mia risposta negativa, ci esortò a pensare a un progetto”. La fraternità e l'associazione dei laici, dapprima, si fecero quindi carico di riaprire i due ospedali locali di Juruti e Óbidos. Ben presto “percepimmo che la popolazione che vive sulle rive del fiume aveva notevoli difficoltà per raggiungere gli ospedali - racconta frate Francisco – e allora capimmo che l’unico modo era far sì che l’ospedale andasse da loro, come la Chiesa, che il Papa vuole che vada incontro alle persone”.

Se la Chiesa è chiamata “a essere un ‘ospedale da campo’, accogliendo tutti, senza distinzioni o condizioni” va detto che, con questa iniziativa, la Chiesa si presenta anche come un ‘ospedale sull'acqua’. E sono state proprio queste parole a essere utilizzate dal Papa in una lettera che inviò agli organizzatori per benedire il progetto della nave ospedale alla sua partenza: “Come Gesù, che è apparso camminando sulle acque, ha calmato la tempesta e rafforzato la fede dei discepoli, questa barca porterà conforto spirituale e serenità alle preoccupazioni di uomini e donne bisognosi, abbandonati al loro destino”.

Stando a quanto riportato dall'agenzia Fides la costruzione dell’imbarcazione è stata possibile grazie a una convenzione con lo Stato, che aveva più di un anno fa destinato al progetto i proventi di un indennizzo per danno morale collettivo a carico delle aziende Shell Chimica e Basf S.A., in seguito a un incidente ambientale che causò a suo tempo 60 vittime e altri ingenti danni.

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