venerdì 18 giugno 2021
Il pastore ha iniziato a Carate il suo "tour" nei grest estivi diocesani incontrando oltre 450 ragazzi. Don Guidi (Fom): siamo riusciti a personalizzare e migliorare il rapporto con ogni giovane
L'arcivescovo Mario Delpini con un gruppo di ragazzi partecipanti al Grest

L'arcivescovo Mario Delpini con un gruppo di ragazzi partecipanti al Grest - Collaboratori Avvenire

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«Siate audaci, coraggiosi, non accontentatevi del minimo; guardate più in alto, fino a vedere le stelle. Coltivate l’amicizia, quella vera, camminate insieme, lasciandovi guidare da chi conosce la strada».
Raramente si fa silenzio in oratorio, ma per queste parole dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini, i ragazzi de "L’Agorà" di Carate Brianza, si sono fermati, ascoltandolo con quell’attenzione che solo i più giovani sanno riservare a chi gli vuole bene, pur tra gli applausi, i canti, i balli: insomma con tutto quanto fa oratorio e, soprattutto, oratorio feriale.

L’arcivescovo ha visitato ieri l’oratorio di Carate, la prima visita pubblica dopo l’inizio dell’esperienza dei Grest (Gruppo estivo). Una scelta importante, quella della diocesi, che ha voluto confermare l’esperienza degli oratori feriali soprattutto in questo momento di pandemia come presidio di educazione e formazione per i più giovani.

Sono 450 i ragazzi che frequentano "L’Agorà" (erano 1100 negli anni pre-pandemia) ogni giorno. E, così, dopo la preghiera, sono arrivate le domande per il “vescovo Mario”. Un dialogo serrato tra i ragazzi e l’arcivescovo.

La prima domanda è arrivata da Marta che ha concluso la quinta elementare e da poco ricevuto la cresima. «Ci aiuta a capire perché stare con Gesù è una fortuna per la nostra vita?». «Dire di sì al Signore vuol dire impegnarsi, ardere, dare luce, diffondere allegria e avere uno scopo della vita». E, ancora, la risposta alla domanda di Luigi, educatore 18enne, su come tenere viva la tensione della fede. «L’amicizia è la grazia di camminare insieme, ma occorre distinguere tra un’amicizia che è complicità e che non merita di essere desiderata, e quella vera che fa diventare migliori, facendo qualcosa per gli altri. Abbiate il coraggio di desiderare la santità».

Infine, la recita della preghiera che l’arcivescovo - a cui viene è stata donata la maglietta che ha indossato tra gli applausi - ha distribuito a ciascuno. «Una preghiera con le tre domande che ritengo le più importanti: che senso ha la vita; chi è Dio; chi sono io».

Poi, via verso le altre due realtà oratoriane della Comunità pastorale "Spirito Santo" di Carate - a Costa Lambro (per i più piccoli) e ad Albiate - e, sempre nella stessa giornata, la visita agli oratori di Renate, Veduggio e del territorio di Giussano. Solo alcuni dei 1000 oratori estivi che, con il titolo di "Hurrà" e dedicati al tema del gioco e alla sua dimensione educativa, si stanno svolgendo in tutta la Diocesi con una presenza stimata di 40.000 animatori e 150.000 partecipanti.

«Quest’anno organizzarli – spiega don Stefano Guidi, direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi-Fom – è stato meno difficoltoso che nel 2020, ma dovendo fare una proposta, comunque, per un numero inferiore rispetto alla normalità, abbiamo potuto personalizzare e incrementare il rapporto con i ragazzi e questo è molto importante».




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