sabato 12 settembre 2020
La tradizionale Colletta, prevista per il Venerdì Santo, a causa del Covid è stata rinviata. Il cardinale Sandri: la preoccupazione più grande è salvaguardare la presenza cristiana nella regione
Una processione del Venerdì Santo nella città vecchia, a Gerusalemme

Una processione del Venerdì Santo nella città vecchia, a Gerusalemme - Archivio Ansa

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Come tante volte in questo anno strano, a decidere la data è stata la pandemia. Prevista come di consueto per il Venerdì Santo, nel 2020 lo scorso 10 aprile, la Chiesa celebra in realtà domenica 13 settembre la Colletta per la Terra Santa. Significa che in tutte le comunità del mondo, da quelle piccole di periferia alle più sterminate nel cuore delle grandi metropoli, i fedeli sono invitati a sostenere i cristiani che abitano i luoghi che per primi hanno ricevuto l’annuncio di Gesù durante la sua vita terrena.

Le strade, i villaggi, le case in cui Cristo «ha compiuto l’opera della nostra redenzione». Un gesto diventato tradizione ma che in questo periodo assume ancora di più il sapore della solidarietà autentica. Di fronte al grave aumento di contagi infatti il governo di Israele sta decidendo se approvare un nuovi blocchi totale e il giorno scelto per il rinvio rimanda una volta di più alle sofferenze che da decenni insanguinano questi territori.


Nel giorno della colletta, in tutte le chiese e oratori insieme alle particolari preghiere
per i fratelli della Chiesa di Terra Santa, si raccoglie un’offerta a loro destinata
Le offerte dei fedeli vanno versate dai parroci e dai rettori delle chiese al proprio vescovo
il quale le consegnerà al Commissario di Terra Santa più vicino
Ma si può anche versare direttamente al Commissariato del proprio territorio che si può conoscere consultando il link https://www.collettavenerdisanto.it/commissariati-di-terra-santa/.


L’idea di spostare la Colletta alla domenica più vicina alla festa dell’Esaltazione della Croce che è il 14 settembre e alla celebrazione di Maria Addolorata del giorno dopo, ci è parsa «di grande significato – spiega al Sir il cardinale Leonardo Sandri prefetto della Congregazione per le Chiese orientali – perché la Croce di Gesù e il suo calvario del Venerdì Santo ci rimandano alle nostra comunità in Terra Santa e in Medio Oriente».

Promossa nelle caratteristiche attuali da Paolo VI con l’Esortazione apostolica “Nobis in animo” del 1974 e poi sostenuta con slancio dai suoi successori, la Colletta – scrive papa Montini – è un sostegno, un aiuto «affinché quella Comunità cristiana bimillenaria nella sua origine e nella sua permanenza in Palestina, possa sopravvivere ed anzi consolidare la propria presenza in maniera attiva ed operante anche al servizio delle altre Comunità con cui deve convivere». Di qui la necessità «che i cristiani di tutto il mondo si mostrino generosi, facendo affluire alla Chiesa di Gerusalemme la carità delle loro preghiere, il calore della loro comprensione ed il segno tangibile della loro solidarietà».


Voluta nella forma attuale da Paolo VI è un modo concreto per aiutare la cura dei luoghi
della vita terrena di Gesù e sostenere l’azione pastorale nelle comunità affidate alla Custodia
Servizi che la pandemia ha reso più urgenti

Quest’anno, in particolare, come nell’immediato passato, la preoccupazione più grande, osserva Sandri, riguarda la sopravvivenza dei cristiani nella regione, alla luce di un esodo forzato, che continua, dovuto a guerre, tensioni, persecuzioni. «La Chiesa – sottolinea il porporato nell’appello per la Colletta diffuso lo scorso 4 marzo – continua a operare per la salvaguardia della presenza cristiana e per dar voce a chi non ne ha. Lo fa certamente sul versante pastorale e liturgico, che è fondamentale per la vita delle nostre piccole comunità. Ma continua ad impegnarsi in modo serio anche per provvedere a un’educazione di qualità attraverso le scuole, che sono fondamentali per salvaguardare l’identità cristiana e per costruire una convivenza fraterna specialmente con i musulmani, secondo le indicazioni contenute nella “Dichiarazione di Abu Dhabi”».

E proprio il richiamo al documento firmato il 4 febbraio 2019 dal Papa e dal grande imam di al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, mentre si aspetta l’enciclica non a caso intitolata “Fratelli tutti”, dà il senso a un gesto di solidarietà quanto mai significativo e se si vuole controcorrente nel tempo del Covid-19.

Una domanda infatti può venire spontanea: perché pensare alla Terra Santa mentre l’Occidente è alle prese con una crisi devastante, che consuma posti di lavoro e famiglie? La risposta è nel Vangelo di Gesù nel suo caricarsi sulle spalle i dolori e le angosce di ciascuno di noi, a cominciare dai più poveri, dagli ultimi. Sofferenze che il Pontefice ha raccolto nella preghiera conclusiva della Via Crucis al Colosseo del 19 aprile 2019: «Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo: la croce delle persone affamate di pane e di amore; la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti; la croce delle persone assetate di giustizia e di pace; la croce delle persone che non hanno il conforto della fede; la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine (...)». La condivisione del dolore che diventa preghiera dunque, che si traduce in solidarietà concreta, nel solco dell’autentica fraternità, da membri della stessa famiglia umana. Grazie alla Colletta – spiega padre Francesco Patton custode di Terra Santa – noi possiamo continuare a prenderci cura dei Luoghi Santi della cristianità, dal Santo Sepolcro alla Basilica della Natività, ai santuari meno noti; possiamo sostenere l’azione pastorale delle parrocchie a noi affidate; possiamo garantire un’istruzione e un’educazione di qualità a più di 10 mila studenti che frequentano le nostre scuole; possiamo aiutare le giovani famiglie a trovare una casa; possiamo assistere i lavoratori migranti cristiani a sentirsi accolti anche se lontani dalla loro patria; possiamo stare accanto alle popolazioni colpite dalla guerra in Siria e ai rifugiati sparsi ormai nei vari Paesi in cui ci troviamo a vivere la nostra missione».

Ecco come versare

Nel giorno della colletta, normalmente il Venerdì Santo in tutte le chiese e oratori insieme alle particolari preghiere per i fratelli della Chiesa di Terra Santa, si raccoglie un’offerta a loro destinata. Sarà naturalmente necessaria un’attenta informazione sulla destinazione di quanto devoluto. Le offerte vanno versate dai parroci e dai rettori delle chiese al proprio vescovo il quale le consegnerà al Commissario di Terra Santa più vicino. Ma si può anche versare direttamente al Commissariato del proprio territorio che si può conoscere consultando il link https://www.collettavenerdisanto.it/commissariati-di-terra-santa/.

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