mercoledì 29 aprile 2020
Sull’esempio del frate santo, che «di fronte alla sofferenza e all’incomprensione non ha mai cessato di fidarsi dei suoi pastori e soprattutto ha sempre amato la Chiesa
l Santuario di Santa Maria della Grottella a Copertino

l Santuario di Santa Maria della Grottella a Copertino - Dal sito del Santuario

COMMENTA E CONDIVIDI

Ancora una volta il Rosario per l’Italia fa tappa in un Santuario mariano del Sud. Sarà infatti quello di Santa Maria della Grottella a Copertino, nella diocesi di Nardò-Gallipoli, a ospitare la recita del Rosario promosso dai Media Cei d’intesa con la Segreteria generale della Cei e trasmesso alle 21 su Tv2000 e da InBluradio. E per la seconda volta si tratta di un Santuario in una regione che si affaccia sul mar Adriatico. Un Rosario che avrà in san Giuseppe da Copertino, francescano, «la guida» spiega il vescovo di Nardò-Gallipoli, Fernando Filograna.

Eccellenza, cosa significa per la sua Chiesa questo appuntamento?
Certamente è un momento importante che ci da la possibilità ulteriore di pregare e far conoscere, attraverso la devozione alla Madonna della Grottella, la fede genuina del nostro popolo fatta anche di devozioni che hanno radi- ci antichissime che guardano ad oriente.

Anche in Puglia la devozione mariana ha un forte seguito. Cosa rappresenta il Santuario, nel quale sarà recitato il Rosario, per i fedeli pugliesi?
Come ogni Santuario mariano, anche quello della Madonna della Grottella rappresenta l’affetto per il popolo santo di Dio verso la Madre celeste. Qui si sperimenta la forza dell’affidamento a Maria e la medicina della Misericordia di Dio che per tramite di Maria raggiunge i cuori di ogni persona che qui viene per trovare la pace.

Il vescovo Filograna

Il vescovo Filograna - .

Copertino è la città legata a san Giuseppe da Copertino, che qui nacque e visse parte della sua vita. Può spiegarci il legame tra questo santo popolare e la devozione a Maria?
La grande devozione mariana di san Giuseppe affonda le sue radici nell’episodio di guarigione da un tumore in tenera età per intervento della Madonna della Grazia di Galatone, nel cui Santuario Giuseppe era stato portato dalla mamma. In seguito, vivendo presso il convento della Grottella, Giuseppe si rifugiava spesso presso l’icona della Madonna, li pregava incessantemente, si flagellava e andava spesso anche in estasi, rapito dall’amore per la Vergine Santa, che considerava davvero come la Mamma celeste. Questo amore viscerale nei confronti di Maria egli lo trasmetteva, poi, a tutti coloro che incontrava anche attraverso delle brevi preghiere o composizioni in onore della Madonna, semplici, ma nello stesso tempo ricche di devozione autentica.


Sull’esempio del frate santo, che «di fronte alla sofferenza e all’incomprensione non ha mai cessato di fidarsi dei suoi pastori e soprattutto ha sempre amato la Chiesa, vorrei che si riscoprisse proprio il dono della docilità e dell’obbedienza» Il vescovo Filograna

Anche la sua diocesi sta vivendo questo momento di emergenza sanitaria, che comporta anche sacrifici dal punto di vista della vita religiosa. Come Chiesa locale cosa siete riusciti a mettere in campo?
Non c’è dubbio che il periodo storico che stiamo vivendo ci pone davanti tanti interrogativi. La diocesi di Nardò-Gallipoli ha attivato diverse esperienze anche grazie alle parrocchie. Se da una parte è venuta meno l’esperienza “fisica” della comunità, dall’altra grazie ai social non si è fermata l’azione pastorale. Non solo, quindi, la Messa in streaming, ma anche momenti di incontro 'virtuale' per i gruppi, dai bambini agli adulti, avendo come punto di forza giovani e giovanissimi che della comunicazione sono campioni. Non solo l’esperienza liturgica è stata rimodulata ma soprattutto la pastorale della carità, altro polmone della vita della Chiesa sta percorrendo vie nuove.

Ogni tappa di questo pellegrinaggio mariano ha avuto una propria caratteristica. Quale le piacerebbe si diffondesse dal Santuario di Santa Maria della Grottella?
San Giuseppe è stato il santo della docilità e dell’obbedienza. Anche di fronte alla sofferenza e all’incomprensione non ha mai cessato di fidarsi dei suoi pastori e soprattutto ha sempre amato la Chiesa. Vorrei che si riscoprisse proprio il dono della docilità e dell’obbedienza. Vedo e percepisco troppo livore, troppa frenesia nel voler esprimere a tutti i costi il proprio parere anche su questioni in cui non si hanno competenze. Si sentono e leggono attacchi sempre più pesanti contro la persona del Santo Padre, per esempio, troppo spesso, provenienti proprio da battezzati e, ancor più grave, da consacrati. Lo spessore della carità, della speranza e della fede di san Giuseppe è proprio la sua obbedienza e la sua accoglienza di tutte le prove che ha dovuto superare. Dio, l’ha sempre ricompensato con la consolazione della preghiera delle persone che amavano il nostro santo. Ecco, vorrei che da qui partisse il messaggio che con l’obbedienza e con la perseveranza possiamo progredire tutti nella santità. Obbedienza alla nostra vocazione di figli di Dio e perseveranza nella realizzazione del Regno di Dio, ciascuno nel posto in cui Dio lo ha chiamato.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: