martedì 5 giugno 2018
Ladaria ai vescovi tedeschi sull’Eucaristia per i coniugi protestanti. La missiva del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede con «esplicito consenso» di papa Francesco
Intercomunione, «testo non maturo»
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Il discusso documento approntato dai vescovi della Germania sulla possibilità per i coniugi protestanti in matrimoni interconfessionali di ricevere l’Eucaristia «non è maturo per essere pubblicato». Un giudizio, questo, che ha «l’esplicito consenso del Papa». Così scrive l’arcivescovo Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in una lettera datata 25 maggio e indirizzata al presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx arcivescovo di Monaco e Frisinga, e ad altri presuli della medesima Conferenza.

La missiva, resa pubblica dal vaticanista dell’Espresso Sandro Magister, giunge al termine di un percorso complesso iniziato lo scorso 20 febbraio con l’approvazione da parte della maggioranza dei vescovi tedeschi di un «manuale pastorale» che apriva alla possibilità dell’intercomunione per coniugi luterani in matrimoni misti. Un mese dopo sette vescovi della minoranza – tra cui il cardinale arcivescovo di Colonia, Rainer Woelki – a- vevano scritto alla Santa Sede chiedendo un pronunciamento ufficiale su una questione che non poteva essere considerata semplicemente pastorale, con possibili soluzioni “locali”. Il 3 maggio, convocati da Francesco, si erano incontrati in Vaticano rappresentanti della Conferenza episcopale tedesca in disaccordo fra loro e responsabili dei dicasteri per la Dottrrina della fede e l’Ecumenismo.

Nell’occasione il Papa aveva espresso la richiesta di «trovare, in spirito di comunione ecclesiale, un risultato possibilmente unanime». Nella sua lettera Ladaria chiarisce ulteriormente la volontà di Bergoglio. Tre sono i «motivi essenziali» per cui il documento dei vescovi tedeschi non può essere pubblicato: «La questione dell’ammissione alla Comunione di cristiani evangelici in matrimoni interconfessionali è un tema che tocca la fede della Chiesa e ha una rilevanza per la Chiesa universale»; «Tale questione ha degli effetti sui rapporti ecumenici con altre Chiese e altre comunità ecclesiali, che non sono da sottovalutare »; «Il tema riguarda il diritto della Chiesa, soprattutto l’interpretazione del canone 844 del Codice di diritto canonico. Poiché in alcuni settori della Chiesa ci sono a questo riguardo delle questioni aperte, i competenti dicasteri della Santa Sede sono già stati incaricati di produrre una tempestiva chiarificazione di tali questioni a livello di Chiesa universale.

In particolare appare opportuno lasciare al vescovo diocesano il giudizio sull’esistenza di una “grave necessità incombente” ». Il numero 844 del Codice di diritto canonico, al paragrafo 4, stabilisce che «se vi sia pericolo di morte o qualora, a giudizio del vescovo diocesano o della Conferenza episcopale, urgesse altra grave necessità, i ministri cattolici amministrano lecitamente i medesimi sacramenti anche agli altri cristiani che non hanno piena comunione con la Chiesa cattolica, i quali non possano accedere al ministro della propria comunità e li chiedano spontaneamente, purché manifestino, circa questi sacramenti, la fede cattolica e siano ben disposti».

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