Riflessione, silenzio, preghiera: quelle donne in ricerca di Dio
Molte persone desiderano ritirarsi, da sole, nei mesi estivi: crescono le opportunità per il mondo femminile. Nel portale dell'Ospitalità religiosa italiana, le strutture con proposte ad hoc

Alcuni le preferiscono per godersi un po’ di silenzio dopo un anno in città e altri per dedicare del tempo a se stessi ma, a prescindere dal movente, sempre più italiani decidono di trascorrere le vacanze in solitaria. Secondo un sondaggio commissionato lo scorso anno da Booking.com, è il 63% dei turisti del nostro Paese a esprimere questo desiderio, ma molto più bassa è la percentuale di chi riesce a realizzarlo. Da soli, i soggiorni sono più costosi e molte mete rischiano di diventare pericolose. «Anche tante donne viaggiano sole per ritirarsi, ma hanno bisogno di tranquillità e sicurezza – racconta suor Gabriela, responsabile della casa per ferie Istituto Ravasco di Ghiffa, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola – solo quando trovano un ambiente familiare e accogliente riescono a godersi la pace che cercano dopo un anno trascorso al lavoro in città».
La struttura piemontese, gestita dalle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, è solo una tra le decine di luoghi di ospitalità religiosa che in tutta Italia sono attrezzati per accogliere donne che viaggiano in solitaria. Molte case si sono adattate, negli anni, alle esigenze delle viaggiatrici che cercano un alloggio, per una notte o per settimane intere, senza compagnia. Si spostano per ragioni di lavoro, turismo, studio, famiglia, salute o spiritualità e, a ospitarle, trovano strutture in possesso di alcuni requisiti elencati nel portale dell’Ospitalità religiosa italiana: un accesso illuminato e sicuro, un parcheggio interno, una reception presidiata 24 ore su 24, camere dotate di bagno e chiusura di sicurezza interna e personale in grado di garantire riservatezza sulle informazioni delle ospiti.
«Con le persone che viaggiano da sole – racconta suor Gabriela – riusciamo a stringere rapporti stretti. Molte, già al loro ingresso, ci dicono: “Sono in crisi e ho bisogno di un momento per pensare”. Quando le salutiamo, però, le troviamo cambiate e ci ringraziano per la pace ritrovata». A fine luglio, nella casa di Ghiffa erano presenti 4 donne sole, su un totale di 18 posti letto. A loro la struttura, immersa nel verde, offre una vista sul lago Maggiore, lunghi cammini nella natura e una cappella per pregare. In molte, attirate inizialmente dal prezzo accessibile e dall’aria salubre che si respira nella zona, trovano durante il soggiorno un luogo adatto a veri e propri ritiri spirituali. «Nei giorni scorsi – ricorda la responsabile dell’istituto Ravasco – mi ha stupito un’insegnante che si è presa due settimane di tempo per soggiornare nella nostra casa. Ogni giorno la vedevo trascorrere ore e ore da sola, fuggire nella natura ed entrare e uscire dalla cappella. Alla fine della vacanza, ci ha ringraziate perché aveva trovato le risposte che stava cercando».
I motivi per cui alla porta della casa piemontese bussano molte donne sole sono diversi: «È un arcobaleno che va dai 25 ai 70 anni», sintetizza suor Gabriela. Si tratta di pellegrine, religiose in ritiro, studentesse alla ricerca di pace e persino lavoratrici. «Ogni anno torna una docente – continua la responsabile – che lavora per settimane nella nostra casa. Ci dice che solo qua riesce a concentrarsi. Ma noi accogliamo chiunque: in questo momento ospitiamo una persona che ci ha detto di essere atea».
