martedì 21 maggio 2013
Esposto Codacons: chiudere le sale gioco in Italia. Indagine dell’Università Cattolica: un giocatore su tre è ludopatico e frequenta i locali dedicati all’azzardo da cinque a sette volte la settimana.
LA STORIA Da poliziotto a rapinatore, una vita distrutta
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Denunce. Allarmi. Appelli. «Abbiamo chiesto a venti Procure della Repubblica, una per regione, il sequestro e la chiusura delle sale Vlt, quelle delle macchinette video poker e slot machine», ha annunciato il presidente del Codacons Carlo Rienzi, durante un convegno organizzato dallo stesso Coordinamento a Roma sul gioco d’azzardo. «Sono sale terribili - ha spiegato – perché distruggono la salute dei giocatori. Senza aria, senza luce, con fumo e rumori e dove la psiche umana viene distrutta».Un giocatore su tre è ludopatico. L’ennesimo allarme. Un terzo dei frequentatori abituali delle sale giochi è ludopatico: in prevalenza maschi, stranieri, disoccupati e con basso livello di istruzione. Come racconta l’indagine curata da Matteo Temporin, dell’Università Cattolica di Brescia, condotta su un campione di 300 giocatori in 20 sale sparse su tutto il territorio nazionale.Perdono in media 40 euro al giorno. I risultati dell’indagine registrano poi che l’85% dei giocatori in una giornata perde in media 40 euro su circa 300 partite giocate, mentre il restante 15% riesce a vincerne circa 120. Un altro dato inquietante è che, all’interno del 30% che presenta profilo da giocatore d’azzardo patologico, nessuno si cura, oltre a presentare problemi di relazione.La metà è disoccupato. Complessivamente, ancora, il 50% dei ludopatici è disoccupato, il 17% studente, il 25% casalinga, il 27% un libero professionista, il 34% un lavoratore dipendente, il 17% è un pensionato e il 47% un lavoratore saltuario. Quanto al titolo di studio, secondo l’indagine, il 35% si è fermato alle scuole elementari o medie, il 31% ha fatto le superiori e solo il 18% ha una laurea. Sempre il 34% è celibe, il 30% coniugato, il 33% divorziato, il 14% vedovo e il 21% convivente. Tra questi "malati di gioco", infine, il 60% frequenta le sale tra le 5 e le 7 volte alla settimana.«Meno spot, meno sale e decentrate». Scende in campo pesantemente anche il capo del dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, Giovanni Serpelloni, con il suo slogan: «Meno spot e meno sale gioco», ma anche sale in luoghi lontani dalle scuole e dai centri cittadini. Il governo – ha spiegato – «è sensibilissimo al problema del gioco d’azzardo. Come Dipartimento stiamo supportando l’osservatorio che abbiamo attivato presso i monopoli, ci siamo impegnati ad attivare un sistema informativo per capire quanti sono, dove sono e come vengono curati i ludopatici».«Chiedo allo Stato danni per 10 milioni». Intanto è partita la prima iniziativa risarcitoria avanzata da una persona ludopatica: «Un giovane di 31 anni che si è rovinato con il gioco – ha detto Rienzi –. Un ragazzo con un buon lavoro, che però si gioca tutto quello che guadagna». E che ha chiesto dieci milioni di euro allo Stato, appunto come risarcimento.Questione sociale gravissima. Del resto la ludopatia rappresenta «una difficile sfida» e «una questione sociale gravissima – ha scritto in un messaggio al convengo del Codacons il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – che, secondo alcune stime, può interessare il 2-4% della popolazione, costituendo dunque anche un importante problema di salute pubblica».Combattere su ogni fronte la dipendenza.La dipendenza dal gioco d’azzardo va combattuta «su ogni fronte», a sentire la presidente della Camera Laura Boldrini – che ha scritto anche lei un messaggio al convegno –, perché «la dipendenza costituisce una piaga sociale tra le più insidiose del nostro tempo, per le conseguenze che comporta sulla salute dei giocatori e sui suoi familiari e per il rischio che finiscano nella morsa dell’usura».Allora va promossa «una campagna di informazione e prevenzione sul tema delle ludopatie», che «educhi alla consapevolezza dei limiti che ognuno di noi deve ben conoscere ed osservare quando punta somme di denaro in uno dei tanti giochi presenti sul mercato e sul web». In questo quadro – conclude la Boldrini – le scuole dovranno svolgere «un ruolo chiave», specie per «il consistente aumento della diffusione dei giochi d’azzardo anche tra i più giovani».
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