I poveri prima, trasparenza, coraggio: cosa chiedono i giovani al nuovo Papa

Per alcuni questo sarà il primo Conclave a cui assisteranno con vera consapevolezza: alla balconata di San Pietro si aspettano di salutare «non un santo ma un uomo che non ci farà vacillare»
May 5, 2025
I poveri prima, trasparenza, coraggio: cosa chiedono i giovani al nuovo Papa
Siciliani | .
Anche i loro occhi da questa sera saranno puntati sul camino e sul colore del fumo che dal tetto della Cappella Sistina annuncerà al Mondo intero l’esito degli scrutini per l’elezione del nuovo Pontefice.
Sono ore di indiscussa emozione e trepidazione anche per i più giovani che assisteranno, tutti di certo con una maggiore consapevolezza rispetto al precedente Conclave avvenuto nel 2013, ad uno degli appuntamenti più intensi nella vita della Chiesa.
E se Jorge Mario Bergoglio scelse il nome Francesco grazie al cardinale Claudio Hummes, che accanto a lui al momento della elezione gli raccomandò abbracciandolo “Non dimenticarti dei poveri”, oggi sono i giovani che idealmente si avvicinano al futuro Papa per chiedergli qualcosa.
«In un mondo pieno di contatti ma povero di legami, chiedo al Papa che porti sempre più la Chiesa a diventare un volto che accoglie, una casa che riconosce, un abbraccio che lenisce le fragilità della società», dice Denise De Maio, 16 anni, di Montoro nella diocesi di Salerno.
Già, perché nelle complessità che attraversano l’intero pianeta «un Papa “costruttore di pace” non posso che immaginarlo concreto, che sappia fornire, grazie alla Parola, degli strumenti efficaci e tangibili di lotta alle tante brutalità del mondo – dice Anna Rosa Digiaro, 25 anni, di Giovinazzo, in Puglia –. Chiederei al Papa che con parole e opere semplici possa sempre essere voce profetica nei conflitti, avendo a cuore chi soffre in ogni parte del mondo. Gli chiederei di avere radici salde nella fede, ma anche rami pronti a germogliare frutti nuovi e un po’ inaspettati».
«Dal nuovo Papa mi auguro possa arrivare il giusto sostegno alla politica internazionale – dice Tony Varricchio, 26 anni, di Vercelli –. Trovo che la figura del Pontefice possa svolgere un ruolo cruciale in un momento di tale instabilità, al fine di evitare escalation di eventi negativi che possano danneggiare l’umanità. La componente umana sarà fondamentale: un approccio come quello di Francesco ha consentito il riavvicinamento di tanti giovani alla fede».
Marianna Dalle Nogare, 28 anni di Modena, domanda al Papa «di essere una figura che faccia venire nostalgia della bellezza di Dio alle persone più lontane dalla fede, in un mondo che sembra andare al contrario, che ha tolto Dio dal centro della propria vita nella società del “va bene tutto”. Che sia colui che porti a Cristo che è il nostro tutto e che faccia capire che la vita vera, la vita piena, si ha solo in Lui». Le fa eco Matteo Santini, educatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII: «Chiederei al nuovo Papa di continuare a spronare la Chiesa nel suo cammino di apertura ai problemi del mondo, nella consapevolezza che ciò che fai grida molto più forte di ciò che dici con le sole parole. E che continui il percorso di conversione verso una ecologia integrale e verso una fraternità umana rinnovata».
«Attenzione e ascolto» sono le richieste di Laura Pedrielli, 23 anni di Castel D’Argile nella diocesi di Bologna: «Vorrei che avesse orecchi e cuore aperti per tutti – continua – che sia immagine di quel Dio che ci è accanto e ci ama tutti dove siamo, per come siamo. Che ci mettesse nelle condizioni di sperimentare quell’amore incondizionato che è l’amore di Dio di cui abbiamo tanto bisogno. E che questo ascolto si concretizzi in parole, scelte, decisioni prese insieme alle “categorie” delle persone ascoltate e coinvolte. Perché per continuare a camminare come Chiesa credo davvero sia necessario fare passi insieme, sempre più concreti». «Gli chiederei di mettersi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della Parola e della volontà del Signore e che si lasci guidare da Lui» dice Davide Pesce, 24 anni di Arenzano, in diocesi di Genova.
