Perché il futuro della Chiesa passa (anche) dai catechisti

«Offrire il Vangelo agli uomini e alle donne d’oggi in tutti i passaggi di vita»: mons. Bulgarelli, direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale della Cei, fa il punto sui percorsi
October 15, 2025
Perché il futuro della Chiesa passa (anche) dai catechisti
Percorsi di catechesi
Fermento e attesa: sono i due sentimenti prevalenti che animano il variegato mondo della catechesi in Italia, che attualmente gode di uno stato di salute «abbastanza buono». Ne è convinto monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale, che – senza nascondere le fatiche né sottovalutare le sfide – sottolinea il forte messaggio dato dalla «grandissima partecipazione delle Chiese in Italia» sia al Giubileo dei catechisti sia all’incontro che ha riunito a Roma i direttori degli Uffici catechistici diocesani e le équipe territoriali, quest’anno sul tema “Edificati dalla comunità”. Entrambi gli appuntamenti, lungi dall’essere solo due eventi celebrativi, hanno infatti mostrato una vitalità e una gioia che non vanno disperse, ma potenziate, se si vogliono avere ricadute concrete sui territori e sostenere il servizio di tanti catechisti.
«C’è grande voglia di fare e, per questo, si attendono con ansia quelle che saranno le proposte del Cammino sinodale e le decisioni dell’Assemblea generale dei vescovi», conferma Bulgarelli. Mentre tutti aspettano di capire «quali porte si potranno aprire e cosa si metterà in campo», è molto importante sapere di poter contare su «una rete preziosissima di Uffici catechistici, diffusi in tutte le diocesi, che vedono in molti casi la presenza di direttori laici, spesso anche donne, e di altri membri che vanno a formare vere e proprie équipe». «Questo – commenta – è un segnale importante e rappresenta un orizzonte sinodale, cioè il tentativo di camminare per collaborare e costruire insieme».
Del resto, ciò che è emerso nei due anni di preparazione del Convegno nazionale è il bisogno «di comunità cristiane che siano adulte nella fede». «Possiamo immaginare gli strumenti e le mediazioni più belli, ma se non c’è una testimonianza credibile e affidabile di adulti riconoscibili non si fa nulla», osserva il direttore dell’Ufficio Cei, per il quale «serve una vera catechesi per gli adulti». Occorre «ripartire da quello che è il fine della vita cristiana, cioè dall’annuncio di Cristo, che è l’unico perno che può dire e ridare una prospettiva anche per innovare, ovvero per fare in modo che la proposta del Vangelo possa essere offerta agli uomini e alle donne di oggi, in tutti i passaggi di vita. Questa urgenza, che è anche il punto di partenza per poter immaginare qualunque percorso e iniziativa – ricorda – l’abbiamo ben focalizzata nel corso del Convegno, specialmente attraverso gli interventi di padre Adrien Candiard, domenicano e islamologo, e del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla».
Solo «tornando all’essenziale e avendo comprensione di qual è il fine della vita cristiana» si potrà realizzare quel rinnovamento della catechesi, auspicato e richiesto dal Cammino sinodale. A partire dall’iniziazione cristiana, «un grande tema che accompagna la Chiesa italiana dal 1970, rispetto al quale possiamo disporre di una bibliografia molto ampia di Magistero e di diverse esperienze». «In questo settore – rileva Bulgarelli – non cominciamo da zero, ma siamo consapevoli che in questo cambiamento d’epoca, come lo definiva papa Francesco, le sfide diventano sempre più impegnative».
Non a caso, evidenzia il direttore dell’Ufficio Cei, l’incontro nazionale è stato anche occasione «per avviare una riflessione o dare seguito a quella già iniziata nelle Chiese locali sull’intelligenza artificiale e sul rapporto tra la catechesi e la cultura digitale che modifica il modo di pensare, di agire, di prendere decisioni, influendo sulla cultura nel senso più alto del termine». In quest’ottica, la catechesi non può non riguardare tutti gli ambiti e le varie fasi dell’esistenza: la sfida, rimarca Bulgarelli, è far trasparire «la bellezza di un’esistenza abitata dalla buona notizia, capace di generare speranza, gioia e scelte autentiche nell’ordinarietà della vita».
Ecco allora che oggi più che mai servono catechisti che siano, come ha ricordato papa Leone XIV nell’omelia della Messa del Giubileo, «anelli di una catena di fiducia». «In questa esperienza di una fiducia data e ricevuta, il catechista – conclude il direttore dell’Ufficio Cei – è veramente un mediatore, chiamato a facilitare l’incontro tra Dio che cerca le sue creature e ogni uomo e ogni donna».

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