lunedì 1 giugno 2020
Lo ricordate? Aveva chiesto che non si giocasse la partita di campionato prevista il giorno di Natale. Ora Davide Saitta racconta delle parole ricevute dal Papa.
Il campione di pallavolo Davide Saitta, 32 anni

Il campione di pallavolo Davide Saitta, 32 anni

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«Ah, comunque il Papa poi mi ha risposto…»: lo dice così, a fine intervista con il settimanale diocesano di Ravenna-Cervia “Risveglio Duemila”, Davide Saitta, 32 anni, pallavolista di fama ed ex capitano della Consar Ravenna. La sua lettera a papa Francesco nel dicembre scorso, alla quale Avvenire aveva dato ampio risalto, aveva fatto riflettere l’intero mondo dello sport (e non solo) per la richiesta, semplice ma rivoluzionaria, di poter passare il Natale in famiglia e a Messa, invece che in campo per la partita con la squadra di Trento, fissata proprio, d’imperio, il 25 dicembre. E ora, a sette mesi da quella vicenda, dopo un lockdown che ha fermato tutti i campionati, Davide rivela: «Francesco mi ha risposto a fine dicembre, dandomi la sua benedizione, per me, mia moglie e mia figlia. Mi ha espresso la sua vicinanza dicendomi che sarebbe stato opportuno non giocare: una lettera che tengo tra le cose più preziose». Ma perché non dirlo a nessuno per tutto questo tempo? «Scrivere al Papa era l’ultimo tentativo per cercare di spostare la partita, dopo le tante richieste che avevo inoltrato agli “organi competenti”. Non è stato facile esporsi per me ma non volevo diventare un personaggio L’ho fatto solo a inizio dicembre, quando ho visto mia figlia addormentata vicino al presepe, e mi è nato un grido dentro… Quella lettera non voleva essere un proclama, ma un’occasione di testimonianza. Non mi sarei sentito coerente se non l’avessi fatto». Un gesto che, ribadisce Saitta, ha molto a che fare con il suo essere padre: «Il bene più grande che mi hanno dato i miei genitori è la loro testimonianza di fede. E anch’io spero di lasciare a Noemi non tanto migliaia di euro o di beni ma soprattutto la fede. Siamo fatti per la vita eterna». Natale – purtroppo - in campo; Pasqua a casa in emergenza sanitaria… «Già – sorride il giocatore -. Credo molto nei segni: ci sono “nato dentro”. Durante questo periodo, ho partecipato alle Messe online della mia comunità neo-catecumenale. Sono stati bei momenti, ma come per gli allenamenti, da soli è tutto più difficile».

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