Quiete e contemplazione: il bello delle vacanze in convento

Dalla Certosa di Pesio gestita dai missionari della Consolata alla casa di ospitalitàdi Sorrento delle oblate del Bambino Gesù, alla casadi esercizi a San Giovanni Rotondo
July 29, 2025
Quiete e contemplazione: il bello delle vacanze in convento
Web | La casadi ospitalità religiosa“La Culla”di Sorrento
Sveglia alle 7 del mattino, preghiera, una passeggiata nel parco del Marguareis (un’area carsica che copre quasi 8mila ettari di Alpi piemontesi nella provincia di Cuneo), giusto in tempo per tornare a casa e condividere il pranzo con i missionari della Consolata. Nel pomeriggio, ancora qualche momento di gioco e relax nel verde dell’Alta Valle di Pesio, prima di concludere la giornata con i Vespri e la cena comunitaria. È questo il ritmo, lento e adattabile a tutte le esigenze, delle giornate che ogni estate vivono centinaia di turisti accolti alla Certosa di Pesio (Cuneo), una casa di ospitalità – tra le decine sparse in tutta Italia – dove le vacanze si vivono all’interno di vere e proprie comunità religiose. I missionari della Consolata, che dal 1934 gestiscono e abitano la Certosa incastonata nelle Alpi marittime cuneesi, chiedono ai loro ospiti solo una libera offerta per il soggiorno, ma – assicurano – non è il vantaggio economico ad attirare famiglie da tutta Italia e dall’estero. «Qua si vive ancora il silenzio certosino – commenta padre Ermanno Savarino, superiore della Certosa di Pesio –. I visitatori vengono immediatamente colpiti dalla pace di questo paesaggio, ma non hanno bisogno di totale solitudine. Questo luogo era stato costruito dai certosini per vivere nella contemplazione, con una regola di vita che garantiva il “deserto” personale, ma ora la nostra comunità missionaria lo abita cercando di andare incontro alla gente». Ed ecco perché gli ospiti sono invitati a condividere pasti, preghiere e vita comunitaria con i religiosi. Si tratta di persone di ogni età: dalle famiglie con figli a gruppi di anziani, passando per giovani e adolescenti. «Tutti sono accolti, temporaneamente, nella nostra quotidianità comunitaria – continua padre Ermanno –. Nella mia esperienza, due esigenze sono diventate più urgenti negli ultimi anni: quella di trovare luoghi adatti alla ricerca spirituale, sempre molto intensa, e quella di appartenere a una comunità, di vivere la fraternità ed essere in comunione. Soprattutto per i più giovani, dalla fine della pandemia di Covid-19, trovare qualcuno in grado di ascoltare e condividere è diventato fondamentale». Così, alla porta della Certosa di Pesio bussano anche molti laici o persone dichiaratamente atee, che trovano spesso motivo di tornare negli anni successivi. «Non approdano solo credenti alla nostra casa – conferma padre Ermanno –. Nel 2022, ad esempio, si affacciò un giovane musicista che non si diceva cristiano, rimase incantato dalla vita alla Certosa e ora sono tre anni che trascorre le sue estati qua. E sono tre anni che anche noi godiamo della sua musica. È stato un incontro che, nel suo piccolo, ha aperto la Certosa al mondo. Non credo che una spiritualità per l’oggi debba essere necessariamente monastica per essere cristiana».
La Certosa di Pesio (Cuneo)nell’omonima valle - Web
La Certosa di Pesio (Cuneo)nell’omonima valle - Web
Ogni estate, perciò, molte case di ospitalità religiosa organizzano eventi e soggiorni per permettere a famiglie, coppie e persone sole di vivere qualche giorno di vita conventuale: oltre ai ritiri spirituali, molte strutture propongono corsi matrimoniali, settimane di escursioni per scout o campi scuola per gruppi parrocchiali. Alla casa di ospitalità religiosa “La Culla” di Sorrento, invece, da oltre vent’anni, le suore oblate del Bambino Gesù accolgono ogni estate decine di persone iscritte ai loro corsi di iconografia, disposte a condividere ogni momento della vacanza con le religiose. «Viviamo in una villa della seconda metà del Settecento, affacciata sul Golfo di Napoli, che abbiamo acquistato dai conti Rubinacci all’inizio del Novecento – racconta suor Maria Daniela, responsabile della comunità di Sorrento delle oblate del Bambino Gesù –. All’epoca, alle nostre sorelle serviva una casa al mare per i collegi di Roma, ma i costi di manutenzione nel tempo sono diventati troppo alti. Così, nel 2000 ci siamo aperte all’accoglienza per tentare di sostenerli. Nel 2004, poi, per dare un taglio spirituale all’ospitalità, abbiamo avviato i corsi di iconografia e, da allora, non ci siamo mai interrotte». Produzione della tempera all’uovo, tecnica della pennellata e gestione dell’oro zecchino: a tutti gli ospiti, provenienti dall’Italia e dall’estero, le sorelle sono in grado di insegnare rudimenti di iconografia in una sola settimana di studio. Ma, se molti tornano ogni anno, non è solo per la bellezza delle icone che si portano a casa. «Trascorrono quasi tutta la giornata in laboratorio – continua suor Maria Daniela – ma noi siamo sempre lì con loro e condividiamo ogni momento. Così, i corsisti fanno lo stesso con noi aprendosi ai pasti, a pregare con noi e a raccontarci pezzi della loro vita. Molte persone, vivendo la vita comunitaria, si avvicinano alla parola di Dio e rimangono legati a vita a questi luoghi e alla fede. Ma noi accogliamo tutti: la settimana scorsa, per esempio, abbiamo ospitato un gruppo di ragazze musulmane. Con loro comunicavamo spiritualmente... anche senza parlarci».
In molti casi, però, chi sceglie di trascorrere le proprie vacanze all’interno di una comunità religiosa cerca anche una guida spirituale.
«Escono dalle loro vite frenetiche per trovare una pace, che è la pace del cuore», sintetizza suor Rossana Mantilla, responsabile della casa di esercizi “San Giuseppe” di San Giovanni Rotondo (Foggia), gestita dalle suore dell’Immacolata di Santa Chiara. Per loro, estate è sinonimo di esercizi spirituali e di «ricaricare le batterie della fede». «Alle 7.30 – racconta suor Rossana – gli ospiti partecipano alle Lodi mattutine, poi alla prima meditazione con il sacerdote che guida gli esercizi, dopodiché alla Messa e al pranzo. Ma facciamo tutto in silenzio, anche durante i pasti. Nel pomeriggio continuano con altre meditazioni e preghiere, fino ai Vespri e alla compieta». Secondo la suora, la scelta del silenzio, interrotta solo da alcuni momenti di condivisione, è sempre più apprezzata da turisti e visitatori: «Tutti condividono la nostra vita religiosa in ogni aspetto. Credo che lo facciano per un forte desiderio di fermarsi e ricercare il senso della loro vita».

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