domenica 6 giugno 2021
Le reazioni dell'episcopato dopo le dimissioni del cardinale dalla guida dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Il teologo Toniolo: «Guardare all’emorragia di fedeli»
Un’immagine della Cattedrale di Monaco di Baviera e il cardinale Reinhard Marx

Un’immagine della Cattedrale di Monaco di Baviera e il cardinale Reinhard Marx

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Nel settembre 2018 i vescovi tedeschi si riunirono per la loro assemblea plenaria a Fulda. All’ordine del giorno la pubblicazione del rapporto indipendente su 68 anni di abusi sessuali nella Chiesa. Alla conferenza stampa finale la giornalista Christiane Florin, della Deutschlandfunk, pose al cardinale Reinhard Marx una domanda: «Ci sono più di 60 vescovi riuniti qui. Ce n’è stato almeno uno che ha avvertito un senso di colpa tale da dire “non posso più continuare il mio ufficio?”».

La risposta dell’allora presidente della Conferenza episcopale fu uno spontaneo e secco «no». L’episodio, rievocato da Marx nel commento alla lettera con cui ha offerto le dimissioni al Papa, è stato ripreso anche dal quotidiano nazionale che ha sede a Monaco, la Süddeutsche Zeitung, che nonostante la linea liberal-progressista non è mai stato troppo tenero con Marx. E continua a non esserlo, parlando del gesto del cardinale quasi come un atto dovuto, non perdendo l’occasione per ricordare che è attesa la pubblicazione dell’indagine sugli abusi nella diocesi di Monaco a opera dello studio di avvocati Westpfahl Spilker Wastl e che le associazioni delle vittime di abusi della diocesi di Treviri continuano a sollevare sospetti e accuse su Marx, che fu vescovo lì. Insomma, i media tedeschi plaudono alle dimissioni ma non abbassano i toni sul tema degli abusi.


Hollerich (Comece): «Decisione che rispecchia la serietà che ha sempre caratterizzato l’attività pastorale del porporato». I media plaudono ma non abbassano i toni
e attendono indagini indipendenti

Le reazioni alla notizia delle dimissioni, venerdì, sono state innumerevoli in Germania. L’espressione più ricorrente tra i rappresentanti ecclesiali, dal presidente della Conferenza episcopale e vescovo di Limburg Georg Bätzing, al vescovo di Osnabrück Franz-Josef Bode, a un pastore vicinissimo a Marx come l’attuale vescovo di Treviri Stephan Ackermann, è stata «grande rispetto». Così anche padre Hans Zollner, presidente di quel Centro per la protezione dei minori della Gregoriana a Roma che Marx e l’arcidiocesi bavarese hanno da sempre finanziato e sostenuto, o il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), per cui, appunto, «la decisione del cardinale deve essere il risultato di una profonda e coraggiosa riflessione interiore» e «rispecchia la serietà che ha sempre caratterizzato la sua attività pastorale».

È toccato ai laici oltrepassare la linea della correttezza diplomatica. Per Thomas Sternberg, presidente del del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), «se ne va quello sbagliato»: un riferimento caustico al cardinale e arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki, visto come l’oppositore per eccellenza della linea Marx all’interno dell’episcopato, soprattutto in merito al Cammino sinodale in corso, e oggetto da mesi di una campagna mediatica martellante in merito alla gestione di due casi di sacerdoti abusatori, anche se i risultati di una recente indagine indipendente lo hanno scagionato. Woelki di cui ora si chiedono le dimissioni con ancora più forza, mentre è in corso una visita apostolica a Colonia. E a proposito di vescovi non sulla linea Marx: venerdì, mentre esplodeva il caso delle dimissioni del pastore di Monaco, il Papa ha ricevuto in udienza il vescovo di Passau Stefan Oster, uno dei più decisi critici del Cammino sinodale. «La Chiesa tedesca sta vivendo una grande prova», dice ad Avvenire don Andrea Toniolo, preside della Facoltà teologica del Triveneto e buon conoscitore del cattolicesimo di Germania.

Lontano dall’occhio del ciclone, il teologo padovano invita a considerare un dato: «Ogni anno dalla Chiesa tedesca se ne vanno 200mila fedeli. È un’emorragia continua. Ogni giorno un sacerdote ha a che fare con persone che chiedono di essere cancellate dal registro e di non pagare la tassa ecclesiastica. È molto faticoso. Insieme a questo c’è una crisi di credibilità legato al tema degli abusi. La Chiesa è da anni nel mirino a questo riguardo, nonostante stia compiendo un’operazione di verità sul suo passato, con indagini indipendenti nei propri archivi, che da noi non c’è stata. Sicuramente gioca un ruolo un anticattolicesimo strisciante nel Paese». Su tutto resta comunque una domanda: è giusto che un cardinale che non ha colpe dirette, personali, si dimetta come ha fatto Marx? «Difficile rispondere – commenta don Toniolo – una persona come Marx non compie un gesto così senza motivazioni profonde. Nella sua lettera al Papa parla anche di “errori personali”, non va dimenticato. D’altra parte, seguendo il ragionamento del cardinale, tutti i vescovi tedeschi dovrebbero allora dimettersi, il che lascia perplessi».

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