La maggior parte delle strutture di ospitalità religiosa per donne sole, però, non si trova in oasi di pace lontane dal traffico. Ma è concentrata in una sola città, Roma, dove sorgono molti istituti per venire incontro alle esigenze di lavoratrici alla ricerca di soggiorni economici e familiari. È il caso della struttura per ferie gestita dalle suore Orsoline di San Carlo che, con i suoi 50 posti letto, offre postazioni di co-working (spazi di lavoro condiviso) per pendolari che devono sostare nella Capitale. «Il nostro resta un convento – puntualizza Yolla, portiera da decenni nell’istituto– e, perciò, è anche un’oasi di pace per chi deve trovare un luogo per lavorare. Spesso, anche se non sono qua in vacanza, le persone se ne vanno ringraziandoci e dicendoci di essere state molto più serene che altrove». La posizione della casa, «lontana dal traffico e dal caos» romano, concede alle ospiti diverse ore di silenzio e serenità: «Non abbiamo ospitato neppure molti gruppi in questo anno di Giubileo – confessa la dipendente –. Così, molte donne sole si sono trovate in pace da noi. Alcune sono state anche costrette a soggiornare per effettuare visite mediche o per stare vicine a parenti malati».
Talvolta, in effetti, gli ospiti che cercano un alloggio singolo in una casa di ospitalità religiosa sono persone malate o con fragilità che, per brevi periodi, hanno bisogno di un tetto e di assistenza. A Macerata, è il Comune stesso a segnalare alla casa per ferie Domus San Giuliano le persone da accogliere. «Sono uomini e donne che escono da ospedali o da case di cura – racconta Teresa, responsabile della struttura – e che non hanno una abitazione propria o un luogo dove andare a dormire. Quindi, restano da noi per qualche giorno prima di entrare negli appartamenti gestiti dal Comune. Si tratta di persone con difficoltà fisiche e mentali, talvolta anche gravi, e la nostra struttura affacciata sul mare è in grado di accoglierle per qualche giorno in assenza di una rete familiare adeguata».
Ma una grande fetta dei turisti soli che popolano i luoghi di ospitalità religiosa è ancora composta dai pellegrini. Donne e uomini. Per loro, le case per ferie sono un tetto sotto cui trascorrere poche ore, spesso di sonno o riposo, tra una tappa e l’altra. Ma, non di rado, anche i soggiorni di una sola notte diventano occasioni di incontro: «Noi siamo tappa della via Romea Strata – spiega Davide, segretario di ricevimento della casa di spiritualità Oasi Sant’Antonio a Camposampiero (Padova) – e, quindi, qua soggiornano molte persone sole che vengono da Germania, Austria o Svizzera. Spesso si fermano solo per un timbro sulla credenziale, ma quando scoprono le nostre terre e i nostri santuari, dove ha camminato anche sant’Antonio, rimangono a bocca aperta e se ne vanno ristorati».
La struttura piemontese, gestita dalle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, è solo una tra le decine di luoghi di ospitalità religiosa che in tutta Italia sono attrezzati per accogliere donne che viaggiano in solitaria. Molte case si sono adattate, negli anni, alle esigenze delle viaggiatrici che cercano un alloggio, per una notte o per settimane intere, senza compagnia. Si spostano per ragioni di lavoro, turismo, studio, famiglia, salute o spiritualità e, a ospitarle, trovano strutture in possesso di alcuni requisiti elencati nel portale dell’Ospitalità religiosa italiana: un accesso illuminato e sicuro, un parcheggio interno, una reception presidiata 24 ore su 24, camere dotate di bagno e chiusura di sicurezza interna e personale in grado di garantire riservatezza sulle informazioni delle ospiti.
«Con le persone che viaggiano da sole – racconta suor Gabriela – riusciamo a stringere rapporti stretti. Molte, già al loro ingresso, ci dicono: “Sono in crisi e ho bisogno di un momento per pensare”. Quando le salutiamo, però, le troviamo cambiate e ci ringraziano per la pace ritrovata». A fine luglio, nella casa di Ghiffa erano presenti 4 donne sole, su un totale di 18 posti letto. A loro la struttura, immersa nel verde, offre una vista sul lago Maggiore, lunghi cammini nella natura e una cappella per pregare. In molte, attirate inizialmente dal prezzo accessibile e dall’aria salubre che si respira nella zona, trovano durante il soggiorno un luogo adatto a veri e propri ritiri spirituali. «Nei giorni scorsi – ricorda la responsabile dell’istituto Ravasco – mi ha stupito un’insegnante che si è presa due settimane di tempo per soggiornare nella nostra casa. Ogni giorno la vedevo trascorrere ore e ore da sola, fuggire nella natura ed entrare e uscire dalla cappella. Alla fine della vacanza, ci ha ringraziate perché aveva trovato le risposte che stava cercando».
