Va ripensato il modello di sviluppo basato sui fiumi di soldi del mattone
La storia comincia da lontano quando, alla fine del secolo scorso, nelle aree dismesse dall’industria che aveva lasciato spazio al terziario, incominciò una rivoluzione edilizia cittadina

«Profili di incontrollata espansione edilizia». Se le ipotesi accusatorie dovessero essere confermate, queste parole del comunicato del Procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola, suonerebbero come epitaffio di una stagione di sviluppo milanese agganciato al mattone. Una corsa che pareva inarrestabile e che ha cambiato il volto della città. Non sempre in meglio.
La storia comincia da lontano quando, alla fine del secolo scorso, nelle aree dismesse dall’industria che aveva lasciato spazio al terziario, incominciò una rivoluzione edilizia cittadina. Le nuove abitazioni, anche in periferia, furono il segnale di una rinnovata spinta propulsiva della città che, grazie anche a questi investimenti, si rimise in cammino dopo l’epoca di Tangentopoli. Un cammino che divenne corsa dopo Expo quando Milano, “a place to be” (il posto dove essere) secondo il New York Times, si scoprì attrattiva al massimo. Una simpatia internazionale che non si è fermata dopo 10 anni e che ha portato un flusso enorme di investimenti, italiani ed esteri, molti dei quali diretti al bene per eccellenza degli italiani, la casa.
Un fiume di denaro che ha cambiato letteralmente il volto della città. Da un punto di vista costruttivo e da un punto di vista umano. La corsa edificatrice in una città piccola come superficie quale è Milano e già intensamente inurbata, ha portato a una corsa verso l’alto dei prezzi dei terreni in cui è possibile costruire. E questo ha generato due conseguenze. Da un lato lo sviluppo in verticale. Milano ha uno skyline che ricorda, in alcuni scorci, quello delle città americane con un una serie di grattacieli e di torri sempre più imponenti, assurte a simbolo delle magnifiche sorti e progressive. Dall’altro questa corsa verso l’alto ha contagiato anche i prezzi delle case stesse in una rincorsa continua che ha reso praticamente impossibile a chi non dispone di un capitale di partenza importante o di uno stipendio altrettanto rilevante, acquistare casa.
Il paradosso poi è che l’aumento delle linee della metropolitana (un atto meritorio delle giunte di qualsiasi colore) ha contribuito a innalzare ulteriormente i prezzi. Il risultato: una gentrificazione della città, ovvero abitata sempre di più da persone con ottime disponibilità economiche oppure da anziani che avendo acquistato la casa in tempi non sospetti possono permettersi di restare mentre le coppie giovani sono costrette a uscire nella speranza di trovare uno spazio dove mettere su famiglia e allevare figli.
È in questo quadro che si inserisce il nuovo passo dell’inchiesta sull’Urbanistica portata avanti dalla Procura. Se le accuse ipotizzate dovessero trovare conferma dal gip, lo tsunami sulla città non sarebbe indolore. E i molti progetti fermi potrebbero non ripartire più con conseguenze pesantissime su chi, con fatica, ha versato caparre e acconti per una nuova abitazione. E poi c’è il prossimo appuntamento internazionale: quelle Olimpiadi invernali che, condivise con Cortina, apriranno il prossimo 6 febbraio. Milano è sede di alcuni importanti eventi e Coima, una delle aziende coinvolte, ha realizzato il Villaggio Olimpico (ad oggi fuori da ogni contestazione).
Comunque vada a finire l’occasione non va persa per ripensare un modello di sviluppo basato finora solo sul mattone e su un mattone che pesa in termini di soldi. L’apertura al nuovo e il gusto della sfida imprenditoriale sembrano passati in secondo piano e con loro la capacità, tutta meneghina, di sapere coinvolgere tutti quelli che a Milano arrivavano in cerca di lavoro e fortuna. Bisognerebbe ripartire da questo fondamentale per ripensare una città che sappia ripartire in direzioni diverse e (anche) più accoglienti.
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