Paura, ansia, emulazione: ecco a cosa servono le "stese" della camorra

La manifestazione di forza di un gruppo di malavitosi a bordo di potenti moto, armati, irrompono in un dato luogo e iniziano a sparare all’impazzata
October 24, 2025
Paura, ansia, emulazione: ecco a cosa servono le "stese" della camorra
Carabinieri tra i palazzi nel rione del quartiere Ponticelli a Napoli / ANSA / Ciro Fusco
Tu non sai, caro amico mio, che cosa sia una “stesa”. Per “stesa” s’ intende una manifestazione di forza di un gruppo di malavitosi che, a bordo di potenti moto, armati di pistole o mitragliette, irrompono in un dato luogo e iniziano a sparare all’impazzata. A volte con l’intento di uccidere il nemico, altre volte solo per lanciare un avvertimento. In genere si tratta di un clan della camorra che intende estendere il proprio dominio sul territorio di un clan rivale. Una sorta di invasione, proprio come in guerra. Il più forte sottomette il più debole, il quale può prendere atto della propria debolezza e sottomettersi, o, invece, scendere in battaglia. Tu non sai, caro amico mio, cosa vuol dire ritrovarsi all’interno di una “stesa”. Tutto avviene alla velocità del lampo. Sei per strada, all’interno di un negozio, stai gustando un gelato con la tua ragazza. Arriva questa torma armata, visi incappucciati, pistole rivolte verso l’alto; gridano, i motori rombano, bestemmiano, minacciano. Sparano. Tu senti il cuore che impazzisce. Non sei più padrone di niente. Non sai che cosa fare. Scappare? Fermarti? Gettarti sotto il bidone dei rifiuti o di un’auto parcheggiata? Quanto dura una stesa? E chi saprebbe dirlo. Un minuto, cinque, dieci. O un’eternità. Eccoli, finalmente vanno via.
A volte lasciando feriti e morti sul selciato, sempre, però, seminando il terrore nelle persone coinvolte. L’avviso è partito, la dichiarazione di guerra è stata consegnata, la gente sa che da quel momento tutto è possibile. Gli offesi risponderanno alla sfida? Alzeranno bandiera bianca e si sottometteranno al clan vincente? La paura inizia a serpeggiare. Per le strade i bambini non si vedono più; nelle scuole e nelle parrocchie è tutto un susseguirsi di incontri, convegni, inviti alle autorità, consigli ai ragazzini. Chi può dire quanta paura una stesa suscita nei bambini, negli adolescenti, nelle mamme, negli anziani? Chi correrà loro in aiuto per aiutarli a superare il trauma che da quel giorno li accompagnerà per il resto della vita? Nessuno. Le famiglie si chiudono a riccio. L’ultima stesa a Caivano, proprio di fronte alla mia parrocchia, è avvenuta il 27 settembre scorso. Ad Afragola, cittadina che confina con Caivano, in questi giorni, ce ne sono state due a distanze di poche ore. A Caivano tanta paura ma nessun morto.
Ad Afragola al terrore degli spari – i bossoli ritrovati sono stati più di quaranta – si sono aggiunti tre feriti. Qualcuno, in questi anni, ha voluto illudersi, e illudere, che la camorra fosse stata ormai relegata in soffitta. Qualcun altro si è dato da fare – “per amore della propria terra” dice – per negare, sminuire, banalizzare l’evidenza. Non giudico nessuno. Capisco chi teme che la cattiva pubblicità possa avere danni sull’economia, sull’immagine. È vero. I problemi, però, non si risolvono negandoli ma guardandoli negli occhi, senza timore e senza ipocrisia. Tra un mese in Campania si ritornerà alle urne. Qualcuno dice che nella cabina elettorale si decide il futuro. È vero solamente in parte. Intanto perché tanta gioventù, disillusa e stanca, non va a votare, poi perché la prima grande cernita, la preparazione delle liste, fatta a tavolino, non sempre vede i migliori primeggiare. La lotta alla camorra non è finita, affermare il contrario vuol dire fare un gran regalo ai camorristi.
Le piccole bande di criminali, sempre più numerose, sempre più immature, sempre più giovani, sempre meno attrezzate, sempre meno competenti sono molto più spaventose delle grandi alleanze tra camorristi navigati. Io non so che cosa accadrà domani. Non so se, mentre scrivo questa riflessione, già altre stese si stanno preparando. Non so se i criminali saranno arrestati in breve tempo o avranno la possibilità di consolidare la propria autorità. Io non so niente. So solo che le forze dell’ordine stanno lavorando a pieno ritmo, che i nostri governanti sono vigili, che la prefettura e la questura vegliano sul territorio. So anche che non basta. Le stese sono una cosa orribile. Sono state inventate per incutere terrore e ci riescono. Le “vittime” non si contano. Paura, ansia, attacchi di panico, sfiducia nelle istituzioni: sono i sintomi che contagiano gli onesti. Emulazione, complesso di superiorità, delirio di onnipotenza, desiderio di atteggiarsi a protagonista o ad amico del folle dell’ultima sparatoria, sono invece i virus maledetti che attecchiscono sui ragazzi a rischio. Fermi tutti. A Caivano, ad Afragola, nei paesi a Nord di Napoli stiamo vivendo momenti terribili. Per amore del nostro popolo spegniamo questa nuova fiamma maledetta prima che l’incendio divampi.

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