Ritrovato corpo nel Pordenonese, potrebbe essere quello di Giulia

Il cadavere è di una giovane donna. I vigli del fuoco lo hanno rinvenuto nei pressi del lago di Barcis. In queste ore è in corso il riconoscimento.
November 16, 2023
Ritrovato corpo nel Pordenonese, potrebbe essere quello di Giulia
Ansa | Giulia Cecchettin
Potrebbe avere il finale peggiore, quello più temuto, la vicenda dei due ex fidanzati veneti poco più che ventenni di cui si sono perse le tracce da una settimana. Questa mattina, infatti, il corpo di una giovane donna è stato trovato dai vigili del fuoco nella zona di Barcis, in provincia di Pordenone. Potrebbe essere quello di Giulia Cecchettin. È in corso il riconoscimento per accertare se la salma sia effettivamente quello della giovane scomparsa assieme all'ex fidanzato Filippo Turetta.
Già ieri, erano bastati pochi secondi di un video girato da una telecamera di sicurezza per gelare le speranze di un lieto fine nella favola nera di Filippo Turetta e Giulia Cecchettin. Nel brevissimo filmato, recuperato da uno stabilimento dell’area industriale di Fossò, a una manciata di chilometri da Venezia e a pochi minuti da Vigonovo, dove Giulia abita con la famiglia - si vede il ragazzo che aggredisce la coetanea. Filippo, scrivono gli inquirenti, «poneva in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte colpendola nuovamente al fine di evitare che la stessa fuggisse».
Dopo aver colpito Giulia con calci mentre si trovava a terra, tanto da farle gridare «mi fai male» invocando aiuto, Filippo viene ripreso mentre si sposta insieme alla vittima in un'altra area con la propria auto, dalla quale la 22enne fugge. Rincorsa, viene colpita alle spalle da Turetta, che l'aggredisce violentemente, provocandone la caduta, per impedire che si allontanasse «e producendole, quale conseguenza della propria azione - si legge - ulteriori ferite e ulteriori copiosi sanguinamenti, che determinavano che la parte offesa rimanesse a terra apparentemente esanime mentre il Turetta caricava il suo corpo nella propria auto, allontanandosi dal luogo dei fatti e rendendosi immediatamente irreperibile».
Proprio in quel punto, i carabinieri avevano trovato nove chiazze ematiche e alcune ciocche di capelli. Il dna verrà confrontato con quello dei familiari di Giulia, per trovare eventuali corrispondenze. Ma ci sono pochi dubbi ormai sul fatto che lì si sia consumata l’aggressione da parte di Filippo, che non voleva accettare la fine della loro relazione. In attesa del responso della scienza, le indagini tradizionali puntano il dito sul 22enne, che ieri è stato indagato per tentato omicidio dalla procura di Venezia, già sotto pressione per la delicata inchiesta sull’autobus precipitato a Mestre. Il procuratore Bruno Cherchi ha lanciato un appello al giovane: «Fatti sentire, racconta la tua versione: in questo momento sarebbe utile». Per capire prima di tutto che fine ha fatto Giulia. Perché con il passare delle ore si fa strada l’ipotesi peggiore, avvalorata anche dalla pesante accusa della procura, pur se gli inquirenti precisano come l’iscrizione nel registro degli indagati sia un atto dovuto, resosi necessario «dopo il primo esito delle indagini» e per procedere agli accertamenti tecnici come il prelievo dei dna dei familiari.
L’angoscia, inevitabilmente, cresce. Giulia avrebbe dovuto laurearsi giovedì in ingegneria: una festa tristemente annullata in attesa del suo ritorno. Ma è chiaro che un appuntamento del genere non si salta a cuor leggero. «Non so su quale base si fondi la qualificazione del reato ipotizzato: ne prendiamo atto ed evidentemente, se gli inquirenti ritengono di farlo, hanno qualche elemento. Noi però non perdiamo la speranza - dice Stefano Tigani, legale dei Cecchettin - Capisco il riserbo, è un’indagine complessa ed è giusto che seguano il loro percorso; noi aspettiamo anche se questo passo avanti è preoccupante. Speriamo in una soluzione nel breve perché ogni momento che passa per la famiglia complica tutto. Finché c’è da sperare noi speriamo».Ieri gli investigatori hanno passato al setaccio l’abitazione della famiglia Turetta, in cerca di qualche indizio utile: le perquisizioni sono iniziate la mattina e si sono concluse a pomeriggio inoltrato. Nel corso dell’attività gli investigatori hanno acquisito diverso materiale, in particolare di tipo informatico, ritenuto utile per le indagini. In casa c’erano i familiari di Filippo, i genitori e un fratello 17enne. L’avvocato nominato d’ufficio per rappresentare Filippo, Emanuele Compagno, ha riferito che madre e padre hanno dato la più ampia collaborazione, anche se per loro si è trattato di un momento molto difficile sul piano emotivo, specie dopo la notizia del video. Giovedì la mamma di Filippo si era detta sicura che il figlio non avrebbe mai fatto del male all’ex fidanzata. Ma a questo punto tutte le certezze vacillano. Attorno alle due famiglie coinvolte nel dramma, c’è però anche un’intera comunità sgomenta, che teme l’avvicinarsi dell’epilogo.
L’Associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse e in queste terribili ore assiste la famiglia di Giulia, lancia l’appello: «Se qualcuno ha visto o sentito, ci faccia sapere anche in via anonima». Intanto, senza anche conoscere l'esito degli accertamenti del cadavere di donna ritrovato a Barcis, le ricerche proseguono senza sosta, seguendo le tracce lasciate dalla Punto nera nei vari passaggi sulle strade del Veneto, del Friuli e del Trentino Alto Adige. Su e giù dalle montagne, lungo percorsi impervi, di notte. Filippo (verosimilmente è lui alla guida) sembra aggirarsi senza meta. Forse in fuga dalle sue responsabilità, forse in cerca di un nascondiglio. Forse tiene Giulia sotto sequestro, che potrebbe essersi ripresa, nella disperata speranza che tutto si aggiusti, in qualche modo. Ma sono tutte ipotesi. Perché i due ragazzi e l’auto sembrano spariti nel nulla, nonostante lo spiegamento di forze in campo: pattuglie, vigili del fuoco, sommozzatori, elicotteri. Da sabato sera hanno interrotto i contatti con il mondo (spenti anche i telefoni, non risultano nemmeno prelievi di denaro) e ora li cercano ovunque, senza trovarli: lungo le strade percorse, nei boschi, nei laghi di montagna sfiorati nel tragitto, nei dirupi vicino al Vajont, nel fiume Brenta, nei canali della pianura veneta. L’utilitaria sarebbe stata avvistata addirittura in Austria, ma rimane un mistero come abbia potuto raggiungere e soprattutto oltrepassare il confine, con una caccia così massiccia in corso. Nei confronti di Filippo è stato comunque emesso un mandato di cattura internazionale. Resta sospesa la domanda più angosciosa: Filippo e Giulia sono ancora vicini, vivi, oppure i loro destini si sono divisi per sempre? Anche solo immaginare una risposta provoca una fitta di dolore.

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