lunedì 1 aprile 2024
Molti non sentono il clima di festa. Per loro la testimonianza della monaca ortodossa Mat' Marija. Tonino Bello invece guarda alle prime testimoni del Risorto: la morte non avrà più presa su di noi
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Siamo al Lunedì di Pasqua, per il cristiano la festa delle feste. Non tutti però riescono a respirare il clima gioioso di questo periodo. Malattie, problemi di lavoro, preoccupazioni familiari, solitudine, rischiano di ancorare tante persone al buio del Venerdì Santo, senza che gli occhi del cuore riescano a proiettarsi sulla Risurrezione. Un’esperienza vissuta da tanti testimoni della fede, il cui vissuto ci aiuta però a vedere oltre, ad andare alla luce che ci aspetta anche al fondo della galleria più buia. Come Mat’ Marija Skobcova (1891-1945) monaca ortodossa di origine lettone ma trasferitasi giovanissima in Russia che morì nel campo di concentramento nazista di Ravensbrück prendendo il posto di una compagnia di prigionia. Così scriveva nel suo Diario:

“Ci sono due modi di vivere:
camminare sulla terra ferma
facendo solo ciò che è giusto e rispettabile,
e così misurare, soppesare, prevedere.
Ma si può anche camminare sulle acque.
E allora non si può misurare e prevedere,
ma bisogna solo credere incessantemente.
Un istante di incredulità e s’incomincia ad affondare”.

Guarda invece alle donne di Pasqua (perché Gesù sceglie le donne come prime testimoni della sua Risurrezione) il venerabile Antonio, “Tonino” Bello (1935-1993). E come sempre la preghiera del vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ha il tono e il passo della poesia.

“O Signore risorto,
donaci di fare l’esperienza
delle donne il mattino di Pasqua.
Esse hanno visto
Il trionfo del vincitore,
ma non hanno sperimentato
la sconfitta dell’avversario.
Solo tu puoi assicurare
che la morte
è stata vinta davvero.
Donaci la certezza
che la morte
non avrà più presa su di noi.
Che le ingiustizie dei popoli
hanno i giorni contati.
Che le lacrime di tutte
le vittime della violenza
e del dolore
saranno prosciugate
come la brina dal sole
della primavera.
Strappaci dal volto,
ti preghiamo, o dolce Risorto,
il sudario della disperazione
e arrotola per sempre.
In un angolo, le bende
del nostro peccato.
Donaci un po’ di pace.
Preservaci dall’egoismo.
Accresci le nostre riserve di coraggio.
Raddoppia le nostre
provviste d’amore.
Spogliaci, Signore,
da ogni ombra di arroganza.
Rivestici dei panni della misericordia,
e della dolcezza.
Donaci un futuro
pieno di grazia e di luce
e di incontenibile
amore per la vita.
Aiutaci a spendere per te,
tutto quello che abbiamo
e che siamo
per stabilire sulla terra
la civiltà della verità e dell’amore
secondo il desiderio di Dio”.


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