Due terzi dell'umanità senza libertà religiosa: la mappa

Si tratta di 5,4 miliardi di persone nel mondo, e il dato è in peggioramento. A lanciare l’allarme la Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre. Parolin: uomini e donne meritano di professare la propria fede
October 21, 2025
Due terzi dell'umanità senza libertà religiosa: la mappa
Cristiani indiani in preghiera a Chennai / ANSA
Quasi due terzi dell’umanità vive in Paesi in cui la libertà di professare il proprio credo religioso è gravemente minacciata. Si tratta oggi di circa 5,4 miliardi di persone, e il dato non fa che peggiorare. A lanciare l’allarme a livello globale l’edizione 2025 del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo redatto dalla Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, per il periodo tra il 2023 e il 2025, e presentato stamattina in un incontro presso l’Istituto Patristico Augustinianum. Su 196 Paesi in cui è stata condotta l’indagine, in 62 si registrano violazioni della libertà religiosa e, in particolare, in 24 di questi i credenti soffrono persecuzioni (4,1 miliardi di persone), quindi molestie e violenze personali, mentre in 38 Paesi patiscono atti di discriminazione (1,3 miliardi di persone), perché sottoposti a leggi non neutrali. Altri 24 Stati, invece, come sottolinea il report biennale pubblicato da 25 anni che monitora le diverse religioni, sono “sotto osservazione”, in quanto al momento non vi sono persecuzioni, ma si verificano i primi sintomi di violenze, da tenere sotto controllo. In più, nel 2023, in 44 Paesi si sono registrati omicidi a motivo della religione, e ancora in 31 Stati la libertà religiosa non è garantita per legge.
All’evento di presentazione hanno preso parte, per la prima volta, anche il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che ha ricordato come «la pubblicazione per il 25° anniversario del Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre» segni «un momento fondamentale nella missione dell’organizzazione» . Ricordando la Dichiarazione Dignitatis Humanae, il cardinale ha anche ribadito che gli «uomini e donne in tutto il mondo meritano la libertà da qualsiasi forma di costrizione in materia di fede» e che è «dovere dei governi e delle comunità astenersi dal costringere chiunque a violare le proprie convinzioni più profonde o dall’impedire a qualcuno di viverle autenticamente». Tuttavia, ha aggiunto, «questa libertà non rappresenta un’approvazione indiscriminata dell’errore o una licenza per abbracciare il falso senza discernimento» , ma «piuttosto un invito a perseguire la verità con diligenza, ricordando che anche chi si smarrisce nella ricerca conserva diritti inviolabili contro la coercizione».
In mattinata è intervenuto anche Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri ed ex presidente della Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre per l’Italia.  «L’indifferenza rispetto alla negazione della libertà religiosa - ha sottolineato Mantovano - ci danneggia intanto perché rende meno forti gli “anticorpi” sociali contro forme penetranti di violazione dei diritti dei credenti anche nei nostri ordinamenti» .  Qualsiasi iniziativa a livello istituzionale, però, continua, «sarebbe vana se non fosse accompagnata dalla sensibilizzazione sull’importanza della libertà religiosa nelle nostre società, anzitutto nel nome della reciprocità» . Nelle relazioni fra Stati «bisogna tornare a sottolineare che il rispetto della libertà religiosa non può essere a senso unico», aprendo «un confronto su questi temi con i rappresentanti politici delle nazioni che fanno registrare ancora delle forti resistenze sul tema della reciprocità».

I regimi autoritari la fonte di persecuzione principale

La fonte di persecuzione principale è provocata da forme di autoritarismo. In 52 Paesi, infatti, come sottolinea il report, le istituzioni governative ritengono la fede una minaccia al proprio potere. Basti pensare alla Corea del Nord, o al Nicaragua, dove le chiese vengono chiuse e si tende a cancellare l’identità religiosa. In 25 Paesi, invece, come il Burkina Faso, il Mali, il Niger, è il jihadismo islamico a perseguitare cristiani, musulmani e altre minoranze religiose. Poi ancora in 6 Paesi, come l’India, la minaccia alla libertà religiosa è causata dal nazionalismo etno-religioso, per il quale ogni identità religiosa, o etnia altra, diventa l’oggetto di persecuzione o discriminazione, in una sorta di “persecuzione ibrida”, perché portata avanti da istituzioni e società. Un fattore emergente è ancora l’attività della criminalità organizzata, come accade in Messico, in cui sacerdoti e suore vengono uccisi per il loro servizio ai più poveri, nell’ottica del contrasto alla corruzione. Infine la guerra. La libertà religiosa soffre anche per i conflitti armati, che creano situazioni in cui le religioni diventano un target, come oggi accade in Ucraina, a Gaza, nel Sahel, in Siria.

 L’utilizzo dell’AI contro la libertà religiosa


Tra le particolarità dell’ampissimo report, che contiene anche decine di approfondimenti su regioni specifiche della Terra, c’è il capitolo sull’utilizzo dell’Intelligenza artificiale per le operazioni di persecuzione da parte dei regimi autoritari.  Uno strumento, quello dell’AI, utilizzato per controllare i gruppi religiosi, come accade in Corea del Nord, e per diffondere fake news.

Un capitolo sulle “buone notizie”

Un altro approfondimento è dedicato alla persecuzione religiosa come elemento scatenante della migrazione, soprattutto dai Paesi africani. Non solo elementi negativi e preoccupanti, però. Il dossier presenta anche alcuni “semi di speranza” e positività, come l’esperienza di Capo Delgado, in Mozambico, dove la Chiesa, esposta costantemente alla violenza dei gruppi jihadisti, sta promuovendo il dialogo interreligioso e l’istruzione per la coesistenza e la promozione della libertà religiosa.

Una petizione globale per la libertà religiosa

Segno di speranza è anche la petizione internazionale per la libertà religiosa, promossa dalla Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre e presentata stamattina all’Augustinianum, che potrà essere sottoscritta fino al prossimo 26 novembre, quando sarà presentata alle Nazioni Unite e all’Unione Europea. Si tratta, come ha spiegato Regina Lynch, presidente esecutivo della Fondazione, di «un appello rivolto ai capi di stato per ricordare al mondo che la libertà religiosa non è un privilegio ma è un diritto umano, come dice l’art 18 della dichiarazione universale dei diritti umani» . 

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