Lucca ritrova il suo Volto Santo: il crocifisso restituito ai fedeli

Simbolo religioso della Chiesa diocesana torna alla venerazione dei fedeli dopo un lungo restauro
September 11, 2025
Lucca ritrova il suo Volto Santo: il crocifisso restituito ai fedeli
Web | Il crocifisso del Santo Volto di Lucca
Meta millenaria di pellegrinaggi, la sacra effigie del Volto Santo di Lucca è stata riconsegnata ieri alla venerazione dopo quasi quattro anni di restauri. Non è una semplice opera d’arte, è simbolo di una Chiesa e di una città che nei secoli hanno fondato sull’Esaltazione della Santa Croce il proprio momento forte sia religioso che civile.
Rex Lucensis, Re dei Lucchesi, conservato nella cattedrale di Lucca dove è rimasto per tutto il restauro, è infatti il Cristo trionfante sulla morte che, ora, appare recuperato in ogni suo aspetto originario: con i colori che lo hanno caratterizzato tra il IX e il XVII secolo. Per l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, il restauro effettuato «oltre all’indubbio valore filologico, porta a rafforzare le valenze simboliche della sacra immagine, legata al modello del Christus triumphans, il Crocifisso vittorioso sul male e sulla morte. È una lettura del supplizio della croce alla luce della fede pasquale della Chiesa, che ci viene riproposta in tutta la sua forza e bellezza».
Ma veniamo ad alcuni elementi d’indubbio valore storico e scientifico. La leggenda vuole che questo crocifisso sia giunto miracolosamente a Lucca via mare dalla Terra Santa, nell’VIII secolo, scolpito da Nicodemo, tranne il volto frutto di un intervento divino. Con analisi al C14, nel 2020, la datazione della sacra effigie lucchese veniva collocata tra VIII e IX secolo. Le ultime analisi dendrologiche del Cnr (per la datazione) la collocano in pieno IX secolo: l’anno è l’860, con un margine cronologico di scostamento di poco oltre.
Si tratta dunque dello stesso secolo nel quale sono datati il Volto Santo di Sansepolcro e un altro crocifisso conservato in Belgio, a Tancrémont, originario di un’abbazia di origine carolingia. «Crocifissi di questo tipo, perduti ma ricordati nei documenti – spiega Anna Maria Giusti, già soprintendente dell’Opificio delle Pietre dure e ora consulente scientifica della Cattedrale di Lucca – si concentrarono numerosi nei territori dell’Impero di Carlo Magno, di cui anche Lucca fece parte dal 774, e non è da escludere che si possa ipotizzare la provenienza del Volto Santo da quell’ambito carolingio, che fu epicentro di una straordinaria fioritura artistica».
Ma il Volto Santo di Lucca è l’unica scultura coeva ad avere ancora gli occhi in pasta vitrea, realizzati rifondendo vetri di epoca romana, e anch’essi riportati all’antica ed emblematica espressività. Il restauro, interamente finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e promosso dall’Ente Chiesa Cattedrale di San Martino, è stato diretto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze sotto l’Alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Lucca Massa Carrara e Pistoia.
È emerso chiaramente come dal XVII l’effigie sia stata oggetto di una stesura cromatica scura, in maniera non uniforme, su tutta la croce e sul crocifisso. Andando quindi a coprire la cromia sottostante. Sono quindi riemerse le decorazioni in foglia oro del bordo delle maniche e dell’orlo della veste, come quella raffinata del girocollo (forse quattrocentesca). Infine è stata recuperata la colorazione giallo-bruna dei capelli e della barba. La veste è adesso di colore blu scuro, una stesura costituita da lapislazzuli di altissima qualità e in buono stato di conservazione. Sulla croce del Volto Santo, antica come il Cristo, anch’essa soggetta nel tempo a ridipinture, è stato recuperato un prezioso «alfa e omega» in foglia oro su fondo azzurro e la testimonianza dell’esistenza di almeno due policromie precedenti, nei toni del rosso e del blu.

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