sabato 14 ottobre 2023
Ogni vescovo e ogni delegato, laico o consacrato, porta con sé il popolo al quale appartiene. E si chiede come coniugare l'attenzione alla realtà locale col contributo al cammino della Chiesa intera
Parlare all’Assemblea con uno sguardo universale
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La geografia della Chiesa è grande quanto il mondo, per questo può chiamarsi realmente cattolica. Al Sinodo questa universalità si presenta come una straordinaria ricchezza umana e storica. In gruppo o nella riunione generale, le parole che si pronunciano dimostrano quanto sia presente la consapevolezza della complessità multiculturale, multietnica e multireligiosa del nostro mondo, che impegna la Chiesa in una rinnovata missione evangelizzatrice.

Ogni contributo al dibattito è come se si misurasse con una domanda: come posso mantenere alta l’attenzione al percorso della mia realtà locale e, allo stesso tempo, contribuire al cammino della Chiesa universale? Non è una strategia metodologica o un gioco da equilibrista, piuttosto è la conferma che nella Chiesa locale si fa presente tutta la Chiesa universale, come afferma il Concilio Vaticano II. Ogni vescovo, come ogni delegato, laico o consacrato, al Sinodo porta con sé il popolo al quale appartiene, che ama col suo servizio, anche quando ha coscienza delle ferite da risanare e del cammino da compiere per annunciare il Vangelo.

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