I motivi per cui alla porta della casa piemontese bussano molte donne sole sono diversi: «È un arcobaleno che va dai 25 ai 70 anni», sintetizza suor Gabriela. Si tratta di pellegrine, religiose in ritiro, studentesse alla ricerca di pace e persino lavoratrici. «Ogni anno torna una docente – continua la responsabile – che lavora per settimane nella nostra casa. Ci dice che solo qua riesce a concentrarsi. Ma noi accogliamo chiunque: in questo momento ospitiamo una persona che ci ha detto di essere atea».
La maggior parte delle strutture di ospitalità religiosa per donne sole, però, non si trova in oasi di pace lontane dal traffico. Ma è concentrata in una sola città, Roma, dove sorgono molti istituti per venire incontro alle esigenze di lavoratrici alla ricerca di soggiorni economici e familiari. È il caso della struttura per ferie gestita dalle suore Orsoline di San Carlo che, con i suoi 50 posti letto, offre postazioni di co-working (spazi di lavoro condiviso) per pendolari che devono sostare nella Capitale. «Il nostro resta un convento – puntualizza Yolla, portiera da decenni nell’istituto– e, perciò, è anche un’oasi di pace per chi deve trovare un luogo per lavorare. Spesso, anche se non sono qua in vacanza, le persone se ne vanno ringraziandoci e dicendoci di essere state molto più serene che altrove». La posizione della casa, «lontana dal traffico e dal caos» romano, concede alle ospiti diverse ore di silenzio e serenità: «Non abbiamo ospitato neppure molti gruppi in questo anno di Giubileo – confessa la dipendente –. Così, molte donne sole si sono trovate in pace da noi. Alcune sono state anche costrette a soggiornare per effettuare visite mediche o per stare vicine a parenti malati».
Talvolta, in effetti, gli ospiti che cercano un alloggio singolo in una casa di ospitalità religiosa sono persone malate o con fragilità che, per brevi periodi, hanno bisogno di un tetto e di assistenza. A Macerata, è il Comune stesso a segnalare alla casa per ferie Domus San Giuliano le persone da accogliere. «Sono uomini e donne che escono da ospedali o da case di cura – racconta Teresa, responsabile della struttura – e che non hanno una abitazione propria o un luogo dove andare a dormire. Quindi, restano da noi per qualche giorno prima di entrare negli appartamenti gestiti dal Comune. Si tratta di persone con difficoltà fisiche e mentali, talvolta anche gravi, e la nostra struttura affacciata sul mare è in grado di accoglierle per qualche giorno in assenza di una rete familiare adeguata».
Ma una grande fetta dei turisti soli che popolano i luoghi di ospitalità religiosa è ancora composta dai pellegrini. Donne e uomini. Per loro, le case per ferie sono un tetto sotto cui trascorrere poche ore, spesso di sonno o riposo, tra una tappa e l’altra. Ma, non di rado, anche i soggiorni di una sola notte diventano occasioni di incontro: «Noi siamo tappa della via Romea Strata – spiega Davide, segretario di ricevimento della casa di spiritualità Oasi Sant’Antonio a Camposampiero (Padova) – e, quindi, qua soggiornano molte persone sole che vengono da Germania, Austria o Svizzera. Spesso si fermano solo per un timbro sulla credenziale, ma quando scoprono le nostre terre e i nostri santuari, dove ha camminato anche sant’Antonio, rimangono a bocca aperta e se ne vanno ristorati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






