venerdì 6 settembre 2019
È stato un consigliere ascoltato e apprezzato. A lui furono affidate missioni di pace difficili in Iraq e Medio Oriente. Guidò il Grande Giubileo del 2000
Il cardinale Etchegaray con papa Francesco

Il cardinale Etchegaray con papa Francesco

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Dopo il cardinale Achille Silvestrini se ne va un altro grande porporato che ha segnato l’attività della Santa Sede negli ultimi decenni. Mercoledì sera è deceduto nella sua diocesi natale di Bayonne Roger Etchegaray, presidente emerito dei Pontifici Consigli della giustizia e della pace e di “Cor Unum”, già vicedecano del Sacro Collegio, ma soprattutto apostolo del dialogo in realtà difficili come Cina, Cuba e Vietnam, e inviato pontificio in “missioni impossibili” nel tentativo di fermare la guerra in Iraq e il genocidio in Rwanda.

Papa Francesco ha appreso «con dolore» la notizia della sua morte e lo ha ricordato, assieme al cardinale colombiano Pimiento Rodriguez scomparso il 3 settembre, durante la Santa Messa, celebrata ieri mattina nella nunziatura apostolica di Maputo, dove ha alloggiato nel suo primo giorno di viaggio in Mozambico. Non solo. Nel suo telegramma di condoglianze il Pontefice ricorda con commozione il cardinale Etchegaray che, afferma, è stato non solo «un consigliere ascoltato e apprezzato, soprattutto in situazioni difficili per la vita della Chiesa in diverse regioni del mondo», ma un pastore amato dalla gente e un «uomo di profonda fede e con lo sguardo rivolto agli estremi confini della terra, sempre vigile quando si trattava di annunciare il Vangelo agli uomini di oggi».

Il porporato - ecclesiastico di rara cultura unita ad un amabile tratto umano - avrebbe compiuto 97 anni il prossimo 25 settembre. Nato nel cuore dei Paesi Baschi francesi ad Espelette, aveva studiato nel Seminario maggiore di Bayonne e alla Gregoriana di Roma, ottenendo la licenza in teologia e il dottorato in diritto canonico con una tesi sul Battesimo dei fanciulli di genitori cattolici non praticanti. Ordinato sacerdote nel luglio 1947, aveva iniziato il ministero pastorale nella diocesi natia prima di divenire - nel 1961 - direttore aggiunto del segretariato dell’episcopato francese. Dal 1966 al 1970 aveva ricoperto il ruolo di segretario generale e nel marzo 1969 Paolo VI lo aveva nominato ausiliare di Parigi. Nel dicembre 1970 veniva promosso arcivescovo di Marsiglia e dal 1975 al 1981 veniva eletto per due mandati presidente della Conferenza episcopale francese.

Etchegaray già prima di essere vescovo ma soprattutto dopo ha rivestito un ruolo molto importante sul piano ecclesiale internazionale. Dal 1965, anno di chiusura del Concilio Vaticano II, è stato segretario del Comitato di collegamento delle Conferenze episcopali d’Europa e nel 1971 è diventato il primo presidente del nuovo Consiglio europeo delle Conferenze episcopali. Nel giugno 1979 Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale al suo primo Concistoro e nell’aprile 1984 lo ha chiamato a Roma nominandolo presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace (incarico mantenuto fino al giugno 1998) e presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” (fino al dicembre 1995). In tutti questi anni il porporato ha svolto un instancabile servizio a favore della pace, dei diritti umani e dei bisogni dei più poveri, portando in numerosissime nazioni di ogni parte del mondo il messaggio e la carità del Papa.

È lui ad organizzare lo storico Incontro di pace di Assisi nel 1986 tra i rappresentanti delle principali religioni, di fronte alle tensioni crescenti nel mondo diviso in blocchi e davanti ai timori di una guerra nucleare. Per conto della Santa Sede compie poi importanti missioni diplomatiche: nel maggio 2002 è a Gerusalemme per chiedere la pace in Medio Oriente e nel febbraio 2003 è a Baghdad per portare a Saddam Hussein il messaggio di riconciliazione del Papa. Visita più volte il Vietnam e Cuba, dove dialoga con Fidel Castro. È il primo ecclesiastico di rango ad essere invitato a Pechino dopo la rivoluzione maoista. «Ho scoperto la Cina – racconterà – in quattro viaggi: la prima volta nel 1980, poi nel 1993, nel 2000 e nel 2003… ma ce ne vorrebbero quaranta per dire di conoscerla».

Nel novembre 1994 papa Wojtyla lo sceglie come presidente del Comitato centrale del grande Giubileo del 2000, e in tale veste dirige la preparazione e lo svolgimento dell’Anno Santo. Nell’aprile 2005 Benedetto XVI ne approva l’elezione a vice-decano del Collegio cardinalizio. Nella notte di Natale 2009 viene travolto da una invasata che voleva aggredire papa Ratzinger e si rompe un femore.

Dopo oltre trent’anni di permanenza nell’Urbe papa Francesco lo dispensa dalla carica di vice-decano, in modo da potergli far passare gli ultimi anni della sua vita nei suoi amati Paesi Baschi. Ma Roma non lo dimentica. Nel febbraio 2017 infatti il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, a conclusione della visita a Lourdes come inviato pontificio, si fa accompagnare a Bayonne per fargli visita portandogli con affetto e ammirazione il saluto speciale di papa Francesco.


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