La malattia, l'economia tiranna, la famiglia: gli ultimi scritti di Francesco

La rivista "Piazza San Pietro" pubblica le risposte di papa Bergoglio a due lettori. «La malattia, prova dura ma anche scuola di amore. No al profitto ad ogni costo che distorce i rapporti»
May 13, 2025
La malattia, l'economia tiranna, la famiglia: gli ultimi scritti di Francesco
"Piazza San Pietro" | La rivista "Piazza San Pietro" pubblica le ultime risposte di papa Francesco ai lettori
«Avanti è una parola che dico spesso, non per rimuovere i problemi, i disagi, le fatiche, gli acciacchi, le malattie, le sofferenze, ma per aprirmi allo stupore della grazia di Dio: un fiume d’amore immenso, ininterrotto, che è per me, per te e per ciascuno di noi, per tutto il popolo». Papa Francesco racconta la prova della malattia. E poi denuncia «un’economia che uccide» e che annienta le relazioni umane. Sono due scritti che papa Bergoglio ha affidato alla rivista “Piazza San Pietro” diretta da padre Enzo Fortunato. Due risposte ad altrettanti lettori del periodico legato alla Basilica Vaticana che sono diventati fra gli ultimi testi con la firma di Francesco. Vengono pubblicati nel numero di maggio del mensile che è appena uscito e che in gran parte è dedicato al pontificato del Papa argentino morto il 21 aprile.
La rivista "Piazza San Pietro" pubblica le ultime risposte di papa Francesco ai lettori - "Piazza San Pietro"
La rivista "Piazza San Pietro" pubblica le ultime risposte di papa Francesco ai lettori - "Piazza San Pietro"
Rispondendo ad Anna Maria di Ciampino, Francesco spiega che «la malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili. Eppure la fragilità è sempre un’occasione per amare. Amati sempre da Dio, che ama per primo, possiamo nella libertà riamarlo e portare un po’ del suo amore a chi incontriamo, ai più deboli, ai poveri, a chi desidera il perdono, a chi vuole riabbracciare il Padre». Invece nella risposta a Mirko di Siracusa che racconta come il «lavoro necessario» lo tenga lontano dai figli, papa Bergoglio sottolinea che «il profitto ad ogni costo distorce i nostri rapporti, al punto da svilire e schiavizzare le persone stesse. La cultura dell’incontro, al contrario, esprime la ricerca del bene comune». Poi chiede a madri e padri di «perdere tempo» con i figli. «Molti genitori, in questi tempi, hanno perso l’abitudine di giocare con i figli. Perdere tempo con i figli è anche trasmettere la fede. È la gratuità, la gratuità dell’amore di Dio. È molto importante cercare altre famiglie e condividere un pasto con loro, con i poveri. E poi non solo assistenza concreta e amicizia, ma impegno civile, sociale, spirituale per rimuovere le cause delle ingiustizie. Anche questo è educazione, è perdere tempo con i figli».

