Reparti maternità, visite e formazione:
«Così curiamo fino all’ultimo miglio»

Medici conl’Africa Cuamm celebra a Padova i suoi 75 anni di attività a supporto dei sistemi sanitari africani. Don Dante Carraro: «Costruiamo insieme un pezzo di futuro»
November 22, 2025
Reparti maternità, visite e formazione:
«Così curiamo fino all’ultimo miglio»
Don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm, con una mamma
Da 75 anni al fianco di mamme e bambini, da 75 anni al fianco di un’Africa destabilizzata da lotte geopolitiche, crisi del debito e tagli agli aiuti, ma sempre «concentrandoci su quel pezzetto di bene che ci viene chiesto di fare, senza lasciarci travolgere dalle circostanze». L’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm festeggia oggi a Padova 75 anni di attività, in un evento in cui è prevista la partecipazione anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e durante il quale verrà rilanciato l’impegno, la cura e la passione per le comunità africane. Nove i Paesi del continente in cui l’organizzazione sanitaria è impegnata a «crescere il futuro», con numeri importanti: 2,4 milioni di pazienti assistiti, oltre 273mila parti, più di mezzo milione di visite pre-natali, con un occhio importante, da sempre, sulla formazione degli operatori locali e sull’accompagnamento dei sistemi sanitari locali. Non progetti spot, insomma, ma una vicinanza di lungo periodo nei contesti in cui si è coinvolti.
«Certo negli ultimi 6-7 anni la situazione della cooperazione si è fatta più complicata, le nostre fatiche sono più grandi – evidenzia ad Avvenire don Dante Carraro, cardiologo, direttore e “anima” dell’organizzazione –. Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina, Gaza, la mazzata dei tagli di Usaid verso l’Africa, che ha affossato il contributo che veniva dato a questi Paesi. Senza contare gli effetti crescenti dei cambiamenti climatici, come abbiamo visto con i cicloni in Mozambico. Tutto ciò rende molto fragile il sistema della cooperazione e il multilateralismo. Credo però con forza che se riusciamo a raccontare bene il buono che viene fatto e l’impegno dei tanti desiderosi di essere parte di una comunità più grande, allora impegnarsi per i Paesi più deboli continuerà ad avere senso». «Il presidente Mattarella – sottolinea don Dante – una volta ci ha detto: “Dobbiamo costruire un continente verticale, con in mezzo il Mediterraneo, un continente unico”, imparando a ragionare insieme. È quello che noi proviamo a fare». La Repubblica Centrafricana, da dove don Dante è appena rientrato, è oggi uno dei fronti più delicati. Qui il Cuamm è entrato nel 2018, sulla scia di una visita di papa Francesco che aveva cambiato tutto. «Francesco è andato lì contro ogni aspettativa – ricorda il direttore del Cuamm –. Entrato al Complexe Pédiatrique, il grande ospedale pediatrico della capitale Bangui, ha visto i bambini malnutriti per terra. Tornato a Roma, ha chiamato la presidente del Bambin Gesù, Mariella Enoc, le ha affidato tre milioni di euro e ha chiesto di costruire un reparto vero. Lei ci ha coinvolto e abbiamo capito subito il dramma di un Paese povero in tutto: umanamente, professionalmente, istituzionalmente. Nel 2018 c’erano solo due pediatri per 190 posti letto. È tuttora l’unico ospedale pediatrico del Centrafrica».
Il lavoro quotidiano è una corsa a ostacoli. «Bambini gravi che necessitano di interventi chirurgici, diabetici scompensati, polmoniti importanti. Abbiamo rimesso ordine nella farmacia, che assorbe il 30% dei costi di un ospedale. Ci vogliono anni per vedere i cambiamenti, cinque, otto, a volte di più. E resta il tema della sostenibilità: il Paese potrà permettersi tutto questo? Nonostante ciò, i risultati parlano: «Settantamila visite ambulatoriali l’anno scorso, 4mila ricoveri pediatrici, una terapia intensiva con 24 posti sempre pieni. Il problema è che i bambini arrivano tardi: molti muoiono in periferia. Un bambino con malaria cerebrale, se lo ricoveri in tempo, lo salvi».
Proprio la periferia è il secondo fronte. Bossangoa, nove ore da Bangui, è un mondo esposto e fragile. «Un’area abitata da 260mila persone, una sala operatoria con pochissimo, mortalità materna altissima. Tre anni fa abbiamo iniziato una supervisione, poi abbiamo deciso di restare anche qui – spiega don Dante -. Abbiamo mandato due medici, Enzo e Ottavia. E ci siamo concentrati sull’accessibilità alle cure, con moto-ambulanze da 125 cc che costano 2.500 euro. Grazie all’associazione “In moto con l’Africa”, i cui soci si autotassano nelle gite domenicali, ne abbiamo acquistate dieci. Ragazzi formati raggiungono i centri sanitari periferici e portano in ospedale le mamme che rischiano parti complicati».
A Bossangoa è stata ora inaugurata anche una nuova maternità. «Quella precedente era inconcepibile. Ora, grazie ai donatori e alla cooperazione italiana, possiamo salvare delle vite. Le autorità locali hanno riconosciuto i risultati e il ministro ci ha chiesto di aprire una scuola per ostetriche, in una regione da un 1,5 milioni di abitanti». La formazione resta il cuore pulsante. «Nei nove Paesi e nei ventuno ospedali dove siamo presenti abbiamo cinque scuole per ostetriche e infermieri. L’anno scorso abbiamo formato 4.300 operatori. Sono loro la forza del futuro. Nei loro canti, nei loro balli, c’è la gioia di ciò che queste comunità vogliono costruire».

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