martedì 31 agosto 2021
Il porporato ha presieduto il rito che dal 1620 si ripete ogni cento anni e che era stato rimandato di dodici mesi a causa del Covid
Incoronata la Madonna nera dopo 101 anni
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«Quattro secoli fa, in questo Santuario che si eleva maestoso sulle Alpi, si fece ricorso all’intercessione della Madonna per implorare aiuto e protezione nelle difficoltà della vita e contro il flagello della peste. Oggi, in questo travagliato periodo tormentato dal coronavirus e dalle sue pesanti conseguenze sentiamo il bisogno di ripartire insieme, con determinazione e vigore, per superare la grave crisi che ci attanaglia, dopo i tanti dolori e sofferenze che hanno afflitto la nostra vita, tenendoci lontani perfino dai familiari ed amici ». Immerse nella storia e radicate nel Vangelo, le parole del cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, nominato dal Papa “legato pontificio”, hanno richiamato fortemente il senso della quinta centenaria incoronazione della Madonna di Oropa: «Un segno del nostro impegno nel mettere ordine nella nostra vita, dando a Dio il primo posto nei nostri pensieri e nel nostro cuore, e camminando sotto il suo sguardo paterno sulla strada dei Dieci Comandamenti». Domenica al santuario biellese, a quasi 1.200 metri di altitudine, si è ripetuto un gesto antico e sempre nuovo.

Se nel 1920, terminata la Grande Guerra erano giunti per l’incoronazione in oltre 150mila, questa volta il Covid ha fatto rimandare di un anno l’evento e ha ridotto la presenza a 1.500 persone. Cinquecento accolte nella basilica superiore, altre mille hanno partecipato alla Messa all’esterno seguendola sui maxischermi. In 1.500 a rappresentare la diocesi e l’intero territorio biellese.

Ma grazie alle nuova tecnologie e alla diretta di Tv2000 l’evento è stato portato in tanti sagrati e ha consentito di vivere l’Incoronazione a migliaia di persone dalle proprie case. Al termine della celebrazione – con la partecipazione del coro con oltre cento elementi, diretto da Giulio Monaco – il collegamento con Roma per l’Angelus di papa Francesco. Poi l’incoronazione: il cardinal Re ha posto sul capo del Bambino Gesù e della Vergine Maria la corona realizzata dall’artista milanese Luca Cavalca in collaborazione con Riccardo Stanchi, disegnatore orafo valenzano. Non solo un oggetto prezioso, ma il simbolo di una comunità in cammino, una “corona di figli”. «Il gesto di incoronare la Madonna – ha sottolineato Re – ci inserisce in una tradizione che ha radici nel 1620 e ci riporta col pensiero alle innumerevoli persone che lungo i secoli sono salite a questo Santuario per cercare luce, sostegno e conforto» e che qui «hanno vissuto l’esperienza tonificante di un incontro profondo con Dio. Non sono pochi quanti sono giunti col cuore amareggiato e triste e il cui animo è ritornato sereno pregando e cantando le lodi della Madonna, fiduciosi nel potere di intercessione della Madre di Dio e Madre nostra».

Dopo la corona, attraverso le mani del rettore don Michele Berchi, il dono del manto realizzato con oltre 15.000 pezzetti di tessuto donati dalla gente, con uno strascico lungo 25 metri, cucito a mano dalle monache dell’abbazia “Mater Ecclesiae” di Isola San Giulio. È il “Manto della misericordia”, simbolo di protezione per tutto il popolo. Infine, la preghiera che il cardinal Re ha rivolto alla Vergine Maria. Una preghiera accorata, in un luogo fatto silenzio. Tra le invocazioni: «Proteggi, Vergine Santa, la comunità diocesana di Biella, il Piemonte, l’Italia e l’umanità intera, perché cresca l’impegno per il bene comune e non manchino gli sforzi perché amore e pace regnino nei cuori e nella società. Rinvigorisci la coerenza cristiana e sostienici nel cammino sinodale programmato dalla Chiesa italiana».

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