giovedì 14 aprile 2022
Domenica scorsa ha festeggiato con il vescovo Turazzi. E il 31 luglio compirà 99 anni. Un'infanzia povera, ma una vocazione chiara compresa dalla sua maestra elementare
Don Mansueto Fabbri, 75 anni di Messa, davanti al suo computer

Don Mansueto Fabbri, 75 anni di Messa, davanti al suo computer - Collaboratori

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Quando nel 1936 nasceva papa Bergoglio, lui era già in Seminario da qualche tempo. E al momento dell’insediamento del Papa “venuto dall’altra parte del mondo”, nel 2013, tagliava allegramente il traguardo dei 90 anni.

Celebra Messa ogni giorno alle 17 e lo fa ininterrottamente da 75 anni. Don Mansueto Fabbri, classe 1923, alle soglie dei 99 anni (li compirà il 31 luglio), non è solo il decano della diocesi di San Marino-Montefeltro e una vera istituzione in tutta la Valmarecchia, ma è sacerdote da ben 15 lustri. Ha festeggiato questo incredibile traguardo di fede e longevità, in occasione delle Domenica delle Palme nella sua parrocchia, San Pietro in Culto di Novafeltria.

Accanto a lui il vescovo di San Marino-Montefeltro, Andrea Turazzi, ma anche il sindaco Stefano Zanchini, e altre autorità.

«Se qualcuno bussa alla sua porta, anche di notte, lui non rifiuta un aiuto – dice il vicesindaco Elena Vannoni –. Ha una grande umanità: anche nei rimproveri paterni che contraddistinguono il rapporto tra un parroco e la sua comunità».

Al fianco del sacerdote dai grandi occhiali, quasi a scortarlo, don Mirco Cesarini e don Rousbell Parrado, i sacerdoti che vivono con lui: «I miei angeli custodi» li definisce.

Riminese di Torriana, per diventare sacerdote è stato costretto ad emigrare nel vicino Montefeltro. Babbo Giuseppino era calzolaio, mamma Zelfa Celli casalinga, una famiglia che ha sempre dato del “tu” alla povertà, nonostante il babbo facesse decine di chilometri al giorno per procurarsi lavoro.

Le ristrettezze economiche stavano per mettere a repentaglio quella vocazione al sacerdozio che Mansueto aveva sentito chiarissima fin da bambino.

E pensare che: «Se non ci sono i soldi, non c’è la vocazione», gli aveva chiuso le porte il rettore del Seminario di Rimini. L’insistenza della maestra Fernanda Canaletti (che aveva riconosciuto i segni della chiamata) ha convinto l’allora vescovo del Montefeltro Raffaele Santi ad accogliere la richiesta, scontando la retta: «Speriamo che il bambino sia chiamato da Dio!».

La storia ha già ampiamente risposto. Conosce cinque lingue, ha suonato l’organo e prestato servizio presso il Tribunale ecclesiastico di Bologna per una vita. Con l’Unitalsi ha girato l’Italia predicando ovunque. Ricorda la prima volta: «Davanti a me, sanissimo, c’era una folla di infermi. Mi sono bloccato, una donna in prima fila mi ha gridato: coraggio don, parlaci di Gesù. Sono partito».

La salute lo ha accompagnato nel corso della lunga vita, i ricoveri in ospedale sono meno delle dita di una mano. Un record che don Mansueto non sbandiera, quasi vergognandosi di un primato che è «uno dei tanti doni che il Signore mi ha fatto».

Oltre che alla diocesi, si è messo al servizio dell’Azione Cattolica (famoso per cavalcare in Lambretta le strade del Montefeltro), ma ha pure abbracciato la nuova evangelizzazione, facendo l’esperienza del cammino neocatecumenale, che ancora frequenta. È tramortito dal clamore dei festeggiamenti, ma riconosce i doni ricevuti da Dio, per cui «tutto è a gloria del suo nome».

Le gambe oggi non sono più quelle di una volta, ma la prodigiosa memoria di don Mansueto non perde un colpo. È lettore accanito di testi di spiritualità, riviste, e di Avvenire, «che mi accompagna ogni giorno». Il decano ha raccolto la sua storia nel volume “Un prete e una diocesi: l’intreccio di una storia”: tra poco uscirà la nuova edizione aggiornata.

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