Ron: «La fede, l'uomo che sono grazie a Dio e l'anima che accarezzo»

Tanta gente nella sala Neri del Meeting ad ascoltare Rosalino Cellamare, in arte Ron. Ad “Avvenire” racconta la sua anima, il rapporto con la famiglia e la fede
August 25, 2025
Ron: «La fede, l'uomo che sono grazie a Dio e l'anima che accarezzo»
. | Rosalino Cellamare al Meeting di Rimini
Si siede sulla stessa sedia dove due ore prima un fisico spiegava la bellezza del metodo quantistico. La sala è quella in cui di solito parlano politici ed economisti. L’acustica? Pessima. Ma c’è tanta gente, venuta ad ascoltarlo parlare del potere salvifico delle canzoni. E c’è una chitarra. A Rosalino Cellamare tanto basta. Persino la sala Neri del Meeting diventa un’altra città per cantare. L’arte è più grande della paura di sbagliare. Da fuoriclasse inizia a far scivolare le dita sulle corde e a quel punto le pareti spariscono ed esistono solo lui, il pubblico e la musica: Vorrei incontrarti tra cent’anni, Joe temerario, i grandi successi di quasi sessant’anni di attività musicale, da quando cantava per i girasoli di Garlasco al Festivalbar con Anima e alla vittoria di Sanremo, con Tosca nel ’96. Anche un cameo: Almeno pensami, eredità postuma dell’amico Lucio Dalla. Nessuno ha guardato l’orologio lunedì sera, né il cantautore nè don Massimo Granieri, critico musicale, che per oltre un’ora ha accarezzato con Ron le corde delle emozioni e quelle della storia della musica pop, davanti a una sala cui è bastato un cenno per alzarsi in piedi e intonare, tutti insieme, Piazza Grande. Alla fine, Ron da Garlasco ci ha raccontato dov’è l’anima.
Perché per un artista è importante “raccontare dei successi ma dei fischi non parlarne mai”?
Questo dice la canzone, ma è anche un po’ la realtà dei sacrifici che si fanno per passione della musica. Ogni sera c’è una città diversa per cantare, è la nostra vita; si vuole arrivare in fondo al viaggio. Io cerco di non pensare troppo e lasciar uscire quello che ho, che sono, forse perché in fondo amo l’arte musicale e le emozioni che scatena nel pubblico ma al tempo stesso credo di essere una persona qualunque. Sono felice per quello che sono.
Da un’emozione, il “miracolo” del mare, nacque Piazza Grande con Dalla. Basta guardare intorno a sé per sentire e comporre?
Ero da solo e mi trovai di fronte al mare della Sicilia. Non so come nè perché ma sentii di essermi affacciato al creato, con stupore, era bellissimo e mi sembrava una grazia. Ero grato. Sarebbe assurdo - pensai - che tutto questo esistesse senza un Dio che lo ha creato. Uscirono le prime note senza neanche pensarci… Non si può analizzare un’emozione, ma è una forza creativa per l’anima.
Nel 1982, Ron cantava che l’anima è una parola, è un concetto. E Rosalino cosa pensa che sia l’anima?
È una parte di me che non riuscirò mai a toccare ma che posso accarezzare, passare una mano e sentire l’amore, l’amore di Dio. La accarezzo con la musica; per me anima e musica sono stanno sempre insieme.
Hanno ragione i fisici a dire che la musica è vibrazione, oppure i matematici a legare note e numeri; oppure è soltanto un linguaggio dell’anima?
Non ci ho mai riflettuto così “scientificamente”, ma “sento” la musica e l’anima da troppi anni - ho iniziato a sentirle da bambino - e so accarezzare la mia anima con la musica. Perché il segreto della vita, forse, è non smettere di cercare la carezza in mezzo alle tante difficoltà, è volersi bene.
Lei si vuole bene?
Io mi voglio molto bene e so che Dio è sempre con me - non c’è niente che mi possa convincere del contrario - e io con lui. Non siamo mica fatti di marmo, lo ammetto, ma non sarei mai riuscito a fare quello che ho fatto senza avere l’amore di Dio.
Quando ha conosciuto Dio?
Da piccolo andavo in chiesa a Garlasco. Mi mettevano nel coro, con quella veste bianca e la croce sul petto. Recitavo le istruzioni all’assemblea e cantavamo. Ricordi.
Cosa resta di quei ricordi?
Rimane tutto quello che avrei voluto fare. Non so se sono riuscito a fare tutto, sarebbe da stupidi pretenderlo, ma sicuramente tanto di quello che è stato di me lo devo alla mia anima accarezzata da Dio.
Se non avesse la fede sarebbe lo stesso un grande cantautore.
Mi sentirei solo, sarei disperato senza Dio.
Dov’è adesso l’anima di Lucio Dalla?
Starà ridendo con i suoi amici in Cielo, andrà in giro a raccontare barzellette, come era uso fare. Battute a parte, so che lui mi capirebbe perché Lucio era molto credente.
E dov’è quella dei genitori di Rosalino?
Sono vicino a me e ai miei fratelli. Abbiamo avuto dei genitori meravigliosi. Senza il consiglio di mia madre sarebbe stato difficile fare ciò che ho fatto, perché mi sono avvicinato alla musica da giovanissimo.
Le manca un figlio?
Ho avuto due nipotini da poco e secondo me mio fratello e sua moglie hanno fatto una grande cosa: sono molto cambiati, è bellissimo vederli insieme, sono diventati più amorevoli con tutti e con tutto.
Ha paura di morire?
Non ci penso. O meglio, nei momenti di rabbia e di sconforto ci penso, come tutti, ma passa.
Perché, in fondo, ci si meraviglia sempre un po’ se un artista crede in Dio?
Osservazione corretta. È così. Purtroppo qui in Italia appena metti nelle canzoni delle frasi con dentro Dio subito si irrigidiscono; mentre se vai in America è esattamente il contrario. Pensiamo a Zucchero e al successo del suo Miserere.
Ha mai avvertito questo irrigidimento?
Quando pubblicai l’album Angelo, uscirono delle interviste ma non sempre belle o rilassate; è come se ci fosse un pregiudizio, come se la fede dovesse restare “fuori”.
Dove nasce questo bisogno di confinare la fede altrove?
È paura. Paura di se stessi
Cosa pensa di papa Leone?
Mi piace, farà grandissime cose: quando l’ho ascoltato ho avuto la sensazione che sia una persona molto ferma e, al tempo stesso, molto tenera.

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