martedì 26 gennaio 2021
Padre Raffaele aveva 77 anni. Sempre al servizio dei poveri, fu grazie a lui che la città smise di avere paura e cominciò a denunciare e combattere l’illegalità
Il parroco della Chiesa del Redentore di Ercolano, Don Raffaele Falco

Il parroco della Chiesa del Redentore di Ercolano, Don Raffaele Falco - Archivio Ansa (la foto è del 1993)

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Un prete a servizio dei poveri, costruttore di comunità, uomo del dialogo. Nella sua vita don Raffaele Falco ne ha affrontate di battaglie, non ultima quella con il Covid-19. Muore a 77 anni, affetto da diverse patologie che il virus ha aggravato. Per lui piange la Chiesa di Napoli e la “sua” Ercolano. La cittadina vesuviana alle falde del Vesuvio che padre Raffaele - come tutti lo chiamavano - ha difeso fino a ricevere minacce di morte dalla camorra, che negli anni del dopo terremoto dell’80 imperversava e speculava sulla ricostruzione.

La sua vita è stata tratteggiata, ieri pomeriggio, nella chiesa del Redentore, in un momento di preghiera comunitaria da monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e suo fraterno amico.

«Don Raffaele – ha detto di Donna - è stato “afferrato da Cristo”, così come san Paolo - ed ha scelto di essere missionario del Vangelo qui in questa zolla di terra».

Scelse fin dall’inizio di essere un prete a servizio dei poveri, adottando uno stile di sobrietà ed essenzialità. Nella vita, nel vestire, nel comportamento. Ma anche certamente un pastore, un ministro del Signore. Monsignor Di Donna lo definisce la «testa pensante più lucida con doti di intuizione carismatiche e di analisi delle situazioni». Per questo viene inviato a mettere su la nuova parrocchia del Redentore di Ercolano: da un sottoscala una comunità, un laboratorio di idee, un luogo di accoglienza del volontariato, un doposcuola.

E intanto padre Raffaele lavora per stabilire con tutti rapporti personali, intrecciare relazioni, costruire amicizie. E si dedica – in spirito di obbedienza - ad una nuova impresa: la chiesa di S. Maria del Pilar. Senza mai trascurare la comunione presbiterale. Forse la sua eredità più grande. Da decano, si faceva vicino a tutti e metteva le sue doti a servizio dei fratelli e della comunità.

Fino a impegnarsi per il riscatto della città. Nel 1993 la guerra tra clan rivali lo portò ad alzare la voce. A chiedere l’esercito per la città. Era la prima volta che un sacerdote sfidava la camorra che seminava morti e controllava indisturbata il territorio. E così grazie a lui le forze dell’ordine arrivarono in città e andarono nelle case dei camorristi. Fu grazie al parroco che la città di Ercolano smise di avere paura e cominciò a denunciare e combattere l’illegalità.

Oggi pomeriggio, alle 17, le esequie saranno celebrate dal vescovo ausiliare di Napoli monsignore Gennaro Acampa. Oggi Ercolano e la Chiesa di Napoli saluta padre Raffaele uomo di servizio e comunione.

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