martedì 24 giugno 2014
Omelia dell'arcivescovo di Genova e presidente della Cei nella solennità di san Giovanni Battista: «Non dobbiamo comunque temere: vivere insieme è possibile; sognare insieme il futuro è possibile»
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“Senza lavoro e famiglia l’uomo non sa più chi è, si trova smarrito e vagabondo.”. Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata oggi pomeriggio, solennità di san Giovanni Battista, al termine della Processione e della benedizione del porto e della città. Per il cardinale Bagnasco la nostra è una cultura fatta di “lavoro e famiglia”.Se mancano questi due pilastri “l’uomo può girare il mondo in lungo e in largo, può raccogliere successi e accumulare ricchezze, ma - in fondo al cuore - si sentirà senza terra e patria”. Anche la società quando taglia le proprie radici spirituali e culturali, perde il volto e diventa debole. “Il lavoro - ha proseguito il cardinale - oggi è una terra incerta, e la famiglia è sempre più attaccata dal pensiero unico che la ritiene un ferro vecchio. La si vuole aggiornare - così si dice - rendendo sempre più deboli i legami, dimenticando gli interessi prioritari dei figli che hanno bisogno di un padre e una madre certi e stabili”. Ma così la società “diventerà sempre più debole, in mano a poteri forti”. Invece, per il cardinale, “la società è forte solo se si fonda sulla verità della famiglia com’è sempre stata e da cui veniamo; e se mette in campo tutte le energie per difendere e creare occupazione per tutti. È forte non per escludere ma per includere, non per ritirarsi ma per allargare l’orizzonte in modo intelligente e ordinato”.Infine Bagnasco ha esortato a “non temere”, perché “vivere insieme è possibile; sognare insieme il futuro è possibile; costruire - come muratori esperti - una società che sia casa comune è possibile; non rinnegare ma amare le nostre radici è possibile e saggio”.
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