«Produzione militare nel sito Stellantis». La "riconversione" di Cassino è un caso

Sia Stellantis che Leonardo smentiscono le dichiarazioni sulla riconversione degli impianti di Gioacchino Ferdinandi, sindaco di Piedimonte San Germano. Ma il primo cittadino conferma: «L'interesse c'è»
November 25, 2025
«Produzione militare nel sito Stellantis». La "riconversione" di Cassino è un caso
L'area industriale di Piedimonte San Germano, in cui si trova lo stabilimento di Stellantis
Il sindaco che conferma, le due società interessate che smentiscono nettamente e parlano ad Avvenire di «fake news». È un caso la possibile riconversione verso produzioni militari di una parte del sito Stellantis di Cassino, in un momento in cui già in altri Paesi europei, come la Germania, aziende come Volkswagen potrebbero indirizzare alcuni siti lungo questo percorso. A Cassino la produzione di auto è in calo verticale e non si contano più le giornate di cassa integrazione. Che fare, dunque? Gioacchino Ferdinandi, sindaco di Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone, ha parlato domenica in un post su Facebook, poi ripreso dall’agenzia Ansa, della possibile riconversione di una parte del sito Stellantis di Cassino «verso produzioni strategiche, in particolare del settore della Difesa, con un ruolo diretto di Leonardo». «L'ipotesi sta trovando conferme concrete», aveva chiosato il primo cittadino. Interpellate, dalle due società citate è arrivata però ieri una secca replica: «Non c’è niente di vero, sono fake news».
Nel suo post il sindaco Ferdinandi aveva evidenziato che «la nascita della joint venture Leonardo-Rheinmetall, la definizione dei programmi Mbt e Aics per l'Esercito italiano ed il progressivo ridimensionamento delle aree produttive Stellantis Cassino Plant rendono sempre più chiaro che il nostro territorio è coinvolto in una fase di trasformazione industriale profonda. La prospettiva di destinare parte dello stabilimento di Piedimonte San Germano alla produzione di veicoli militari rappresenta un cambio di paradigma per l'area del cassinate». Già perché la questione dell’occupazione è tutt’altro che secondaria in un territorio in cui le alternative produttive non sono moltissime. Nell'impianto Cassino Plant sono state prodotte storicamente auto del segmento medio di Fiat, con il passaggio alle produzioni premium con la nascita di Fca. Oggi a Cassino – 2.400 i dipendenti, senza contare l’indotto – vengono prodotte la Maserati Grecale e le Alfa Romeo Giulia e Stelvio con volumi che consentono di concentrare la produzione su un'unica linea ed un solo turno. Molti degli spazi dello stabilimento sono inutilizzati e sono stati messi in vendita. Per Ferdinandi, la conversione verso la produzione di veicoli militari «non è un passaggio semplice. È un cambiamento che si inserisce in un contesto europeo complesso, che pone interrogativi politici e strategici. Ma è anche una transizione che può restituire lavoro, stabilità e nuove competenze ad un territorio che sta pagando da anni la crisi dell'automotive».
Nello smentire le dichiarazioni di Ferdinandi, da Leonardo sottolineano però quanto automotive e difesa siano «due settori profondamente diversi», uno basato sulla catena di montaggio, l’altro su una manifattura di precisione con un livello hi tech difficilmente paragonabile con quello di altri comparti. Anche solo per la formazione dei lavoratori, viene fatto notare da fonti della società, servirebbe un lavoro enorme. Secondo un rapporto diffuso a ottobre da Fim-Cisl, nei primi nove mesi del 2025 la produzione Stellantis a Cassino ha toccato il minimo storico, con 14.135 unità prodotte, pari a un -28,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, nelle scorse settimane ha nuovamente rassicurato sulla centralità dell’impianto, per il quale però non sembrano esserci facili soluzioni.
Dopo la smentita di Stellantis e Leonardo, il sindaco Ferdinandi ha confermato ieri ad Avvenire quanto scritto su Facebook: «A quanto mi risulta, i tedeschi di Rheinmetall, dopo la joint venture con Leonardo, sono seriamente interessati al sito Stellantis di Piedimonte, per impiantare qui una parte di quel 60% della produzione che intendono spostare in Italia, soprattutto per i veicoli militari. Ho partecipato a diversi incontri al ministero delle Infrastrutture e questa “cosa” è venuta fuori varie volte, già da un anno. Ripeto, per le notizie che noi abbiamo, da fonti ministeriali, questo interesse c’è e, trattandosi di veicoli, potrebbe essere interessata anche la Iveco».
Ferdinandi non è in grado però di confermare trattative in corso, «anche perché, a noi come Comune nessuno deve chiedere niente: tutta l’area, circa 220 ettari, è infatti di proprietà Stellantis. Ma è un dato di fatto che gran parte di quei capannoni ora sono vuoti, soprattutto dopo la crisi dell’elettrico del 2022. Sul tappeto di questo territorio c’è tutta la partita della riconversione dell’automotive e c’è un grande interesse per un’area che ha un grande potenziale logistico, basti pensare all’interconnessione ferroviaria che ha pochi eguali nel resto d’Italia. Ecco, per quanto ne so la Rheinmetall è interessata soprattutto a questo aspetto. E poi qui due anni fa è già arrivata la Power4Future, di Fincantieri, per produrre batterie al litio, e di fatto la trasformazione dell’area industriale è già iniziata. E ora potrebbe andare avanti».

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