I leader religiosi cattolici, ebrei e musulmani: «Nel nome di Dio, basta odio»

Guerra in medio Oriente, lettera aperta dei vertici delle tre religioni alle istituzioni italiane e ai credenti: sì al dialogo, tessiamo la pace insieme
August 28, 2025
I leader religiosi cattolici, ebrei e musulmani: «Nel nome di Dio, basta odio»
. | l flashmob per la pace organizzato dai giovani dell’incontro promosso dalla Comunità di sant’Egidio a Roma
Come fiori di pace che tentano di rompere l’asfalto. Quelli che in Italia sono stati fino ad oggi gesti simbolici e iniziative sporadiche per promuovere il dialogo e il cessate il fuoco a Gaza, stanno, seppur lentamente, prendendo il volto di una mobilitazione collettiva dal basso. A fare da traino, anche grazie all’esporsi incessante di papa Leone XIV, sono ancora una volta le religioni monoteiste. Nell’appello interreligioso «alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti» pubblicato ieri e sottoscritto, tra gli altri, dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), e l’imam della moschea di Milano, Yahya Pallavicini, vicepresidente della comunità religiosa islamica italiana (Coreis), i rappresentanti delle comunità religiose hanno condiviso «l’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace».
La dichiarazione condivisa più forte è quella in cui si sottolinea che «la giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi». Sulla scia degli appelli del Pontefice, anche i leader religiosi hanno ribadito l’urgenza di «far tacere le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele» e che, allo stesso tempo, «siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati e siano garantite cure ai feriti». Le parole utilizzate sono già il frutto di un tentativo di ricercare punti di unità, anche se l’inasprirsi del conflitto in Medio Oriente si legge, ha «messo a dura prova» il dialogo. «È stato uno sforzo, anche da parte mia, focalizzarsi su quello che unisce – ha detto ad Avvenire Noemi Di Segni –, ci sono tanti temi sui quali ci sono confronti faticosi, ma abbiamo scelto di lasciarli da parte». In questi momenti in cui il dolore delle diverse comunità sta crescendo, «per noi è importante aggrapparci alla convivenza – ha continuato –, per fare in modo che a guidare le coscienze non siano appiattimenti su forme di propaganda, immagini inventate dall’intelligenza artificiale o appelli al boicottaggio».
Aiuti umanitari in una zona di guerra - Ansa
Aiuti umanitari in una zona di guerra - Ansa
Nel testo, infatti, i leader del “Tavolo delle religioni”, che da tre anni si riunisce nella sede della Cei, mettono in guardia dai rischi della propaganda «che, sfruttando ingenuità e visceralità» spesso induce a schierarsi l’uno contro l’altro, ma anche dalle «dannose confusioni tra identità politiche nazionali e religiose». Come leader, ha concluso Di Segni, «insieme ai politici abbiamo una grande responsabilità, quella di non far delirare nell’odio la convivenza. Occorre creare iniziative per sensibilizzare e far ragionare soprattutto i giovani, che subiscono più di tutti il fascino del boicottaggio».La dichiarazione interreligiosa, secondo l’imam Pallavicini, è «una reazione a una doppia emergenza, essenziale, condivisa e costruttiva»: il conflitto a Gaza e la «ricaduta di questo nella percezione dei cittadini in Italia e in Europa». L’imam ha sottolineato ad Avvenire che si è lavorato insieme, lasciando da parte le differenze per «evitare ricadute di odio e di chiusura, che invece stanno aumentando in Europa e in Italia». La speranza, dunque, è quella di innescare un movimento della società civile, sul territorio, a partire dalle comunità religiose. «Noi vorremmo puntare a un coinvolgimento del governo nazionale e delle amministrazioni locali – ha aggiunto il vicepresidente di Coreis –, e da questo auspichiamo una ricaduta pratica di iniziative per l’unità e la formazione». Quello che speriamo, ha concluso, è che «dal disastro di questo conflitto possa venire paradossalmente un bene, per costruire in Italia una fratellanza che rompe la diffidenza».
L’attenzione che emerge dal messaggio, infatti, è anche quella di sensibilizzare i cittadini contro «l’odio e la violenza» che corrompono «la natura autentica dei testi sacri per benedire l’uso delle armi e organizzare la morte dell’altro», per evitare il propagarsi di «antisemitismo e islamofobia» o di avversione «al cristianesimo cattolico». Se ieri i leader religiosi hanno lanciato il loro appello alla pace, la risposta della società civile non si è fatta attendere. La Cgil ha invitato lavoratori e studenti a scendere in piazza nelle città italiane per una mobilitazione contro guerra a Gaza il prossimo 6 settembre. Ieri 1200 giovani della Comunità di Sant’Egidio si sono riuniti al Pantheon, a Roma, per un flashmob per la pace. È del 28 agosto, invece, l’iniziativa globale di digiuno per Gaza che ha coinvolto oltre 10mila operatori sanitari di tutto il mondo.

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