martedì 2 marzo 2021
Il vescovo di Città di Castello, Domenico Cancian: nel giorno di Pasqua al momento del pranzo il capo famiglia potrà recitare una preghiera con i cari e benedire a nome della Chiesa
La benedizione della famiglia quando il «don» non c'è

Reuters

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La benedizione pasquale quando il prete non c’è. O meglio, quando i sacerdoti non possono raggiungere le abitazioni dei parrocchiani a causa delle misure anti-Covid. La diocesi di Città di Castello, in Umbria, permetterà alla Parola di Dio di entrare in tutte le case dei tifernati nonostante le difficoltà che hanno i parroci di recarsi dalle famiglie. È stato preparato un libretto con le indicazioni su come prepararsi alla Pasqua. E fra le mura domestiche si potrà impartire la benedizione ai propri cari nella solennità della Risurrezione, che quest’anno sarà domenica 4 aprile.


Durante la Quaresima i fedeli potranno ritirare in parrocchia una copia della pubblicazione che accompagnerà i giorni più significativi di questo tempo forte. «Nel giorno di Pasqua – spiega il vescovo Domenico Cancian – al momento del pranzo il capo famiglia potrà recitare una preghiera e potrà benedire a nome della Chiesa la mensa e tutti i presenti con un’espressione di fede che avrà lo stesso valore di quella del sacerdote». E aggiunge: «L’opuscolo che abbiamo realizzato, nel quale sono raccolte alcune preghiere da fare a casa soprattutto di venerdì e di domenica, ci consente di ovviare all’impossibilità, per il secondo anno consecutivo, di benedire le case e le famiglie con grande piacere per portare a tutti i fedeli la presenza della Chiesa». Certo, tiene a precisare il presule, l’iniziativa di preghiera «non sostituisce la partecipazione alla Messa in presenza per tutti coloro che ne hanno la possibilità, nell’osservanza scrupolosa dei protocolli siglati da Governo e Cei, regole assolute nel rispetto delle quali vogliamo dare il buon esempio».

A differenza dell’anno scorso quando il lockdown aveva imposto lo stop alle liturgie con l’assemblea, le celebrazioni sono a porte aperte, seppure con la capienza contigentata nelle chiese, ricorda Cancian che per la Domenica delle Palme raccomanda di dotarsi dei ramoscelli di ulivo da far benedire in chiesa e per la tradizionale benedizione delle uova indica la necessità di concordare con i parroci le corrette modalità di svolgimento del rituale.

«La sinergia con l’amministrazione comunale per l’adozione di tutte le precauzioni necessarie a contenere l’espansione della pandemia – affermano il sindaco Luciano Bacchetta e il vicesindaco Luca Secondi, che hanno ricevuto dal vescovo il libretto curato dal locale Ufficio liturgico – ha prodotto una soluzione da parte della diocesi e di tutte le realtà parrocchiali del territorio, che accogliamo con un plauso sincero, perché testimonia la particolare attenzione della comunità cattolica nel rispettare le prescrizioni utili a contrastare la diffusione dei contagi». E fanno sapere: «La Chiesa dimostra una volta di più la sensibilità che in questi difficili mesi l’ha vista in tante occasioni in prima linea nel rispetto delle regole, ma anche nei gesti di vicinanza alle persone che soffrono, con una serie di iniziative davvero meritevoli rivolte costantemente alla collettività».


Va ricordato infine, che già lo scorso anno nel pieno del primo lockdown nazionale, altre diocesi italiane per ovviare alle distanze con la propria comunità di fedeli avevano adottato misure simili, permettendo la benedizione a distanza dei ramoscelli di ulivo, unendosi alla Messa parrocchiale o alla Messa del vescovo celebrata attraverso i mezzi di comunicazione disponibili. Mentre, in altri casi ancora, era stata consentita la benedizione dei cibi pasquali a opera del capofamiglia poiché la benedizione dei cibi come altre benedizioni essendo dei Sacramentali e non dei Sacramenti, possono essere fatte da ogni battezzato.

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