Torture e stupri nei campi libici: parlano le vittime di Almasri

La giovane ivoriana Mariam: «Lui e i suoi uomini mi hanno stuprato ogni notte per un anno, voglio giustizia». L’avvocata: «Presto un esposto alla Procura contro l’archiviazione della premier»
August 5, 2025
Torture e stupri nei campi libici: parlano le vittime di Almasri
Refugees in Libya | Detenuti in un centro libico
La stupravano ogni notte, all’interno della prigione di Mitiga, in Libia. Lo facevano a turno: prima lui, il generale Almasri e poi tutti gli altri suoi uomini. Oggi Mariam (nome di fantasia per garantirne la privacy, ndr) è in Italia, ha un lavoro e cerca di farsi una nuova vita. Ma è difficile, ogni notte, rivive lo stesso incubo.
«Mi dice che non si sente donna, è una persona distrutta: dalla testa ai piedi», spiega la sua legale, l’avvocata Angela Maria Bitonti che lo scorso febbraio ha depositato alla Procura della Repubblica di Roma una denuncia in cui si ipotizzano «reati di omissione e favoreggiamento» contro lo Stato italiano per la vicenda di Njem Osama Almasri, il capo della polizia libica inseguito da un mandato di arresto della Corte penale internazionale e a gennaio riportato in Libia a bordo di un volo di Stato.
«Presenteremo un esposto alla Procura di Roma contro l'archiviazione della premier sul caso Almasri. Giorgia Meloni ha, infatti, detto di aver condiviso le decisioni», aggiunge in merito all'archiviazione di Giorgia Meloni da parte del Tribunale dei ministri. «Aspettiamo anche le decisioni parlamentari sull'autorizzazione a procedere nei confronti dei due ministro e del sottosegretario - dice - Se non dovesse arrivare il via libera, valuteremo quali azioni mettere in campo». Intanto non nasconde la soddisfazione. «È stata fatta chiarezza- aggiunge – qualcuno è responsabile di quello che è accaduto».
Mariam non chiede risarcimenti danni, ma vuole giustizia.
«È una persona che va protetta perché è testimone di crimini contro l’umanità. È arrivata in Italia su un gommone: era riuscita a scappare dalla prigione scavando un buco, giorno dopo giorno, con una pietra, insieme a un’altra ragazza che aveva subito come lei tutti quegli abusi. Sono partite su due gommoni diversi, lei è arrivata in Italia. Dell’altra ragazza non si sa più nulla, forse è stata vittima di un naufragio». «Faremo, inoltre, una nuova istanza per visionare gli atti visto che la precedente è stata rigettata in quanto la mia assistita è stata considerata una vittima indiretta», aggiunge la legale. «Non condividiamo questa visione - sottolinea - riteniamo sia una vittima diretta perché il rimpatrio di Almasri e la mancata consegna alla Corte penale internazionale non consente il processo. Significa aver impedito alle vittime di crimini cosi atroci di ottenere giustizia».
Ma Mariam non è l’unica vittima che ha denunciato prima la liberazione e poi il ritorno in Libia di Almasri con un volo di Stato italiano. «È stato sorprendente, per me, in quanto vittima, sapere dell’archiviazione della Presidente Meloni da un post su Facebook», esordisce Lam Magok, anche lui arrivato in Italia dal Sud Sudan con un barcone partito dalla Libia dove era stato detenuto per diversi mesi nel centro gestito dal generale Almasri. Il giovane sudanese lo scorso febbraio ha denunciato il governo italiano per favoreggiamento. E oggi non nasconde la rabbia. «Vorrei che venissero in tribunale a spiegarmi tutto questo. Essere vittima di tortura è un incubo che torna tutte le notti. Leggere in quel post che la leader di un paese democratico rivendichi di aver coperto un criminale come Almasri, mi spaventa e mi addolora». Lam accusa l’Italia di inadempienza per la mancata esecuzione del mandato di arresto nei confronti di Osama Elmasri (detto Almasri) e per il suo trasferimento in Libia a bordo di un volo di Stato.
Anche David Yambio, sudanese di 27 anni, attivista dell’Ong Sea Watch e portavoce di Refugees in Libya è stato torturato dal generale Almasri. «Nel novembre 2019 sono stato catturato nel Mediterraneo e riportato in Libia – racconta David –. Sono stato messo in un centro di detenzione. In seguito, sono stato trasferito ad Al-jadida, dove comandava Almasri e dove mi ha torturato personalmente. Da lì sono stato portato alla base aerea di Mitiga, dove ho assistito a molte atrocità che non posso descrivere. Oggi molti di noi si pongono domande sul perché il governo italiano abbia lasciato andare un criminale ricercato dalla Corte penale internazionale. Lo ha fatto. Perché l’Italia ha tradito lo Statuto di Roma?», chiede. Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, chiamato anche Statuto di Roma, è il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale. Proprio quella Corte che dovrebbe giudicare i crimini commessi da Almasri.

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