giovedì 2 gennaio 2020
Aumentano i luoghi di vita contemplativa dove si producono dolci, marmellate e liquori artigianali
La comunità delle clarisse di Anagni in preghiera. Nel loro convento si produce il mosto cotto per il panpepato

La comunità delle clarisse di Anagni in preghiera. Nel loro convento si produce il mosto cotto per il panpepato

COMMENTA E CONDIVIDI

Sono le "nuvole di limone", il cui nome tradisce ovviamente l’ingrediente principale, l’ultima creazione in fatto di biscotti di un forno assai particolare e di pasticcere altrettanto singolari. Si tratta infatti delle cistercensi del monastero della Santissima Trinità di Cortona, nella campagna toscana cara ai pittori del Rinascimento fiorentino. Nella stretta clausura «di umiltà, povertà volontaria, obbedienza, pace, gioia nello Spirito santo», secondo quanto dettato da san Bernardo, le monache di Cortona preparano biscotti di ogni tipo, ma anche marmellate e confetture, dove le mele hanno grande spazio (con le noci, le mandorle, al limone o al cioccolato) insieme ad arance, mandarini, fichi e altri prodotti. Il tutto viene poi messo in vendita soprattutto nel periodo di Natale, attraverso un passaparola tra gli amici delle monache sparsi in tutta Italia. Basta una offerta, piccola ma dal grande significato per queste e tante altre monache che così riescono a mandare avanti strutture claustrali ormai datate e bisognose di ristrutturazioni.

E questo accade in decine di altri monasteri femminili in tutta Italia e che, come quello di Cortona, spesso hanno anche frutteti e orti all’interno delle mura di clausura.

A Lecce, ad esempio, le benedettine hanno raccolto la tradizione, che si tramanda dal 1700, della pasta di mandorle. Ai richiedenti, le confezioni vengono consegnate attraverso la caratteristica "ruota" che, prima di richiudersi, anche qui raccoglie offerte spontanee. Ma non di rado, il fedele che bussa chiede anche la "dolcezza" di una preghiera. Per le monache, inoltre, questa produzione assume il valore particolare di un messaggio di bellezza, espresso attraverso la solarità e la delicatezza di quella pasta di mandorle. Le "suore dei dolci", come queste benedettine vengono chiamate nel Salento, sanno modellare la pasta con agilità e abilità, confezionandola poi in maniera sobria.

A Fara in Sabina, in provincia di Rieti, le clarisse eremite hanno invece preparato un vero e proprio catalogo per Natale, in maniera assolutamente artigianale proprio come i loro prodotti che vanno dai liquori alle confetture, dalle salse da abbinare ai formaggi fino agli olii essenziali per fini cosmetici. «Il lavoro rappresenta una componente importante nel nostro quotidiano: in quanto cristiani siamo chiamati a vivere in modo solidale con gli altri fratelli prolungando l’opera della creazione ed esaltando i talenti che il Creatore ci ha donato», spiegano su facebook queste monache che alla vita contemplativa hanno unito il carisma di quella eremitica ed il silenzio, che qui si può "ascoltare" in una Cappella dedicata e trasformata in un vero e proprio "museo del silenzio".

Un dolce Natale che, come nelle migliori tradizioni, riguarda però anche e soprattutto i bambini. E allora, cosa c’è di meglio di un giocattolo? E qui arriviamo al monastero delle clarisse di Ferentino, in diocesi di Frosinone, che distribuiscono giocattoli - raccolti per loro dall’associazione "Il salotto degli gnomi" - ai bambini bisognosi le cui famiglie bussano al convento.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: