Perché il Giubileo dei catechisti in corso a Roma riguarda tutti noi

In 20mila da tutto il mondo a Roma per l'evento dedicato a coloro che fanno conoscere il Vangelo a bambini, giovani e adulti. Le loro storie sono segni di speranza in ogni continente
September 25, 2025
Perché il Giubileo dei catechisti in corso a Roma riguarda tutti noi
. | I catechisti a Roma per il loro Giubileo
Sono loro, spesso, a reggere intere comunità nelle regioni del pianeta dove mancano i sacerdoti e i ministri ordinati; sono loro che fanno conoscere il Vangelo ai più piccoli, diventando di fatto "madri e padri spirituali" per chi si avvicina alla fede cristiana. I catechisti, con i loro nomi, il loro modo di fare, il loro volto, rimangono nella memoria di tutti coloro che si preparano ai sacramenti. Il loro Giubileo, quindi, diventa un po' il Giubileo di tutti, perché è grazie a loro se la comunità cristiana oggi vive e cresce ancora.
Da oggi fino a domenica si ritroveranno in più di 20mila a Roma da 115 Paesi del mondo, con delegazioni numerose da Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Polonia, Ucraina, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Paraguay, Messico, Perù, Colombia, Filippine, India, Australia. Nell’evento giubilare, dedicato a quanti si impegnano quotidianamente nella catechesi, sono coinvolti in modo particolare gli Uffici per la catechesi diocesani e nazionali, con le Conferenze episcopali dei diversi Paesi.
Il Giubileo dei catechisti è iniziato oggi con i pellegrinaggi alla Porta santa della Basilica di San Pietro e poi, in serata la Veglia di preghiera nella stessa Basilica, presieduta dall'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione. Nella seconda parte della liturgia della Parola, incentrata sul brano dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-33a), sono state proposte tre testimonianze di catechisti, quella di Liliana Russo, dall’Italia, di Paulo Agostinho Matica, dal Mozambico e di Estela Evangelista Torres, dal Messico, che hanno raccontato la loro storia di servizio nei contesti locali dai quali provengono.
Domani, sabato 27 settembre, alle 10, tutti i catechisti sono invitati a partecipare all’Udienza giubilare, in piazza San Pietro, con papa Leone XIV che, nella meditazione, rivolgerà la sua parola in modo particolare ai pellegrini che partecipano al Giubileo. Nel pomeriggio, alle 16, i catechisti si riuniranno in chiese del centro di Roma per le catechesi con i vescovi, che si terranno in lingua italiana, inglese, portoghese, spagnola, francese e polacca.
Il Giubileo si concluderà domenica 28 settembre con la Messa in piazza San Pietro presieduta da Leone XIV alle 10, durante la quale il Pontefice istituirà 39 nuovi catechisti. I candidati al ministero laico del catechista, che riceveranno dal Papa anche il crocifisso come segno della loro speciale vocazione, provengono da Italia, Spagna, Inghilterra, Portogallo, Brasile, Messico, India, Corea del Sud, Timor Est, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Stati Uniti, Mozambico, Brasile, Perù e Repubblica Dominicana.

Catherine: negli Emirati Arabi siamo un "miracolo fiorito dal deserto"

Catherine Miles-Flynn parla dei cattolici di Emirati Arabi, Oman e Yemen, come di «un miracolo che fiorisce dal deserto». Basta guardare la mappa dei tre Paesi affacciati sul mar Arabico, che formano il Vicariato apostolico dell’Arabia del sud, per accorgersi che la sua non è soltanto un’immagine poetica, perché il territorio è per tre quarti desertico e inospitale. «Non si conosce abbastanza la realtà dei cattolici nell’Arabia del sud, ma siamo una comunità in grande crescita - spiega Catherine, nata negli Stati Uniti, che da vent’anni è direttrice dell’Ufficio per la formazione cristiana del Vicariato e domani sarà istituita catechista da papa Leone XIV -. Abbiamo un milione di fedeli e il numero è in crescita, grazie alla presenza dei lavoratori stranieri che arrivano qui da ogni parte del mondo. Siamo arrivati ad avere 3800 catechisti, pieni di entusiasmo e passione per l’apostolato». Miles-Flynn vive ad Abu-Dhabi insieme a suo marito e agli otto figli. «Ci siamo trasferiti negli Emirati nel 1995 per lavoro e oggi la popolazione è composta per il 90% di expat come noi - spiega - . A coinvolgermi nella formazione dei catechisti è stato il vicario apostolico di allora, il vescovo Giovanni Bernardo Gremoli». Con la presenza di soli 64 preti in tutto il Vicariato, sottolinea Catherine, che lavora fianco a fianco con il vicario apostolico attuale, il vescovo Paolo Martinelli, che ieri è stato ricevuto in udienza dal Papa, il lavoro dei catechisti nelle parrocchie è centrale, «anche se l’impegno lavorativo lascia poco tempo libero». In questi Paesi «tutti lavorano sei giorni su sette, ma quello che vediamo negli incontri di formazione è che, anche se hanno figli, riescono sempre a trovare il tempo da dedicare con gioia all’evangelizzazione». La diversità delle culture che si trovano a convivere nelle parrocchie, in cui sono rappresentate oltre 110 nazionalità differenti, però, è anche una sfida per la catechesi.«Cerchiamo di rendere le nostre chiese delle vere e proprie “case” per i tanti che si sentono sopraffatti dalla solitudine, perché lontani dal proprio Paese» dice Catherine, aggiungedo che nel Vicariato si fa catechismo in dieci lingue. «I catechisti - aggiunge-, anche se a volte ci sono difficoltà, sono entusiasti, e spesso sono impegnati anche nelle attività della Caritas in aiuto ai molti poveri del territorio, e nel contrasto al traffico di esseri umani». Per non parlare della grande integrazione che c’è tra le religioni, a cui i catechisti contribuiscono: «qui tutti si chiamano Habibi, amico caro».

Severiano: in Paraguay tra i guaranì diamo speranza ai poveri

Nella comunità indigena Guaraní, in piena foresta paraguayana, dove vive Severiano Parada Saldìvar, i sacerdoti passano una volta al mese, quando possibile, «per cosacrare l’Eucarestia e amministrare i sacramenti», dice il catechista indigeno di 51 anni. «Il popolo qui ha tanto bisogno di vicinanza - continua Severiano, che ha tre figli e lavora come professore a scuola - perché si soffre per la povertà e l’isolamento. Ma mancano preti e diaconi, e quindi è compito dei catechisti, che qui nel Vicariato apostolico del Pilcomayo sono il braccio destro dei sacerdoti, formare alla fede, accompagnare le persone e aiutare nella preparazione delle liturgie della Parola domenicali». Severiano domani, nella Messa presieduta dal Papa, sarà il primo indigeno del Paraguay ad essere istituito catechista. «È un’emozione indescrivibile per me, lo considero una grazia di Dio e una chiamata a servire ancora di piu la nostra gente». Il fatto che sia stato scelto un indigeno per ricevere il ministero, dice, rappresenta «un’ apertura della Chiesa cattolica in Paraguay agli indigeni, che sono i più bisognosi e umili». Nella sua parrocchia, San Eugenio de Mazenod, a 40 km dalla cittadina di Mariscal, ci sono 130 catechisti, sui 600 presenti in tutto il Vicariato, che si trova nel nord del Paese. Una delle difficoltà, spiega, per un territorio così isolato tra i fiumi e le foreste del Chaco paraguayo, è la «mancanza di formazione dei catechisti indigeni, nello studio dei documenti e nell’aggiornamento sulle nuove metodologie». Dall’altro lato, però, anche se «mancano veri percorsi di accompagnamento», nei «catechisti delle nostre parrocchie la fede è molto grande e consapevole». Chi si mette al servizio dell’evangelizzazione «qui è quasi sempre un laico che lavora, ha una famiglia e sceglie di dedicare il suo tempo, soprattutto nei fine settimana, alla formazione cristiana dei più piccoli». Ma non solo. Il catechista indigeno, continua Saveriano, ha il compito di «gettare un seme di speranza e amore», nelle nostre comunità «che soffrono molto le discriminazioni in Paraguay», raccontando alle persone «che non esistono differenze tra gli uomini, né al cospetto di Dio». Altro elemento centrale nella catechesi per gli indigeni è il rapporto con il Creato. «Essere indigeni significa avere una relazione ancestrale con la natura tutta, dagli animali, alle piante, fino agli uomini - conclude - e noi, come catechisti, cerchiamo di trasmettere questi valori a bambini e giovani».

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