sabato 17 luglio 2021
L'ordinazione e l'inizio del ministero episcopale per la festa della Madonna del Carmelo. Questa domenica il primo impegno a Comiso per l’inaugurazione della cupola restaurata
Il vescovo Giuseppe La Placa durante il suo ingresso nella diocesi di Ragusa

Il vescovo Giuseppe La Placa durante il suo ingresso nella diocesi di Ragusa - Diocesi Ragusa

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Ha scelto la data del 16 luglio, festa della Madonna del Carmelo, per essere ordinato vescovo di Ragusa e fare il suo ingresso in diocesi. Così monsignor Giuseppe La Placa, 58 anni, ha iniziato il ministero episcopale in questo lembo di Sicilia. E non a caso sono state le campane a festa della diocesi, venerdì scorso nel pomeriggio, a dare il benvenuto al presule. La celebrazione è avvenuta nel rispetto delle norme anti-Covid. I fedeli sono stati disposti nel sagrato e nella piazza sottostante la Cattedrale di San Giovanni. A presiedere il rito di consacrazione è stato il vescovo di Caltanissetta, Mario Russotto, diocesi da cui proveniva La Placa e dove dal 2009 era vicario generale. Co-consacranti gli arcivescovi di Catania e Siracusa, rispettivamente Salvatore Gristina e Francesco Lomanto, e l’emerito di Ragusa, Carmelo Cuttitta. Presenti anche i vescovi siciliani e le autorità locali.


Durante l’omelia, con la voce commossa, Russotto ha ricordato gli «intrecci misteriosi della grazia di Dio» che legano, anche attraverso i vescovi, le diocesi. E ha presentato a La Placa la Chiesa di Ragusa come una «diocesi di santi» costruita «giorno dopo giorno con il sudore e la fede dei nostri padri». Toccanti sono state le parole al neo vescovo: «Sei il pastore di questo popolo, dal quale hai molto da imparare ma al quale hai tantissimo da donare. Vivi il martirio del tuo ministero sapendo che un vescovo è sempre solo. Nelle decisioni che devi prendere, nel tuo cuore. Ama questa Chiesa». È seguito il rito di ordinazione, culminato con la consegna del pastorale. Alla celebrazione erano presenti anche i parenti di La Placa: la mamma Giuseppa, la papà Rosario e i fratelli Antonio e Gandolfa.

In simplicitate cordis (“Nella semplicità del cuore”) è il motto episcopale scelto dal nuovo pastore, il sesto nella storia della diocesi iblea nei suoi cent’anni di vita (1921-2021). «Il Signore mi conceda di essere in mezzo a voi un pastore con il cuore di Cristo per vegliare sul popolo di Dio oggi affidatomi, prendendomi cura di esso con cuore semplice e pieno di amore accogliente – sono state le prime parole di La Placa a conclusione della celebrazione – soprattutto dei più poveri, dei più fragili, dei più bisognosi di conforto e di aiuto, di quelli che papa Francesco ha definito i “tanti, troppi crocifissi di oggi”». Poi ha aggiunto: «La croce di Cristo che porterò al petto mi ricorderà sempre che essi dovranno avere un posto privilegiato nella mia mente e nel mio cuore».

Il richiamo all’impegno comune era stato il filo conduttore del saluto iniziale alle autorità. «In questo pianeta, in cui “tutto è connesso” e dove “nessuno si salva da solo”, abbiamo la responsabilità di costruire ogni giorno una comunità libera, capace di garantire a tutti i diritti, naturali e costituzionali, che conferiscono alla persona quella dignità che la rende sacra e che chi serve nelle istituzioni, deve promuovere in ogni ambito, a cominciare dal lavoro - che sia legale, onesto, libero dallo sfruttamento e dalla speculazione - come anche nei servizi essenziali, sanitari, educativi, sociali». E questa domenica ci sarà il primo impegno pubblico del nuovo vescovo con la visita a Comiso per l’inaugurazione della cupola restaurata della Basilica dell’Annunziata.
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