mercoledì 30 maggio 2018
Il prefetto Ladaria conferma che non verrà cambiata la decisione ribadita da Giovanni Paolo II nel 1994 con un lungo articolo sul quotidiano della Santa Sede
Dottrina della fede: il «no» alle donne prete è definitivo
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La Santa Sede ribadisce in modo netto e chiaro che la dottrina sul sacerdozio riservato agli uomini è definitiva e quindi irreformabile. Lo fa con un lungo articolo sull’Osservatore Romano dell’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (Cdf) che verrà creato cardinale il pomeriggio del prossimo 28 giugno, il quale ribadisce con vigore quanto a sua volta ribadito con fermezza da san Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis del 1994, dopo che la Comunione anglicana aveva permesso l’ordinazione delle donne.

Un intervento particolarmente autorevole, firmato da un ecclesiastico nominato da papa Francesco alla guida dell’ex sant’Uffizio, che dovrebbe stroncare ogni illazione su una possibile apertura all’ordinazione delle donne. Gesù Cristo – ricorda Ladaria – «ha voluto conferire» il sacramento dell’ordine «ai dodici apostoli, tutti uomini, che, a loro volta, lo hanno comunicato ad altri uomini». Così la Chiesa «si è riconosciuta sempre vincolata a questa decisione del Signore, la quale esclude che il sacerdozio ministeriale possa essere validamente conferito alle donne».

L’arcivescovo gesuita quindi rimarca che l’Ordinatio sacerdotalis, «al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa» e «in virtù del [suo] ministero di confermare i fratelli», insegna «che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa». E che la Cdf «in risposta a un dubbio sull’insegnamento di Ordinatio sacerdotalis , ha ribadito che si tratta di una verità appartenente al deposito della fede». Ladaria quindi afferma che «desta seria preoccupazione veder sorgere ancora in alcuni Paesi delle voci che mettono in dubbio la definitività di questa dottrina». «Per sostenere che essa non è definitiva, – rileva – si argomenta che non è stata definita ex cathedra e che, allora, una decisione posteriore di un futuro Papa o Concilio potrebbe rovesciarla. Ma «seminando questi dubbi - commenta – si crea grave confusione tra i fedeli, non solo sul sacramento dell’ordine come parte della costituzione divina della Chiesa, ma anche sul magistero ordinario che può insegnare in modo infallibile la dottrina cattolica».

Ladaria, citando il Concilio di Trento ripreso dal Denzinger-Hünermann, ribadisce che per quel che riguarda il sacerdozio ministeriale, la Chiesa riconosce che l’impossibilità di ordinare donne appartiene alla «sostanza del sacramento» dell’ordine. E «la Chiesa non ha capacità di cambiare questa sostanza, perché è precisamente a partire dai sacramenti, istituiti da Cristo, che essa è generata come Chiesa». Non si tratta quindi «solo di un elemento disciplinare, ma dottrinale, in quanto riguarda la struttura dei sacramenti, che sono luogo originario dell’incontro con Cristo e della trasmissione della fede». Dopo aver accennato ad alcuni approfondimenti teologici sul tema Ladaria rileva come «i dubbi sollevati sulla definitività di Ordinatio sacerdotalis hanno conseguenze gravi anche sul modo di comprendere il magistero della Chiesa». E ribadisce «che l’infallibilità non riguarda solo pronunciamenti solenni di un Concilio o del Sommo Pontefice quando parla ex cathedra, ma anche l’insegnamento ordinario e universale dei vescovi sparsi per il mondo, quando propongono, in comunione tra loro e con il Papa, la dottrina cattolica da tenersi definitivamente».

E proprio «a questa infallibilità si è riferito Giovanni Paolo II in Ordinatio sacerdotalis ». Così egli «non ha dichiarato un nuovo dogma ma, con l’autorità che gli è stata conferita come successore di Pietro, ha confermato formalmente e ha reso esplicito, al fine di togliere ogni dubbio, ciò che il magistero ordinario e universale ha considerato lungo tutta la storia della Chiesa come appartenente al deposito della fede». E lo ha fatto con «uno stile di comunione ecclesiale» testimoniata anche dalla «consultazione previa che ha voluto avere a Roma con i presidenti delle Conferenze episcopali che erano seriamente interessati a tale problematica». E in quella occasione «tutti, senza eccezione, hanno dichiarato, con piena convinzione, per l’obbedienza della Chiesa al Signore, che essa non possiede la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale». Ladaria infine ricorda gli interventi di Benedetto XVI di sostegno alla dottrina tradizionale, rimarcando come lo stesso papa Francesco ha fatto lo stesso. Nel paragrafo 104 dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium («Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo sposo che si consegna nell’Eucaristia»), invitando a non interpretare questa dottrina come espressione di potere, ma di servizio, in modo che si percepisca meglio l’uguale dignità di uomini e donne nell’unico corpo di Cristo. E nella conferenza stampa, durante il volo di ritorno dal viaggio apostolico in Svezia, il 1° novembre 2016, quando il Pontefice regnante ha ribadito: «Sull’ordinazione di donne nella Chiesa cattolica, l’ultima parola chiara è stata data da san Giovanni Paolo II, e questa rimane».

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