ECCO I TESTI DELLE DUE LETTERE FIRMATE DA PAPA FRANCESCO


La malattia, una scuola di amore
Cara Anna Maria, è una gioia ricevere questa tua lettera e l’affetto sincero di tanti lettori e lettrici della rivista Piazza San Pietro. La tua gioia, nonostante tante difficoltà, è la mia gioia. Un grande esempio per tutti, perché dalla tua storia capisco che non ci si piange addosso, come spesso siamo tentati di fare. Come ho detto l’anno scorso nella Basilica di San Pietro, durante l’omelia della Santa Messa del Crisma, il Giovedì Santo, il rischio talvolta è di pensare che il futuro non potrà che riservarci continue sorprese negative. Invece il tuo coraggio, la tua fortezza d’animo, in particolare la cura del tuo papà non vedente, ci fa comprendere la vera fonte della serenità, della speranza e della pace. Come diceva San Pietro, bisogna sempre essere pronti a rendere ragione della speranza che è in noi! Soprattutto in questo momento di grazia, che viviamo nel Giubileo. Questa speranza che non delude è una buona medicina per i malati e i sofferenti. Il dolore va affrontato e anche combattuto, alleviato grazie alle nuove frontiere della scienza, ma c’è una soglia fisica e psicologica che non si può eliminare. E questa speranza che non delude, fondata sull’esperienza condivisa con Cristo e sulla realtà della risurrezione, ci aiuta e ci spinge ad andare avanti. Avanti, è una parola che dico spesso, non per rimuovere i problemi, i disagi, le fatiche, gli acciacchi, le malattie, le sofferenze, ma per aprirmi allo stupore della grazia di Dio: un fiume d’amore immenso, ininterrotto, che è per me, per te e per ciascuno di noi, per tutto il popolo. La malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili. Eppure la fragilità è sempre un’occasione per amare. Amati sempre da Dio, che ama per primo, possiamo nella libertà riamarlo e portare un po’ del suo amore a chi incontriamo, ai più deboli, ai poveri, a chi desidera il perdono, a chi vuole riabbracciare il Padre. Un momento anche molto commovente per me è stata la partecipazione al Giubileo dei malati e degli operatori della sanità. Quel giorno, il 6 aprile di quest’anno, per la prima volta ho voluto riaffacciarmi in piazza San Pietro, dopo il mio lungo ricovero. Prima di uscire sul sagrato, mi ero confessato nella Basilica e raccolto in preghiera, poi ho attraversato la Porta Santa unendomi così, nella mia condizione, al pellegrinaggio giubilare degli ammalati. Nell’omelia, avevo scritto che volevo condividere con i malati l’esperienza di dipendere dagli altri. La malattia, non dimentichiamolo mai, è anche una scuola d’amore. Non è sempre facile, però è una scuola, in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperdere. Siamo sempre grati a Dio e ai fratelli, come te Anna Maria, per il bene che riceviamo, abbandonati e fiduciosi per quello che ancora deve venire. Quando tutto sembra perduto, si scopre l’essenziale e c’è sempre la possibilità di cominciare un’esistenza nuova, perché, nelle prove, l’amore di Dio ci stringe più forte. Pregherò per te, Anna Maria, e per il tuo papà, e spero sia possibile incontrarvi tutti e due. Grazie di cuore anche per le tue lacrime quando mi hai visto uscire dal Gemelli. Continua a pregare per me.
Francesco
L’economia abbia più coraggio nel conciliare lavoro e famiglia
Caro Mirko, la tua storia è come quella di molti genitori che devono lavorare per portare a casa il pane per tutta la famiglia e per creare futuro per i figli. È molto brutto non riuscire a stare un po’ con i figli durante la giornata, almeno per la colazione oppure per la cena. È una vita che ci toglie l’umanità! L’ho detto molte volte e lo ripeto: c’è un’economia che uccide. Bisogna invece che le classi dirigenti, gli imprenditori pubblici e privati, ma anche i sindacati e le associazioni della cultura, del volontariato e della società civile, tutti insieme si impegnino per conciliare il lavoro con la famiglia, l’educazione dei figli. Ci sono strumenti, progetti, proposte pratiche per realizzare tutto questo, utilizzando ad esempio anche, quando si può, lo smart working. Ma non c’è solo questo. «Il profitto ad ogni costo – ho affermato il 1° giugno 2023 ricevendo un gruppo di imprenditori – distorce i nostri rapporti, al punto da svilire e schiavizzare le persone stesse. La cultura dell’incontro, al contrario, esprime la ricerca del bene comune». È l’economia di Francesco, che in questi anni, ad Assisi, ha riunito giovani industriali, economisti, attivisti. Stanno facendo un bellissimo cammino e sono convinto che questa nuova economia si farà strada! C’è poi anche un altro aspetto. Molti genitori, in questi tempi, hanno perso l’abitudine di giocare con i figli, di “perdere tempo” con loro. Perdere tempo con i figli è anche trasmettere la fede. È la gratuità, la gratuità dell’amore di Dio. Come ho sostenuto, in particolare, a Milano il 25 marzo 2017 allo stadio Meazza nell’incontro con i ragazzi cresimati: trasmettere la fede con l’educazione nella solidarietà, nelle opere di misericordia. È molto importante cercare altre famiglie e condividere un pasto con loro, con i poveri. E poi non solo assistenza concreta e amicizia, ma impegno civile, sociale, spirituale per rimuovere le cause delle ingiustizie. Anche questo è educazione, è perdere tempo con i figli! Così crescono relazioni sane e mature. Per un bambino anche il diritto di giocare con i propri genitori è fondamentale. Bisogna fermarsi un momento e pensare a tutto quello che si può fare e fare delle scelte, vivendo bene tutto il tempo a disposizione. Io sono convinto, e l’ho spiegato in documenti e discorsi, che il tempo è superiore allo spazio. Abitiamo il tempo con fiducia e distribuiamo amore. Ma soprattutto non dimentichiamo mai che è molto importante pregare con i figli. Stabiliamo almeno un momento della giornata, nel quale tutta la famiglia prega insieme. E poi aiutatevi sempre a ringraziare, a scusarvi, a chiedere perdono o permesso. In un clima rigenerato continuamente dalla grazia di Dio, si apriranno strade finora impensabili. Abbiate speranza! In questo Giubileo risuonano forti le parole della Prima Lettera di Pietro (1Pt 3,15): rendiamo ragione della speranza che è in noi! Pregherò per la vostra famiglia e voi non dimenticatevi, Mirko e Giulia, di pregare per me.
Francesco

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