mercoledì 30 settembre 2020
Tornielli: né politica, né mera diplomazia, riguarda solo la nomina dei vescovi affinché i fedeli abbiano pastori in comunione piena con il Papa
Fedeli cinesi in preghiera

Fedeli cinesi in preghiera - Ansa

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I primi due anni dell’Accordo provvisorio tra la Santa Sede e Cina «hanno portato a nuove nomine episcopali con l’accordo di Roma e sono stati riconosciuti ufficialmente dal governo di Pechino alcuni vescovi». E «i risultati - anche a causa della pandemia che di fatto ha bloccato i contatti negli ultimi mesi - sono stati positivi, pur se limitati, e suggeriscono di andare avanti con l’applicazione dell’Accordo per un altro periodo di tempo». Sono le parole conclusive del commento pubblicato ieri dai media vaticani a firma di Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione.

Un testo che ribadisce l’intenzione della Santa Sede di rinnovare l’Accordo in questione e che viene diffuso, significativamente, proprio alla vigilia dell’arrivo a Roma del Segretario di Stato americano Michael R. Pompeo. Il 'ministro degli esteri' del presidente Donald Trump stamani parteciperà ad un Simposio organizzato dalla Ambasciata Usa con l’omologo vaticano, l’arcivescovo Paul R. Gallagher, mentre domattina visiterà a Trastevere la Comunità di Sant’Egidio per poi essere ricevuto in Vaticano dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin (non è prevista l’udienza con papa Francesco che invece ci fu un anno fa). Ma una decina di giorni fa Pompeo ha fatto notizia per un editoriale sulla rivista First Things in cui ha duramente contestato l’Accordo arrivando a scrivere che se lo rinnovasse «il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale». A quella uscita, ignorata dai media vaticani, la Santa Sede non ha risposto pubblicamente, anche se l’Ansa ha riferito che nella Prima Loggia era stata considerata come una indebita «interferenza». Ieri comunque è arrivata una pacata puntualizzazione.

Nel suo editoriale Tornielli ricorda che l’Accordo Provvisorio siglato il 22 settembre 2018 «è entrato in vigore un mese dopo la firma e dunque scadrà il prossimo 22 ottobre». Rammenta che «prevedeva una durata di due anni ad experimentum, prima di un’eventuale conferma definitiva o altra decisione». E richiama le recenti dichiarazioni con cui il cardinale Parolin ha spiegato che l’intenzione vaticana è di proporre alle autorità cinesi una proroga, continuando ad adottare l’Accordo in forma provvisoria, «come è stato fatto in questi primi due anni, in modo da verificarne ulteriormente l’utilità per la Chiesa in Cina». Tornielli infine ribadisce che l’obiettivo dell’Accordo Provvisorio «non è dunque mai stato meramente diplomatico e men che meno politico, ma è sempre stato genuinamente pastorale: il suo fine è di permettere ai fedeli cattolici di avere vescovi che siano in piena comunione con il Successore di Pietro e allo stesso tempo siano riconosciuti dalle autorità della Repubblica Popolare Cinese». E riafferma, quanto chiarito da papa Francesco, e cioè che l’unico scopo dell’Accordo Provvisorio è quello di «sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo in Cina e di ricostituire la piena e visibile unità nella Chiesa».

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