Il cardinale Parolin: disumano il 7 ottobre e disumana la guerra a Gaza

di Giacomo Gambassi - Roma
Il segretario di Stato interviene in occasione del secondo anniversario dell'attacco terroristico di Hamas. «Inaccettabile ridurre le vittime a danni collaterali»
October 6, 2025
Il cardinale Parolin: disumano il 7 ottobre e disumana la guerra a Gaza
il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin / ANSA
È stato «disumano» l’attacco «terroristico compiuto da Hamas e da altre milizie contro migliaia di israeliani». E sono «disumane» le conseguenze della «guerra che ne è scaturita» a Gaza. Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, si affida allo stesso aggettivo per descrivere la «brutale violenza» del 7 ottobre di due anni fa e il conflitto «devastante» nella Striscia di Gaza che «ha mietuto decine di migliaia di morti»: oltre 67mila, secondo le autorità palestinesi. Lo fa in una lunga intervista ai media vaticani che viene pubblicata su L’Osservatore Romano ed è firmata da Andrea Tornielli e Roberto Paglialonga. Una conversazione che prende spunto dal secondo anniversario del «massacro indegno», come lo definisce il porporato, contro Israele di fronte al quale «la Santa Sede ha espresso immediatamente la sua totale e ferma condanna, chiedendo subito la liberazione degli ostaggi e manifestando vicinanza alle famiglie colpite».
Un attacco che, però, scatenato la rappresaglia di Tel Aviv diventata con il passare dei mesi «una carneficina», osserva Parolin. E denuncia: «È inaccettabile e ingiustificabile ridurre le persone umane a mere “vittime collaterali”». Come vengono chiamate nei dispacci militari. «Persone uccise – afferma il cardinale – mentre cercavano di raggiungere un tozzo di pane, persone rimaste sepolte sotto le macerie delle loro case, persone bombardate negli ospedali, nelle tendopoli, sfollati costretti a spostarsi da una parte all’altra di quel territorio angusto e sovrappopolato». Secondo il segretario di Stato vaticano, «sembra evidente che la guerra perpetrata dall’esercito israeliano per sconfiggere i miliziani di Hamas non tiene conto che ha davanti una popolazione per lo più inerme e ridotta allo stremo delle forze, in un’area disseminata di case e di palazzi rasi al suolo». Da qui il monito: «È necessario recuperare il senso della ragione, abbandonare la logica cieca dell’odio e della vendetta, rifiutare la violenza come soluzione. È diritto di chi è attaccato difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità».
Domenica, durante l’Angelus, Leone XIV aveva spiegato di valutare con favore «alcuni significativi passi in avanti nelle trattative di pace che auspico possano al più presto raggiungere i risultati sperati». E aveva chiesto a «tutti i responsabili di impegnarsi su questa strada, di cessare il fuoco e di liberare gli ostaggi». Il riferimento era al piano presentato dal presidente statunitense Donald Trump per arrivare a una tregua. «Qualunque piano – aggiunge Parolin – che coinvolga il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone, è da accogliere e sostenere». Ma al tempo stesso il cardinale tiene a far sapere che la comunità internazionale «certamente può fare molto di più rispetto a ciò che sta facendo. Non basta dire che è inaccettabile quanto avviene e poi continuare a permettere che avvenga. C’è da porsi delle serie domande sulla liceità, ad esempio, del continuare a fornire armi che vengono usate a discapito della popolazione civile. Purtroppo, lo abbiamo visto, finora le Nazioni Unite non sono state in grado di fermare» la guerra.
Ancora una volta la Santa Sede invita a distinguere fra le azioni del governo Netanyahu e il “sentire” del mondo ebraico. Già domenica il Papa aveva ribadito l’“equivicinanza” sia al popolo dell’Alleanza, sia a quello palestinese: dal sagrato della Basilica di San Pietro aveva confidato la sua «preoccupazione per l’insorgenza dell’odio antisemita nel mondo, come purtroppo si è visto con l’attentato terroristico a Manchester avvenuto pochi giorni fa»; e contemporaneamente aveva detto di continuare «ad essere addolorato per l’immane sofferenza patita dal popolo palestinese». Anche il cardinale Parolin spiega che ci sono «fake news» e semplificazioni della realtà che portano «ad attribuire agli ebrei in quanto tali la responsabilità per ciò che accade oggi a Gaza. Lo sappiamo che non è così: ci sono anche tante voci di forte dissenso che si levano dal mondo ebraico contro la modalità con cui l’attuale governo israeliano sta operando a Gaza e nel resto della Palestina dove – non dimentichiamolo – l’espansionismo spesso violento dei coloni vuole rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese». E ripete che l’antisemitismo è «un cancro da combattere e da estirpare». Quindi avverte: «Nessun ebreo deve essere attaccato o discriminato in quanto ebreo, nessun palestinese per il fatto di essere tale deve essere attaccato o discriminato perché – come purtroppo si sente dire – “potenziale terrorista”».
Il cardinale sottolinea l’importanza della preghiera per la pace. «Siamo seguaci di un Dio che si è fatto Uomo assumendo la nostra umanità e ci ha testimoniato che non possiamo essere indifferenti rispetto a ciò che accade intorno a noi e anche lontano da noi». E ricorda che «papa Leone ci ha invitato ancora una volta a recitare un Rosario per la pace l’11 ottobre. Ma vorrei anche ricordare che la fede cristiana o è incarnata o non è… Per questo la preghiera non sarà mai abbastanza, ma non sarà neanche mai abbastanza l’impegno concreto, la mobilitazione delle coscienze, le iniziative di pace, la sensibilizzazione, anche a costo di apparire “fuori dal mondo”, anche a costo di rischiare: c’è una maggioranza silenziosa – composta anche da tanti giovani – che non si arrende a questa disumanità».
Il segretario di Stato vaticano conferma che la via da sostenere è quella dei «due popoli, due Stati» che «la Santa Sede ha perseguito fin dall’inizio». Dieci anni fa è giunto il riconoscimento vaticano dello Stato palestinese «inclusivo della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e di Gaza». «Guardiamo con soddisfazione – prosegue – al fatto che diversi Paesi del mondo lo abbiano riconosciuto. Ma non possiamo non notare con preoccupazione che le dichiarazioni e le decisioni israeliane vanno in una direzione opposta». Infine un richiamo alla mobilitazione della società civile contro la guerra: come quella dello scorso fine settimana in Italia. Al di là «delle violenze di pochi facinorosi», dichiara Parolin, è «il segno che non siamo condannati all’indifferenza. Dobbiamo prendere sul serio quel desiderio di pace, quel desiderio di impegno… Ne va del nostro futuro, ne va del futuro del nostro mondo».
In serata, papa Leone XIV ha contattato la parrocchia di Gaza. «Papa Leone mi ha inviato un messaggio per assicurarci le sue preghiere per la pace - ha scritto il parroco padre Gabriel Romanelli, sui social -. Mi ha detto che le sue preghiere ci accompagnano e ha inviato la sua benedizione a tutti».

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