Povero, umile e allegro: perché Luciani era un Papa “francescano”

Oggi il 47° anniversario dall'elezione di Giovanni Paolo I, avvenuta il 26 agosto 1978. Un libro di Andrea Tornielli ne ripercorre i tratti francescani del Pontefice che guidò la Chiesa per 33 giorni
August 25, 2025
Povero, umile e allegro: perché Luciani era un Papa “francescano”
Siciliani | Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I, in visita a una fabbrica in Veneto
Amore a Cristo, povertà, umiltà, misericordia e una propensione all’ilarità: tra il beato Giovanni Paolo I, “il Papa del sorriso” di cui oggi ricorre il 47° anniversario dall'elezione (26 agosto 1978), e san Francesco d’Assisi, “il giullare di Dio”, esistono analogie di pensiero e di carattere sulle quali entrambi hanno forgiato le rispettive vocazioni e personalità. Lo ricordò l’allora cardinale Joseph Ratzinger, arcivescovo di Monaco e Frisinga il futuro Benedetto XVI, nell’omelia del rito in suffragio del Pontefice di Canale d’Agordo, tenuta nella cattedrale del capoluogo bavarese il 6 ottobre 1978 a una settima dalla sua morte: «È stato sepolto il giorno di san Francesco d’Assisi, l’amabile santo al quale era così simile» sottolineò. Una traccia, questa, che Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, non si è lasciato sfuggire e, anzi, ha seguito in una ricerca che lo ha portato a scrivere Il papa dell’umiltà. Profilo “francescano” di Albino Luciani, pubblicato da EFI (Edizioni Francescane Italiane), con prefazione di Stefania Falasca, postulatrice della causa di canonizzazione di Giovanni Paolo I. Nel volume sono raccolti documenti, testimonianze, episodi di vita quotidiana, testi di discorsi e omelie pronunciati prima dal presbitero, poi dal patriarca di Venezia e infine dal pontefice che governò la Chiesa per soli 34 giorni, dal 26 agosto al 28 settembre del 1978.
Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I - Vatican Media/Ag. Siciliani
Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I - Vatican Media/Ag. Siciliani
Una prima, interessante relazione con il francescanesimo, la si può rintracciare in un episodio che risale agli anni della prima adolescenza del futuro Papa, quando serviva Messa. Il fratello Edoardo ha raccontato a Tornielli che nella vocazione sacerdotale del piccolo Albino influì il carisma di un frate cappuccino, padre Remigio, il quale predicava nella parrocchia di Forno di Canale nel periodo di Quaresima. Quando, conclusa la sua missione, il frate che aveva molto affascinato Albino si preparava a tornare in convento, chiese ai chierichetti che lo attorniavano: “C’è qualcuno di voi che vuole venire con me?”. Si fece avanti il piccolo Luciani e rispose pronto e deciso: “Io! Io voglio venire!”. E sarebbe andato senz’altro se il suo parroco non gli avesse detto di aspettare, se non l’avesse trattenuto per la tunica. Il ragazzino era rimasto incantato da come padre Remigio tirava con la fionda: centrava bersagli lontani e difficili. Così si accese la scintilla della sua vocazione… E fu il primo segno. La povertà: Albino nacque da una famiglia contadina, il 17 ottobre del 1912, nell’unica stanza un po’ riscaldata della casa, inserita in un fienile come quasi tutte in quel villaggio. «Questa condizione di povertà gli ha permesso di vivere con radicalità di scelte il Vangelo» osserva Tornielli. “Posso confermarvi che ho patito veramente la fame – disse Giovanni Paolo I in un’udienza in Vaticano ai fedeli bellunesi – almeno sarò capace di capire i problemi di chi ha fame!”.
E non vanno dimenticate le parole che pronunciò da cardinale nel 1977, nell’omelia della Messa di Epifania, con le quali fece esplicito riferimento al Poverello di Assisi, sostenendo la necessità per la Chiesa di seguirne l’esempio per potersi rinnovare (e anche in questo si accosta al magistero di Papa Bergoglio): “La Chiesa ha bisogno di santi – affermò riprendendo una frase di Paolo VI - come san Francesco d’Assisi che, imitatore appassionato di Cristo e figlio obbedientissimo, ne ha risollevato le sorti”. «Per fare questo, cioè per convertirsi, l’umiltà è fondamentale – precisa l’autore del libro -, non a caso “Humilitas” era il suo motto episcopale, ispirato a quello di san Carlo Borromeo. Nello stemma papale di Luciani campeggiano le tre stelle, simbolo delle virtù teologali: fede, speranza e carità, simbolo delle virtù teologali: fede, speranza e carità. E questa umiltà per lui significa: Dio è tutto, noi siamo nulla».

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