
In occasione della Gmg del 2023, si piantano alberi nel giardino dell’Università di Lisbona - foto Jmj 2023
È l’altra guerra. Ancora in corso. Come già ricordato da Leone XIV, l’enciclica Laudato si’ sulla cura della Casa comune, pubblicata il 24 maggio 2015, nel giorno di Pentecoste e firmata dal primo Papa nella storia a chiamarsi Francesco, ha fatto aprire gli occhi, con realismo lungimirante e profetico, sugli effetti di una guerra letale al Creato. E considerato quanto accaduto in questi anni sul fronte planetario per effetto accelerato della morsa della crisi climatica, ambientale, sociale, bellica, sotto l’egida di san Francesco d’Assisi, il Successore di Pietro Francesco non aveva esitato anche ad aggiornarla nel 2023, in occasione dell’anniversario degli ottocento anni del Cantico delle creature, da cui prende titolo, dichiarando: «Uniamoci ai nostri fratelli e sorelle cristiani nell’impegno di custodire il Creato come dono sacro del Creatore. È necessario schierarsi al fianco delle vittime delle ingiustizie ambientali e climatiche, sforzandoci di porre fine all’insensata guerra alla nostra Casa comune, che è una guerra mondiale terribile».
Nelle pagine del testo papa Francesco aveva dispiegato il suo pensiero su un tema centrale per il presente e futuro dell’uomo, nel quale è spiegato che l’urgenza della questione ambientale è epilogo di una complessa crisi socio-ambientale. Uomini e ambiente, creazione e società sono tra loro collegati e dunque richiedono un approccio integrale per prendersi cura della natura e combattere la povertà, l’esclusione. «Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme» ha affermato più volte nel corso del suo pontificato, parlando di «ecologia integrale», tornando a discutere della necessità di «non considerare più il Creato come oggetto da sfruttare, ma realtà da custodire come dono sacro del Creatore» e del legame fra ecologia ed economia, così come di quello fra inquinamento ambientale e povertà, sistemi economici-finanziari perversi e cultura dello scarto.
Il primo merito dell’enciclica è l’aver fatto comprendere che tutto è interconnesso. Non esiste una questione ambientale separata da quella sociale: i cambiamenti climatici, le migrazioni, le guerre, la povertà e il sottosviluppo sono manifestazioni di un’unica crisi che, prima ancora che essere ecologica, è alla sua radice una crisi etica, culturale e spirituale. La Laudato si’ non è nata da nostalgie per riportare la società umana a forme di vita ormai impraticabili, ma individua e descrive i processi di un’auto-distruzione innescati dalla ricerca del profitto immediato e del mercato divinizzato. Un’analisi diretta che mette in luce la radice del problema ecologico: il modo di comprendere la vita e l’azione umana deviato, che contraddice la realtà fino al punto di distruggerla. E mostra con lucidità che la causa profonda della crisi è strettamente collegata al modello dominante di sviluppo adottato, quello che nell’enciclica viene indicato come «globalizzazione del paradigma tecnocratico». Un modello che induce a considerare la terra alla stregua di una merce e uno sviluppo ossessionato dagli idoli del denaro e del potere, idoli che impongono «nuovi feroci colonialismi ideologici mascherati dal mito del progresso», che distruggono l’ambiente, le identità culturali proprie dei popoli, la loro convivenza e conducono all’autodistruzione.
Il secondo dei meriti di questo testo papale, che parte dai fondamenti del rapporto tra la creatura e il Creatore, è l’aver mostrato ai cristiani che la cura per l’ambiente è una dimensione della fede, è istanza di fede biblica. Al centro della Laudato si’ troviamo infatti il Vangelo della creazione. Il primo paragrafo è: «La luce che il Vangelo ci offre», non è un’azione aggiuntiva alla vita ecclesiale, ma una sua manifestazione sostanziale. Dunque per rispettare e curare la Casa comune, come credenti, è importante comprendere che l’emergenza ecologica è parte della missione di liberazione integrale a cui è chiamata la Chiesa che vuole essere fedele al Vangelo. È necessario capire che è una questione di fedeltà al Creatore, Dio che ha creato il mondo per tutti. Guardare questa realtà ci offre la possibilità di riscoprire il dono della difesa della vita, affinché non sia soggiogata al lucro e al guadagno.
Il terzo merito è l’averci mostrato l’importanza della responsabilità ecumenica. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, pioniere nel far comprendere che la cura del Creato è un’istanza di fede biblica, citato all’inizio della Laudato si’, afferma che si tratta di un servizio liturgico. Per cui tutte le iniziative della Chiesa in questo senso sono ecclesiologia applicata. L’enciclica, in questi anni, è stata accolta positivamente negli ambienti ecclesiali, seppure con diverse sfumature. Sono sorti anche movimenti come il Movimento Laudato si’ che ha la missione di promuovere nella Chiesa la conversione ecologica, l’adozione dell’ecologia integrale come strumento di lettura della realtà e la riconciliazione con il creato come via per la pace.
Se la Laudato si’ ha risvegliato la consapevolezza della Chiesa per la cura della casa comune, per la salvaguardia di tutta la creazione a partire dalla fede, e se ha il dovere di occuparsi dell’ambiente, «come una madre il suo bambino», la Chiesa è dunque chiamata a unirsi in questa responsabilità ancora più con tutti i cristiani. «Come cristiani vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo», scriveva Francesco istituendo la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato nel 2015. È per questa via che continua a passare oggi il nostro presente e il nostro futuro.