sabato 17 febbraio 2024
Si apre la fase diocesana della causa sul pastore che guidò la diocesi calabrese per solo due anni segnandola però in modo profondo. L'attuale pastore Parisi: vescovo tra e per la gente
Un'immagine di monsignor Vittorio Moietta

Un'immagine di monsignor Vittorio Moietta - Dall'archivio

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Al via la sera del 17 febbraio a Lamezia Terme l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità di monsignor Vittorio Moietta (1913-1963). Nella sessione inaugurale che apre la fase istruttoria del "processo", il vescovo della diocesi calabrese, Serafino Parisi, il postulatore, don Marco Mastroianni, gli officiali dell’inchiesta (il delegato episcopale, monsignor Tommaso Buccafurni, il promotore di giustizia, don Gigi Iuliano, e il notaio Gianfranco Fiorenza), effettueranno i debiti giuramenti «de munere bene adimplendo et de secreto serbando» (cioè "di svolgere bene il proprio incarico e di tenerlo segreto"), che saranno verbalizzati dal vicecancelliere della Curia, monsignor Adamo Castagnaro. Un momento importante per il cammino verso la beatificazione di un vescovo che, nonostante un episcopato di appena due anni (1961-1963), ha segnato profondamente la storia della Chiesa affidatagli, sollecitata sin dalle sue prime parole ad essere missionaria e a spingere «ovunque il sangue della verità che deposita in ogni cuore il fermento evangelico della vita, specie nei piccoli cuori».

Nato a Brusasco (Torino) il 7 Aprile 1913, Moietta rimase orfano di padre ad appena tre anni; a 12 anni entrò in Seminario a Casale Monferrato, divenendo sacerdote il 27 giugno 1937. Nel 1945 era direttore spirituale del Seminario maggiore della diocesi di Casale Monferrato dove rimase fino al 18 gennaio 1961, quando venne eletto vescovo di Nicastro (oggi Lamezia Terme) dove fece il suo ingresso il 25 aprile successivo. Nel 1962, però, si ammalò: il 12 ottobre partecipò all’apertura del Concilio Vaticano II e dopo un mese si sottopose a un delicato intervento chirurgico. Nel gennaio 1963 ritornò a Nicastro dove morì il primo aprile: amava a tal punto la diocesi di cui era diventato pastore da chiedere di essere sepolto nella Cattedrale.

«Un vescovo tra la gente e per la gente – afferma monsignor Parisi –. Questo cuore del pastore che si commuove della situazione del suo gregge, con il suo stile di prossimità, non baronale, di interpretare l’episcopato. È venuto qui e qui ha offerto la sua sofferenza vivendola come un’apertura al mistero di Dio. Morire a due anni dall’elezione episcopale è come dire al Signore: guarda che la parola ultima non è la mia, ma la parola ultima, che è anche la prima, è solo Tua. Quella morte a quell’età e in quelle circostanze è, ancora una volta, un’offerta della propria vita perché, mettendosi da parte, ha lasciato fare a Dio».

Parole, quelle dell'attuale pastore della Chiesa lametina, che vanno ad aggiungersi, tra le tante, a quelle dell’allora arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, che nel 2003 giunse a Lamezia per celebrare una Messa in memoria della sua “guida spirituale”: «Quando ha preso coscienza della gravità della sua malattia – disse Poletto –, il suo “sì” totale al Signore non si è fatto attendere. Scrisse nel suo testamento spirituale: “Era troppo bello correre, lavorare, andare in mezzo ai bimbi. Ma corre per Dio chi sa fermarsi quando Dio lo ferma!”. Ed è così che egli si abbandona totalmente alla volontà del Signore perché sa che dalla sua lunga sofferenza nascerà per la diocesi una grazia più abbondante».

Per comunicare informazioni o inviare documenti su monsignor Vittorio Moietta, si può fare riferimento alla postulazione diocesana sita negli uffici della Curia vescovile di Lamezia Terme, sia scrivendo a postulazionecausamoietta@diocesidilameziaterme.it.


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