giovedì 29 giugno 2023
Il vescovo luterano Bedford-Strohm racconta il progetto del Consiglio ecumenico delle Chiese. «Il Papa sostiene l'iniziativa di dialogo ecclesiale fra Mosca e Kiev ipotizzata a ottobre a Ginevra»
A Bucha, davanti al sacrario della fossa comune, la preghiera ecumenica con la delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese in "missione di pace" in Ucraina

A Bucha, davanti al sacrario della fossa comune, la preghiera ecumenica con la delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese in "missione di pace" in Ucraina - Wcc

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«Ciascuno ha i propri canali. Ma l’obiettivo è lo stesso: contribuire come Chiese a fermare la guerra in Ucraina». Il vescovo Heinrich Bedford-Strohm segue con attenzione la missione del cardinale Matteo Zuppi che prima è stato a Kiev e ora è a Mosca. È il percorso che ha fatto a maggio anche una delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese di cui Bedford-Strohm è moderatore. Prima nella capitale ucraina, poi in quella russa. «Per riavvicinare le comunità cristiane che la guerra ha diviso. Ed è uno scandalo», avverte il pastore della Chiesa evangelica luterana in Baviera. Con il patriarca russo Kirill che ha benedetto l’invasione. E le due Chiese ortodosse in Ucraina ai ferri corti che si accusano di vicinanza al nemico o di accaparramento dei fedeli.

A sinistra il vescovo Heinrich Bedford, moderatore del Consiglio ecumenico delle Chiese, durante la visita a Kiev a maggio

A sinistra il vescovo Heinrich Bedford, moderatore del Consiglio ecumenico delle Chiese, durante la visita a Kiev a maggio - Ukrainian Orthodox Church

È una mediazione religiosa e umanitaria quella che propone Zuppi a nome del Papa. È, invece, tutta di stampo ecclesiale la “missione di pace” voluta dell’organismo che riunisce oltre trecento denominazioni cristiane, per lo più ortodosse e protestanti, fra cui quelle dei due Paesi in conflitto. «Siamo convinti che un cammino di riconciliazione possa partire dalle Chiese e poi irradiarsi fuori delle nostre mure», racconta il vescovo tedesco. Prima della “doppia” visita, Bedford-Strohm e il segretario generale del Consiglio ecumenico, il pastore presbiteriano sudafricano Jerry Pillay, sono stati ricevuti in udienza da Francesco. «Al Papa abbiamo presentato il progetto. Lui ci ha incoraggiati. La nostra iniziativa e quella del Pontefice vanno di pari passo», sottolinea Bedford-Strohm. E aggiunge: «Guardiamo con fiducia a ciò che sta facendo il cardinale Zuppi e gli auguriamo ogni benedizione. L’impegno vaticano e quello nostro mostrano lo sforzo delle Chiese a costruire ponti».

A Mosca, lo scorso maggio, l'incontro fra il patriarca russo Kirill e la delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese in 'missione di pace'

A Mosca, lo scorso maggio, l'incontro fra il patriarca russo Kirill e la delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese in "missione di pace" - Russian Orthodox Church

Eccellenza, anche il Consiglio ecumenico delle Chiese ha incontrato a Mosca il patriarca Kirill. La Chiesa di Mosca è la maggiore comunità ortodossa del Consiglio. Ci sono aperture?

Nel lungo colloquio abbiamo trovato disponibilità al dialogo. Ma il dialogo fra le Chiese ha fondamenta diverse rispetto a quello politico. Certo, come Consiglio ecumenico non abbiamo una posizione di neutralità rispetto alla guerra. Abbiamo detto chiaramente che è un’invasione russa, che è immorale e che la religione non va usata per giustificare il conflitto. Tuttavia vogliamo anche gettare semi per trovare vie d’uscita: anche di questo abbiamo discusso.

La delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese a Mosca per la 'missione di pace'

La delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese a Mosca per la "missione di pace" - Wcc

Nel recente messaggio che vi ha inviato Kirill per il 75° di fondazione, il patriarca chiede di prevenire un’escalation e di porre fine allo spargimento di sangue. Un cambio di mentalità?

Sono persuaso che non servano prese di posizione ideologiche, ma occasioni di confronto. Solo così saranno possibili progressi. Tutti, ad esempio, vorremmo contribuire a dirimere questioni politiche che sono proprie di un negoziato fra i governi. Ma come Chiese possiamo ribadire insieme che non è tollerabile lanciare missili sulla popolazione. Ed è un modo per concorrere a far tacere le armi.

In Ucraina le tensioni fra le due Chiese ortodosse si traducono in scontri davanti ai luoghi di culto, imputazioni di collaborazionismo, espulsioni di sacerdoti, invasione di templi e monasteri.

Quando siamo andati a Kiev, abbiamo parlato con i capi delle Chiese. E gli esiti sono stati promettenti. Abbiamo due Chiese ortodosse alle prese con il passaggio di fedeli e parrocchie da una all’altra. Il tema è come ciò avviene: con la forza? sotto l’influenza del governo? con la violazione dei luoghi di culto? Il primo punto è dire “no” alla violenza. Poi occorre trovare meccanismi condivisi che regolino i trasferimenti.

A Bucha la delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese in 'missione di pace' in Ucraina

A Bucha la delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese in "missione di pace" in Ucraina - Wcc

Avete lanciato un summit che riunisca i vertici delle Chiese di Ucraina e Russia. Un negoziato ecclesiale?

Abbiamo proposto al patriarcato di Mosca e alle due Chiese ortodosse in Ucraina una tavola rotonda. L’abbiamo illustrata anche a papa Francesco durante il nostro incontro e vorremmo che una rappresentanza vaticana possa prendere parte ai lavori.

C’è disponibilità nei due Paesi in guerra?

I segnali scaturiti dalle tappe a Kiev e Mosca sono positivi. Ho appena incontrato una delegazione di Mosca che ha ribadito la volontà di dialogare. Abbiamo scritto alle Chiese e attendiamo le risposte dopo un confronto con le rispettive comunità. L’ipotesi è che l’incontro si tenga in ottobre a Ginevra, sede del Consiglio e terreno neutro, ma siamo disponibili ad altre opzioni. Tre sono le giornate in cui dovrebbe svolgersi l’appuntamento: la prima di confronto con il patriarcato di Mosca; la seconda con le Chiese dell’Ucraina; la terza di dialogo congiunto. Se andasse in porto, sarà necessario coinvolgere le reti diplomatiche dei diversi Stati e garantire la sicurezza di spostamento dei vari gruppi di partecipanti. Non possiamo non provarci. E mettiamo tutto nelle mani di Dio.

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