domenica 24 marzo 2024
L’Anno Santo nasce dal pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli. E perché i primi protagonisti furono proprio i pellegrini, giunti in gran numero a Roma nel 1300, per guadagnare le indulgenze
Pellegrinaggio. Per ritrovare il vero senso della vita
COMMENTA E CONDIVIDI

Tra le parole del Giubileo, che abbiamo preso come pietre miliari per scandire il conto alla rovescia verso l’apertura della Porta Santa il prossimo 24 dicembre (cioè esattamente fra nove mesi), la prima che incontriamo, dopo il breve riepilogo storico della scorsa puntata di questa rubrica, è pellegrinaggio. Ma anche pellegrini (non a caso presente anche nel tema del 2025). Perché l’Anno Santo nasce dal pellegrinaggio incessante alle tombe degli Apostoli. E perché i primi protagonisti furono proprio i pellegrini, giunti in gran numero a Roma nel 1300, per guadagnare le indulgenze. Al punto da convincere Bonifacio VIII a proclamare il primo Giubileo della storia.

In effetti, se ci si riflette anche solo un attimo, tutta l’esistenza del cristiano è da intendersi come un pellegrinaggio verso la patria celeste. E la stessa storia della salvezza, dopo l’uscita di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre (un pellegrinaggio in negativo, potremmo dire), inizia con il “pellegrinaggio” di Abramo, al quale Dio chiede di lasciare la sua terra natale per andare dove Egli stesso gli mostrerà.

La dimensione itinerante della nostra fede è dunque costitutiva, iscritta nel Dna di ogni credente, e in fondo di ogni uomo, se è vero che anche sul piano della pura conoscenza ci siamo mossi dalle caverne per arrivare sulla luna e oltre. Quante volte papa Francesco richiama questa dimensione, parlando della Chiesa in uscita o in cammino o sinodale. E sinodo significa, appunto, cammino fatto insieme e dietro a Cristo.

In sostanza siamo chiamati a ripetere costantemente nelle nostre vite l’esperienza di Emmaus, camminando insieme al Viandante sconosciuto, che con le sue parole sa però riscaldare il nostro cuore e aprire i nostri occhi, fino a quando lo riconosciamo nello spezzare il pane e corriamo ad annunciare a tutti che il Signore è risorto. Ecco, questa è esattamente la dinamica del pellegrinaggio giubilare, che condurrà milioni di pellegrini a Roma, a partire dal prossimo 24 dicembre. Camminare insieme, per le strade del mondo (e della nostra vita), fino a varcare la Porta Santa che è Cristo stesso e incontrarlo nei sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia, pregando secondo le intenzioni del Papa. Per ritornare a casa profondamente mutati e capaci di un nuovo annuncio.

Non è solo una pratica devozionale, l’Anno Santo, ma un autentico esercizio di senso. Servirà cioè, questo tempo speciale che cade ogni 25 anni (o anche a intervalli più ravvicinati, quando, come è già successo in questo pontificato, viene indetto un Giubileo straordinario), a recuperare il senso della nostra esistenza terrena. Che non è un restare sulla strada senza una meta, ma puntare dritti al traguardo della vita senza più confini.

Quanto ne abbia bisogno il mondo, oggi afflitto da guerre sanguinose e fratricide, fenomeni epocali come il cambiamento climatico, le migrazioni, gli squilibri nord sud, il relativismo etico, la tragedia dell’aborto procurato e addirittura preteso come un diritto, i tentativi di eutanasia, le mille povertà, è sotto gli occhi di tutti. Perché come ci insegna Francesco, la prima riforma da attuare è quella del cuore. E riscoprirsi pellegrini insieme è certamente il primo passo. Non a caso proprio lungo le grandi vie di pellegrinaggio è nata la civiltà europea e occidentale. Che in questo Giubileo ormai prossimo siamo chiamati a riscoprire nei suoi valori fondanti. Che sono valori cristiani.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI