domenica 1 luglio 2018
A colloquio con il prete ambrosiano che ha fondato Radio Maria e Radio Mater. «Vogliamo timbrare le famiglie di divino col nostro palinsesto»
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Potrebbe, con l’immancabile talare ambrosiana dai cinque bottoni, essere l’icona del sacerdote brianzolo di un tempo. Ma se mai si nominasse sul campo un parroco dei giornalisti, non potrebbe che essere don Mario Galbiati. Dopo oratorio e parrocchia, a 88 anni di cui 65 da sacerdote – il 28 giugno l’anniversario dell’ordinazione ricevuta dalle mani del cardinale arcivescovo Ildefonso Schuster – questo anziano prete che ha vissuto «tutto il ministero in soli tre chilometri» fra Arcellasco e Albavilla sulle colline di Erba (Como), da 35 anni ormai ha fatto dell’etere la sua casa e la sua missione. Per capirne l’autenticità, bisogna aver avuto la fortuna di aver visitato almeno una volta i primissimi studi di Radio Mater, quelli di Arcellasco di Erba: due regie e dei microfoni in un paio di stanzette rubate – in un connubio inscindibile fra radio e vita – a quella che doveva essere, proprio di fronte alla chiesa di San Pietro e Paolo, “la casa del parroco in pensione”.

Una storia che profuma di parrocchia e semplice fede popolare, sempre attraversata da una viscerale devozione a Maria «imparata in famiglia». L’irruente scelta di essere prete fu urlata in malo modo ai genitori a soli 11 anni, una sera dopo cena prima di correre in chiesa a recitare il Rosario: «E io voglio andare in Seminario!». «Se questo è il tuo desiderio, siamo disposti a qualsiasi sacrificio per aiutarti a realizzarlo...», la risposta a sera tarda nella casa di corte a Sant’Albino di Monza.

Era quello – si può osare scriverlo dopo più di 70 anni – pure un desiderio di Dio. «La Madonna, io non c’entro niente. La Madonna ha preso in mano il mio sacerdozio, lo ha guidato sempre Lei», spiega don Mario guardandoti dritto negli occhi. Vocazione al sacerdozio, ma anche alla radio. Dieci anni prima che il cardinale Carlo Maria Martini scrivesse Il lembo del mantello – la storica lettera pastorale su Chiesa e mass media – don Mario agitava insonne la sua veste per raggiungere tutti nella missione cittadina di Erba. «Ho sentito l’impulso di far sentire la predicazione dei missionari anche ai malati nelle case: una antenna sul campanile». In un ufficetto sotto la canonica era nata Radio Maria, inaugurata il 19 febbraio del 1983 dal prevosto don Aldo Pozzi. «La spegniamo, la radio, o continuiamo?», la domanda di don Mario qualche mese dopo in Consiglio pastorale, dopo che tutti erano andati dal parroco a esprimere la loro soddisfazione. Inutile scrivere quale fu la risposta: iniziarono a trasmettere le Messe, i Rosari, le catechesi e, «prima ancora delle radio commerciali, le telefonate in diretta da casa. Tutto questo per timbrare di divino le famiglie». La radio, come voce spirituale di una comunità «che si lega e diventa una bella famiglia». Il sogno era, grazie alla radio, di costruire la “Casa di Maria”.

Un sogno ardito e costoso, che è sembrato dover svanire per un «temporale umano» che estromise don Mario Galbiati dalla sua prima emittente. La forza di ripartire, a 64 anni, con le tasche completamente vuote e, negli anni, con il fisico minato dalla tre dialisi alla settimana. La forza di ripartire, di ricominciare perché «se il tuo carisma è la radio, mi disse in quei giorni la Chiesa, allora fanne un’altra». L’11 febbraio 1994 – giorno dell’apparizione a Lourdes – l’assegnazione da parte del ministero della nuova frequenza per Radio Mater dopo che una parrocchia di Milano aveva rinunciato alla sua. Una nuova rincorsa, un dono sempre messo alla prova, con quelle tasche vuote sotto la veste a comprare nuove frequenze e attrezzature, vivendo di Provvidenza fatta di donazioni degli ascoltatori e dell’aiuto di volontari. Un gioco di squadra, perché don Mario – il primo presidente e allenatore, nel 1954, della Pallacanestro Albavilla – ha saputo anche passare la palla e il microfono ad altri. Ma forse, a maggior ragione ora che le frequenze sono diventate nazionali e la sua voce arriva in tutta Italia, per capire appieno don Mario bisogna ascoltarlo predicare alla Messa del pomeriggio o nella catechesi del giovedì sera. Parole semplici, ma dette con forza sorprendente che fa vibrare la voce nel profondo, mentre, assieme alle mani, tutto trema. Passione autentica che commuove. Come quando dice, guardandoti di nuovo negli occhi: «Ho perdonato tutti. Li metto nella preghiera ogni giorno. Non è stato facile». Gli occhi di don Mario, dello stesso azzurro degli occhi della statua della Madonna nella cappellina della nuova “Casa di Maria” inaugurata ad Albavilla.

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