venerdì 15 dicembre 2017
L'imam di al-Azhar: "Il terrorismo è un cancro, le nazioni devono unirsi per estirparlo. Abbiamo pianto insieme a Francesco nel suo abbraccio ai Rohingya. Spero sia un Natale di fraternità per tutti"
Al-Tayyib: «L'Egitto, terra benedetta da Dio»
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Ha un volto austero il grande imam Ahmad Muhammad al Tayyib. Ma quando parla di papa Francesco, s’illumina e sorride. «Non temo per il futuro del mondo perché, nonostante il male che sembra avere il sopravvento, ci sono persone preziose come il Papa che annunciano la riconciliazione in mezzo alle difficoltà attuali». E oggi una delle “difficoltà” è rappresentata dalla scelta del presidente statunitense Donald Trump di decretare Gerusalemme capitale di Israele. «Da parte nostra dell’islam sunnita nel cuore del Cairo. È lo stesso salone in cui il grande imam ha accolto papa Francesco lo scorso aprile durante la sua visita in Egitto. Senza veti al-Tayyib dialoga sull’ultima fiammata che sta incendiando il Medio Oriente.

«La decisione americana legata a Gerusalemme è già una realtà. La politica mondiale sta facendo ogni sforzo perché tutto ciò possa essere rivisto. E ci addolorano le conseguenze che questa scelta sta avendo». Il riferimento è, secondo al-Tayyib, agli «oltre 1.500 feriti» che si sono registrati negli scontri degli ultimi condanniamo questa decisione», afferma al-Tayyib nella conversazione con una delegazione di giornalisti italiani accompagnati in Egitto dall’Opera Romana Pellegrinaggi. Le sue parole risuonano nel salone al secondo piano dell’università di al-Azhar, il prestigioso centro teologico giorni. Il grande imam usa di nuovo il verbo «addolorato» quando accenna all’attentato terroristico in una moschea a nord del Sinai dove lo scorso 24 novembre si sono avuti oltre trecento morti. Lo stesso sentimento deve avere «chiunque ha un cuore», precisa. Rispondendo a una domanda di Avvenire definisce il terrorismo «un cancro».

E spiega che «la lezione che dobbiamo trarre» anche dall’ultima strage in Egitto è che «gli estremisti non sono musulmani». Eppure – gli chiediamo – c’è chi ammazza in nome di una religione. «Il terrorismo – afferma al-Tayyib – uccide anche i musulmani che con un numero incalcolabile di vittime stanno pagando un prezzo altissimo». Ecco perché, chiarisce subito, «il terrorismo non ha una religione, né una patria». Da qui l’invito a «tutte le nazioni» a «unirsi» contro questa piaga che «sta estendendo le sue influenze negative non solo in Medio Oriente e Asia, ma anche in Occidente come nella vicina Europa». Il grande imam cita ancora il Papa guardando al suo viaggio in Bangladesh e all’abbraccio verso i Rohingya, la minoranza islamica perseguitata nell’ex Birmania. Al-Azhar «ha pianto insieme al Papa», confida il leader religioso ricollegandosi alla presenza del suo “vice” all’incontro durante la visita di Bergoglio. E annuncia che « invierò gli auguri » al Papa per il suo 81° compleanno, fra due giorni.

Più volte il grande imam torna su Francesco. Fin dall’inizio. «Ringrazio il Papa per il suo messaggio di pace che diffonde in tutto il pianeta», osserva la massima autorità sunnita. E con la mente va al viaggio del Pontefice al Cairo. «Quando è venuto qui, ha rivolto pensieri di concordia e amore». Quindi rivela: «Siamo onorati che il Papa abbia lanciato queste parole all’umanità proprio dalla nostra università di al-Azhar».

E il grande imam si dice sicuro che Francesco «ci sostenga» nel cammino di riconciliazione fra le fedi. Non solo. Al-Tayyib ribadisce che i rapporti fra il centro accademico sunnita e la Santa Sede sono molto positivi e auspica che «il dialogo si sviluppi sempre di più». Non solo. Definisce «il Vaticano un posto a noi molto caro». Dalle finestre di al-Azhar si vedono i minareti delle moschee che svettano nel quartiere del Cairo con lo stesso nome dell’università. «Sono fiero di essere egiziano», sostiene il grande imam. Perché, prosegue, «questo Paese è una terra benedetta da Dio». Lo testimonia – dice con forza – «la presenza della Sacra Famiglia di Nazareth che da noi è arrivata» in fuga da Erode. E ciò ne fa una «terra di rifugio e di accoglienza». Inoltre, continua, «in Egitto è successo il miracolo di un profeta che ha parlato con il Signore», ossia Mosè. Per questo al-Tayyib considera il suo Paese una «terra santa» dove «chiunque vi giunge è toccato da Dio». L’ultimo pensiero va ai cristiani e all’imminente Natale. «Spero che sia un Natale di fraternità per tutti e in ogni angolo del mondo», auspica con uno sguardo di rara intensità.

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