venerdì 26 maggio 2023
I risultati di una ricerca commissionata dal quotidiano "La Croix". Il profilo spirituale e anche l’orientamento socio-politico dei 30mila che andranno in Portogallo per il grande evento
Giovani alla Gmg di Panama

Giovani alla Gmg di Panama - Archivio Avvenire

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«Fervorosi e controcorrente». Sono le due parole con cui il quotidiano francese La Croix sintetizza i risultati di un sondaggio che ha commissionato per delineare il profilo spirituale e anche l’orientamento socio-politico dei circa 30mila giovani che parteciperanno alla Giornata mondiale della gioventù (Gmg) di Lisbona. Risultati a cui ha dedicato la prima pagina dell’edizione di oggi.

L’80% degli intervistati dichiara di avere una vita di preghiera, il 75% di partecipare alla Messa almeno una volta alla settimana, il 24% più volte alla settimana. «Assistiamo a un rapporto molto forte, a cattolici che sono affascinati dalla Messa», la quale «occupa un posto centrale nella loro esperienza spirituale e quindi nella loro identità» commenta sul quotidiano francese il sociologo Yann Raison du Cleuziou.

Interrogati sulle loro aspettative riguardo alle celebrazioni eucaristiche domenicali, gli intervistati hanno parlato della ricerca di «un momento di incontro intimo con Gesù», di «rigenerazione spirituale» e della «celebrazione di un mistero sacro». Il tema della comunità, di un momento di celebrazione comunitario sembra essere in secondo piano, rileva sempre Raison du Cleuziou.

Il sondaggio evidenzia un interesse relativamente diffuso per il rito romano tradizionale, precedente alla riforma liturgica del 1969, la “Messa in latino” insomma: il 19% lo trova «rivitalizzante» facendone esperienza di tanto in tanto; l'11% lo ama quando il rito post-conciliare, l’8% lo preferisce a quest’ultimo. Solo il 12% lo giudica «un inutile ritorno indietro».

«Questa vicinanza al rito preconciliare può sorprendere» scrive La Croix, «tuttavia, questa fluidità tra i riti non è nuova, è solo accentuata». Per Raison du Cleuziou «i giovani non sono interessati alle querelle conciliari», in particolare alle querelle liturgiche, «si tratta di una gioventù cattolica priva di compartimenti» da questo punto di vista.

Altri dati. Il 51% degli intervistati ha contemplato in qualche momento l’idea di diventare sacerdote o religioso/a. Il 56% considera positivo l’essere identificato come cattolico fra i propri coetanei. «Una postura senza inibizioni» nota La Croix, «mentre si assiste a un restringimento della base sociale del cattolicesimo».

Sulla provenienza sociale dei 30mila diretti a Lisbona, il quotidiano francese sottolinea la disponibilità economica per sostenere i 900 euro – cifra approssimativa - del viaggio, che spingere verso l’alto il ceto di appartenenza dei giovani, o meglio le categorie professionali dei genitori.

Sull’orientamento politico, il 38% dice avere una sensibilità di «destra», il 14% di «estrema destra», l’8% di «centro», il 7% di «sinistra» e il 5% «ecologista». «Non è il cattolicesimo che si sposta a destra – commenta sempre Yann Raison du Cleuziou – ma è il cattolicesimo di destra che si perpetua meglio di quello di sinistra».

Altra domanda posta dal sondaggio: quale ruolo dovrebbe avere la Chiesa nella società? Il 59% ha aderito alla risposta «un faro che mostra il cammino nelle tenebre». La loro fiducia non sembra scossa dagli scandali sugli abusi sessuali nella Chiesa, che sono stati un tema centrale negli ultimi anni al di là delle Alpi. Per il 35% gli abusi sono «la conseguenza di personalità perverse che hanno tradito la propria vocazione» e la loro percezione della crisi «è quella che mette meno in questione le strutture istituzionali» sottolinea Raison du Cleuziou.

Sul ruolo delle donne nella Chiesa, il 33% pensa che siano «sufficientemente riconosciute», il 31% ritiene senza che ci sia bisogno di più riconoscimento ma «senza bisogno di modificare l’accesso al diaconato o al sacerdozio» riservato agli uomini.

Sul tema delle persone omosessuali, il 28% pensa che «hanno tutto il loro posto nella Chiesa», per il 25% «i cattolici non devono essere giudicati o identificati per il loro orientamento sessuale» e un altro terzo pensa che abbiano «tutto il loro posto nella Chiesa nella misura in cui non promuovono l’omosessualità come uguale all’eterosessualità». Per il 20% circa che rimane «non si può essere cattolici e praticare l’omosessualità».

Conclude La Croix riportando la valutazione di Charles Mercier, autore nel 2020 di un libro sulla storia delle Gmg (L'Eglise, les jeunes et la mondialisation: Une histoire des JMJ): «Questi giovani che andranno alla Gmg, fiduciosi nei confronti della Chiesa ma meno nei confronti del mondo che li circonda, in maggioranza conservatori e molto praticanti, sono nel solco di coloro che li hanno preceduti. Questo tipo di raduno attira di fatto cattolici convinti, che desiderano vivere un'esperienza fondativa e rassicurante». Per Mercier «questo incontro è un'occasione unica di comunione in una stessa fede attraverso una grande folla, mentre vivono in società che diventano sempre più plurali e secolarizzate».

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