«Chiedo al Papa di scegliere i poveri – dice Sara Panero, 18 anni, di Saluzzo –. Vorrei una Chiesa che stia accanto a chi vive ai margini, condivida le loro ferite e accolga le loro domande, senza mai restare distante. Gli chiedo di difendere la pace in un mondo lacerato da guerre dimenticate e violenza, usando la sua voce per provare a spegnere l’odio e ribadire che ogni vita ha valore. Gli chiederei di camminare al nostro fianco, sostenendo i passi incerti, accendendo in noi la speranza e infondendo coraggio nei nostri sogni più audaci». Aggiunge Pierpaolo Mero, ventenne di Manduria, nella diocesi di Oria: «Gli chiederei di essere una guida ferma e trasparente, accompagnandoci nel solco di quella Dottrina importante e forte che la Chiesa ha da sempre insegnato. E che abbia a cuore la gioventù, vivendo il suo Pontificato vicino a noi, pronto ad ascoltarci e ad indirizzarci. Anche i giovani non credenti guardano al Papa, ne sono convinto e ne ho avuto testimonianza di fronte alla loro necessità di comprendere il senso profondo della propria vita».
Un pastore che sappia «continuare l’opera di pace iniziata da Francesco e di guidarci verso Gesù Cristo con saggezza e fede» dice da Firenze la quindicenne Clara Ciani. Da San Benedetto del Tronto, Francesco Fulgenzi, seminarista di 26 anni, chiede «cura e sensibilità riguardo al tema della pace, in continuità con quello che è stato dimostrato da Francesco, così come una particolare attenzione all’unità all’interno della Chiesa». Anche Melissa Biggi, della diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato, chiede al futuro Papa di «tenere unita la Chiesa, facendo avvicinare sempre più persone a Cristo».
«Al successore di Pietro chiediamo una visione aperta, proiettata nel futuro, con i giovani protagonisti – è il desiderio di Filippo Molino, 17 anni di Murisengo, nella diocesi di Casale Monferrato –. Un Papa che metta al centro la fede vissuta tra le persone e non solo le regole, un Papa capace di ascoltare senza giudicare, con compassione e carità». Un pastore che sappia costruire «dialogo con i ragazzi a partire da un ascolto attivo – dice Camilla Radice, 22 anni di Brescia – per una Chiesa moderna che elimini alcuni tabù che ormai non fanno più parte della società d’oggi e che sappia parlarne senza vergogna, per permettere ai ragazzi di capire come e cosa sia giusto fare».
Francesca Siliprandi è di Porto Mantovano, in diocesi di Mantova: «Chiederei al nuovo Papa di saper guardare a noi giovani così come Gesù ha guardato a Pietro: con pazienza, con comprensione, anche nei momenti in cui facciamo fatica, quando non capiamo, quando ci perdiamo – sottolinea –. Gli chiedo di avere il coraggio e la pazienza di camminare con noi e per noi, anche quando le battaglie da affrontare sono pesanti. Quelle che spesso noi stessi, in un tempo di guerre, precarietà economica, crisi sanitarie e continue aspettative, non riusciamo più a sostenere. Vorrei che fosse voce di speranza per tutte le volte in cui ci siamo sentiti giovani, ma senza speranza».
«Chiederei di indicare a noi ragazzi la via che porta a Gesù – dice Giulia Grisetti, ventunenne di Olgiate Comasco, in diocesi di Como –. Come gli occhi di Pietro faticavano a distinguere ciò che il suo cuore già sapeva, così anche noi abbiamo bisogno di sentirci dire “è il Signore”. Perché riusciamo a scorgere nelle persone che incontriamo il volto e la luce di Cristo e perché la frenesia del mondo non riesca ad allontanarci dalla ricerca di Dio».
Vittorio De Giacomi, educatore a Brescia, evidenzia come «testimonianza e autenticità del Vangelo» siano punti di forza per una «Chiesa libera, luogo di accoglienza e di relazioni, che offra spazi in cui i giovani possano donare con semplicità quello che sono, “coscienza critica” di una società del benessere che dimentica la fraternità, la solidarietà, la condivisione».
Essere un «buon pastore che conosce e si fa conoscere dalle sue pecore, e che le raduni nell’unico gregge di Cristo, pur rispettando le tante diversità che caratterizzano la Chiesa» è l’auspicio di Umberto Carpentieri, 16 anni, di Siderno, nella diocesi di Locri-Gerace: «Gli chiederei di essere non un santo, ma un uomo fatto di carne che sicuramente potrà sbagliare, ma che abbia la consapevolezza che il Signore non farà mai vacillare la barca di Pietro».
(ha collaborato Alberto Gastaldi)

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