sabato 24 luglio 2021
Non chiedono la vittoria ma di essere custoditi. Tanti però, dopo un successo, ringraziano il cielo. La preghiera del campione di pallavolo rimasto paralizzato per un incidente in allenamento
Casa Italia, quartier generale della rappresentativa azzurra a Tokyo

Casa Italia, quartier generale della rappresentativa azzurra a Tokyo - Ansa

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Alle Olimpiadi, ma agli ultimi Europei di calcio era ancora più evidente, ci sono tanti atleti che prima di un momento importante si fanno il segno della croce. Altri, invece, inginocchiati, alzano le braccia e gli occhi al cielo chiedendo aiuto. Difficile dire se siano gesti di vera fede o abitudini portafortuna, e certo non tocca a noi stabilirlo. Quello che possiamo fare è andare a scoprire qualcuna tra le più popolari preghiere degli atleti. Risulterà chiaro allora come in nessuna si domandi la vittoria, una richiesta francamente fuori luogo, anche se il successo rappresenta il primo pensiero di chi fa sport agonistico. A pari merito con la paura di farsi male.

La più classica tra le preghiere dell’atleta è breve e molto semplice. Un piccolo-grande atto di affidamento che troviamo sul sito del Pontificio Consiglio della cultura:
Signore, sii per me
allenatore, dirigente, medico,
maestro di vita.
Signore, sii per me compagno di squadra,
giudice di gara, amico.
Perchè tu sei il Signore.
Tu mi capisci e mi valorizzi.
A te affido la mia vita.
Aiutami, oggi e sempre.

Come molti sanno Giovanni Paolo II amava molto lo sport, andava in montagna e nuotava bene. Tanto che qualche giornalista volle simpaticamente chiamarlo anche “atleta di Dio”. Per il Giubileo dello sportivo, il 29 ottobre 2000, papa Wojtyla compose questa bellissima invocazione:
Signore Gesù Cristo,
aiuta questi atleti ad essere tuoi amici
e testimoni del tuo amore.
Aiutali a porre nell’ascesi pastorale
lo stesso impegno che mettono nello sport.
Aiutali a realizzare un’armonica e coerente
unità di corpo e anima.
Possano essere, per quanti li ammirano,
validi modelli da imitare.
Aiutali ad essere sempre atleti nello spirito,
per ottenere il tuo inestimabile premio:
una corona che non appassisce mai e che dura in eterno.
Amen

Guardandoli in tv gli atleti ci paiono tutti giovani e forti, Per questo rimaniamo particolarmente turbati quando uno di loro subisce un grave incidente. È il caso di Kirk Kilgour, pallavolista statunitense, campione d’Italia con l’Ariccia volley nella stagione 1974-75 e poi costretto sulla sedia a rotelle da un infortunio in allenamento. Una terribile vicenda cui seppe reagire con la forza della fede. Tanto da scrivere questa struggente, magnifica preghiera:

L'Ariccia volley, la squadra in cui giocava Kirk Kilgour

L'Ariccia volley, la squadra in cui giocava Kirk Kilgour - Wiki Commons


Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi;
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse salute per realizzare grandi imprese;
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita perché io potessi apprezzare tutto.
Signore non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che io ho.

Fin qui dunque alcune delle preghiere ad hoc più conosciute. Ma molti degli atleti olimpici, ne siamo certi, nella solitudine del mattino presto o la sera prima di dormire affidano le loro giornate e le persone che hanno nel cuore a un Padre Nostro o una tenerissima Ave Maria. Come in fondo spesso facciamo anche noi. Quando il pensiero diventa preghiera.

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